Per la salute mentale servono sistemi di cura territoriali

Essi dovrebbero via via sostituire i grandi ospedali psichiatrici sui quali, nella maggior parte dei Paesi del mondo, vengono ancora investite le risorse dei Governi. È uno dei principali messaggi lanciati in apertura del meeting internazionale sulla salute mentale - in corso a Rimini fino al 24 aprile - evento che intende porre in primo piano i progetti di sviluppo dei sistemi di salute mentale di dodici Stati a basso e medio reddito

Realizzazione grafica in bianco e nero che rappresenta la salute mentale«La depressione è la quarta causa di disabilità nel mondo e ciò nonostante i governi nazionali continuano a investire poco e male nella salute psichica: se per i Paesi ricchi le risorse finanziarie destinate alla salute mentale costituiscono circa il 6,89% del budget sanitario, questa quantità si riduce per i Paesi a basso e medio reddito a meno dell’1,5%. Inoltre, mentre la gran parte dei bisogni riguarda le cure di tipo primario, l’80% delle risorse viene investito per mantenere degli scandalosi ospedali psichiatrici».
Questo il quadro che Benedetto Saraceno, direttore dei Dipartimenti di Salute Mentale e Malattie Croniche dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), ha tracciato di fronte alla platea di esperti internazionali giunti a Rimini per partecipare alla seconda edizione del meeting internazionale Rafforzare i sistemi di salute mentale nei Paesi a basso e medio reddito, organizzato dall’Associazione Cittadinanza insieme all’OMS e con il sostegno della Regione Emilia-Romagna. Un evento [già ampiamente presentato da questo sito. Se ne legga cliccando qui, N.d.R.] che intende porre in primo piano i progetti di sviluppo dei sistemi di salute mentale che dodici Paesi a basso e medio reddito stanno presentando e discutendo insieme agli esperti di organizzazioni non governative, istituzioni internazionali e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Tra le dieci malattie che causano il maggior numero di anni vissuti con disabilità, ben quattro sono di origine psicologica: si tratta della depressione unipolare, dell’abuso di alcol, della schizofrenia e dei disturbi bipolari. Secondo una stima del 2001 (ultimo anno in cui sono presenti dati per la maggioranza dei Paesi), ogni anno si suicidano circa 849.000 persone. Inoltre, solo il 9% degli oltre 450 milioni di persone afflitte da disagio psichico riceve cure adeguate: 200 milioni di persone, infatti, sono sottoposte a cure inappropriate e altri 200 non ricevono alcun trattamento. «Vorrei poter dire qualcosa di diverso da quello che dico negli ultimi quattro anni – ha spiegato Saraceno – ma non posso. Non esiste una ragione misteriosa per cui le cose non sono cambiate: l’interesse della politica a investire in questo settore della sanità rimane basso, anche a causa dello stigma sociale che investe le persone con disabilità psichica e della convinzione che le cure per la salute mentale siano inefficaci».
La strategia vincente, secondo l’OMS, consiste dunque nello smantellamento delle grandi strutture ospedaliere, dove spesso i pazienti vengono abbandonati a se stessi ed è alto il rischio di violazione dei diritti umani. «Nel mondo, il 65% dei posti letto per disabili mentali sono ancora situati in grandi strutture ospedaliere. Invece – ha proseguito Saraceno – bisogna deistituzionalizzare le cure e avvicinarle ai servizi comunitari sul territorio. Ma  per fare questo dobbiamo essere in grado di dare al paziente le abilità, i servizi e gli strumenti affinché, una volta uscito dall’ospedale, possa entrare a far parte della comunità. In altre parole, dobbiamo passare dall’esclusione all’inclusione e dall’approccio biomedico a quello psicologico e sociale».

Protagonisti del meeting – in corso fino a venerdì 24 aprile – sono le autorità politiche e sanitarie di dodici Paesi a basso e medio reddito (l’Afghanistan, l’Etiopia, le Filippine, la Georgia, la Giordania, la regione indiana dell’Assam, l’Iraq, il Kirghizistan, la Somalia, la Tanzania, l’Uzbekistan e il Vietnam). L’evento è l’occasione per i Paesi in via di sviluppo di incontrarsi e confrontarsi con esperti internazionali di organizzazioni non governative e di agenzie internazionali, come la GRT di Milano e l’olandese HealthNet TPO, già presenti alla prima edizione del meeting, cui si sono aggiunti Medici senza Frontiere, il Comitato internazionale della Croce Rossa e Handicap International.
«Quello che è iniziato oggi – ha dichiarato il presidente di Cittadinanza ONLUS Maurizio Focchi – è il secondo appuntamento di un progetto triennale partito con il meeting del 2008: l’obiettivo è quello di fare conoscere i progetti, dare ai Paesi la possibilità di discuterli e trovare collaborazioni internazionali per realizzarli». E del resto già l’incontro del 2008 ha dato i suoi frutti: «Si sono create infatti – ha spiegato Lucia Gonzo, direttore scientifico di Cittadinanza – diverse collaborazioni tra Paesi e organizzazioni non governative. Sviluppare servizi di cura per i disabili mentali è però un processo a lungo termine, in cui il reperimento delle risorse finanziarie rappresenta uno dei problemi principali».
«La cooperazione internazionale nei Paesi in via di sviluppo – ha concluso il responsabile dei Servizi di Salute Mentale e Dipendenze Patologiche della Regione Emilia-Romagna Angelo Fioritti – costituisce un vantaggio bilaterale: per il destinatario si migliora lo stato dei servizi, per il Paese cooperante si incrementano le competenze dei professionisti coinvolti». (Ufficio Stampa Agenda)

Per ulteriori informazioni: Cittadinanza ONLUS, tel. 0541 57684, info@cittadinanza.org.
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