Si lavora per ripartire il Fabbisogno Sanitario delle Regioni

di Vera Lamonica* e Stefano Cecconi**
104 miliardi di euro, pari al 7% del PIL, che rappresentano oltre il 70% del bilancio delle Regioni: è il finanziamento necessario a garantire i livelli essenziali di assistenza ai cittadini e sui criteri da adottare per ripartirlo è in corso un delicato confronto tra Governo e Regioni, che sarà usato come base di partenza anche per il federalismo sanitario. Il tutto in un contesto di già gravi difficoltà, causate dai tagli delle più recenti manovre finanziarie

Mano lavora su calcolatrice. Immagine che rappresenta le spese sanitarieÈ in corso in questi giorni il confronto tra Governo e Regioni sul riparto del Fabbisogno Sanitario Nazionale per il 2011. Si tratta di distribuire il finanziamento per garantire i livelli essenziali di assistenza ai cittadini: 104 miliardi di euro, pari al 7% del PIL [Prodotto Interno Lordo, N.d.R.], che rappresentano oltre il 70% del bilancio delle Regioni. Il riparto 2011 è particolarmente delicato anche perché sarà usato come base di partenza per il federalismo sanitario.

Nella sanità – per decidere quante risorse assegnare ad ogni singola Regione – è stato da tempo superato il criterio della cosiddetta “spesa storica”, anticipando le stesse indicazioni della Legge 42 del 2009 sul federalismo fiscale. Infatti, la quota del finanziamento è stata assegnata progressivamente in base alla popolazione di ogni Regione, corretta, seppur parzialmente, con il “peso” dell’età degli abitanti, riconoscendo così alle Regioni dove è maggiore la presenza di bambini fino a un anno di età e di anziani con più di 65 anni, una quota maggiore di finanziamento, in ragione degli accertati, e notevoli, maggiori consumi sanitari dei cittadini di queste classi di età.
Ma certo la sola età delle popolazioni non basta a identificare il fabbisogno, bisogna infatti considerare anche altri fattori, che risultano ad esempio dalla situazione epidemiologica e sociale. A questo proposito l’Age.Na.S. (Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali), su richiesta della Conferenza delle Regioni, ha prodotto qualche mese fa un importante documento sui possibili criteri per ripartire il fabbisogno [la versione provvisoria di questo documento è consultabile integralmente cliccando qui, N.d.R.], con utili indicazioni, anche se non tutte applicabili immediatamente. Bisogna procedere con gradualità, tanto più dopo i tagli decisi dal Governo con le ultime manovre, che hanno già messo le Regioni in gravi difficoltà. E tuttavia l’obiettivo auspicabile è quello di arrivare a un riparto che, pur considerando il fattore età decisivo, utilizzi più criteri, in grado di identificare meglio i bisogni reali. Questa scelta può aiutare ad allocare le risorse in modo più appropriato, quindi più efficiente e rispondente alle necessità dei cittadini.

Intanto, già nel 2011 sarebbe possibile e utile considerare almeno uno dei criteri che riconoscono particolari condizioni di fabbisogno e di svantaggio, qual è ad esempio l’indice di deprivazione (di reddito, istruzione, contesto sociale ecc).
Infine, resta sempre aperto il problema di come sostenere la riorganizzazione e la riqualificazione dei servizi, soprattutto per favorire i percorsi di convergenza delle Regioni con maggiori difficoltà verso gli standard assistenziali delle Regioni più virtuose. Anche di questo dovrebbe tener conto il riparto.

*Segretaria confederale della CGIL.
**Responsabile Politiche della Salute e Contrattazione Sociale della CGIL, Dipartimento Welfare e Nuovi Diritti.

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