Egregio Ministro Paolo Gentiloni, a nessuno sfugge il ruolo che i media – e in particolare la programmazione televisiva – ricoprono all’interno della società contemporanea, e il loro potere di incidere sull’opinione pubblica.
È lecito quindi ritenere che la diffusione di una corretta rappresentazione della disabilità all’interno delle trasmissioni del Servizio Pubblico, lontana dagli stereotipi superomistici o meramente cronachistici che ancora caratterizzano l’approccio di molte testate nazionali a queste tematiche, possa giocare un ruolo chiave per la diffusione del modello bio-psico-sociale della disabilità cui peraltro si ispira la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, approvata il 25 agosto scorso a New York.
Un modello, quest’ultimo, in netta contrapposizione con quello medico ancora prevalente nella società, che non attribuisce alle persone con disabilità un ruolo di cittadini, ma li individua come malati e inabili e che ha contribuito ad alimentare le condizioni di discriminazione che come organizzazione siamo impegnati da anni a combattere.
La sempre maggiore presenza, quindi, di persone con disabilità, non solamente all’interno degli spazi dedicati (alcuni dei quali hanno da sempre svolto un ottimo lavoro), ma inserita in programmi generalisti – ad esempio quelli attinenti al turismo – oltre che in fiction, come sta succedendo in numerose trasmissioni della BBC inglese, e un’appropriata formazione giornalistica su questi temi sono fattori fondamentali per l’obiettivo primario di una piena inclusione nella società delle persone con disabilità.
Inclusività, del resto, che non può esaurirsi in questo, ma che dovrebbe vedere il suo compimento in una maggiore presenza lavorativa di persone con disabilità – operatori specialisti nella comunicazione – che non trovano oggi spazio all’interno del media-system.
Rilevanti passi in avanti su questa strada sono stati fatti nel corso degli ultimi anni, ed è importante ricordare, in tal senso, i princìpi enunciati nel Contratto di Servizio 2003-2005, stipulato tra il Ministero delle Comunicazioni e la RAI, dove all’articolo 7 l’azienda assumeva una serie di impegni riguardo alla comunicazione dedicata alle persone con disabilità.
Tale documento istituiva inoltre, in piena rispondenza allo slogan del movimento per i diritti delle persone con disabilità Nulla su di noi senza noi, la Sede Permanente di Confronto sulla Programmazione Sociale, uno strumento unico di valutazione ed elaborazione proposte, ormai da mesi inattivo.
Sappiamo che per i cambiamenti enunciati è necessario del tempo, ma nel breve termine e per continuare il lavoro iniziato, oggi la FISH ritiene auspicabile il rinnovo del Contratto di Servizio tra la RAI e il Ministero delle Comunicazioni, e di conseguenza una pronta rinomina della Sede Permanente, spazio fondamentale per la discussione riguardo queste tematiche, da troppo tempo sospesa.
Vista la strategicità riconosciuta e l’impegno messo in campo fin dal momento della sua istituzione, riteniamo inoltre di estrema importanza l’implementazione degli strumenti e delle attività proprie del Segretariato Sociale RAI.
Oltre alle varie iniziative che si sono intersecate al lavoro quotidiano di questo istituto, o ad esempio all’elaborazione del Codice Etico-Linguistico sulla Disabilità destinato agli operatori della comunicazione, ricordiamo il lavoro svolto con l’ANFFAS (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale) – organismo aderente alla FISH – emblematico di uno tra gli impegni più fortemente sentiti dalla nostra Federazione: un’attenzione particolare alle persone con gravi disabilità intellettive o relazionali, quelle che più spesso si trovano a subire i ritratti più negativi da parte dei media.
Confido quindi, a nome della FISH e delle varie Associazioni ad essa aderenti, nella Sua attenzione e in quella del Ministero da Lei presieduto, per continuare un percorso di civiltà che non vorremmo venisse ad interrompersi.
*Presidente della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap).
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