Quando le ASL non vogliono rendersi conto che l’integrazione scolastica dei bambini con disabilità, soprattutto di quelli con patologie più gravi, passa anche per la necessaria assistenza infermieristica, quando non vogliono rendersi conto che gli interventi non possono essere standardizzati, ma necessariamente personalizzati, che l’esigenza di contenimento – ma sarebbe meglio dire di razionalizzazione – della spesa sanitaria va coniugata in primo luogo con l’appropriatezza degli interventi valutata in relazione alle esigenze del caso specifico… allora intervengono i giudici.
Ed è quanto è successo ad un’associata dell’ACISB (Associazione Campana Idrocefalo e Spina Bifida) della provincia di Caserta che ha dovuto ricorrere al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere per ottenere che il proprio figlio potesse cominciare a frequentare la scuola.
Infatti, il piccolo N. è affetto da una particolare forma di difetto del tubo neurale che comporta – oltre ai soliti problemi quali la vescica neurologica – situazioni più gravi e ad insorgenza improvvisa, come shock anafilattici, crisi respiratorie e collassi cardiocircolatori.
Per questo motivo la scuola aveva messo a disposizione un locale da adibire ad infermeria e il sindaco aveva dotato quest’ultima di tutto il materiale necessario, ma, su indicazione dei medici curanti, il bambino non poteva frequentare la scuola, in assenza di un infermiere che potesse intervenire, oltre che per il cateterismo, per i primi soccorsi in caso di malore.
L’ASL competente, pur sollecitata dagli altri enti oltre che dalla famiglia, è rimasta sorda, trincerandosi dietro la burocratica risposta che «per le emergenze esiste il 118»…
Ma la signora Rosa – sostenuta con forza dall’ACISB – è stata tenace e battagliera e così, con decisione del 27 novembre 2004, il giudice del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, in sede di richiesta di provvedimento d’urgenza ai sensi dell’articolo 700 del Codice di Procedura Civile, ritenendo che sussistessero i presupposti, ha ordinato all’ASL di provvedere ad inviare un infermiere professionale presso la scuola del bambino per tutta la durata dell’orario scolastico.
Ma non è bastato. L’ASL, infatti, ha proposto reclamo contro il provvedimento insistendo nella propria tesi. E a questo punto, con una nuova sentenza del 2 marzo 2005, sempre il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere ha confermato il provvedimento.
Un risultato certamente degno di nota, da guardare con attenzione per altri casi analoghi.
*Presidente ACISB (Associazione Campana Idrocefalo e Spina Bifida).
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