Vorrei portare a conoscenza i lettori di Superando.it di come ancor oggi, pur essendo in vigore la Legge 4/2004, meglio conosciuta come Legge Stanca, che ha sancito l’accessibilità agli strumenti informatici da parte delle persone con disabilità, tale requisito sia purtroppo per alcuni soltanto un modo per farsi pubblicità agli occhi dell’utenza e non un voler rendere davvero accessibili i servizi e le informazioni veicolati tramite la rete.
Chi scrive è una persona non vedente alla quale in sostanza è stata negata la possibilità di immatricolarsi all’Università di Bologna utilizzando il servizio di iscrizione on line, denominato Alma Welcome. Ancora una volta, infatti, si presenta il problema delle immagini grafiche raffiguranti un codice da digitare a conferma della propria sottoscrizione, codice che dovrebbero servire a bloccare lo spam [pubblicità nel web, N.d.R.] e che invece serve ad escludere chi come me accede tramite lettori di schermo altrimenti detti screen reader.
Innanzitutto va detto che la possibilità di rendere tale sistema di protezione accessibile esiste già da tempo: basterebbe avvalersi di file audio che riportassero la registrazione sonora del numero rappresentato dall’immagine grafica, come già fanno vari siti e portali stranieri.
Oltre a questo, però, c’è da notare anche che l’Università di Bologna, non solo ignorando tutto ciò dichiara comunque che il proprio portale web è completamente accessibile e quindi a norma di legge, ma ancor peggio – con atteggiamento ipocrita – non si preoccupa minimamente di avvisare l’utenza del fatto che tale procedura di iscrizione è inaccessibile alle persone non vedenti.
Questa grave mancanza, dettata forse dal non voler ammettere pubblicamente che il proprio sistema è inaccessibile, si ripercuote inesorabilmente sugli utenti che come me compilano pazientemente tutti i campi previsti dalla lunga form di inserimento dati, per poi arrivare a concludere la procedura con un nulla di fatto a causa di quel grafico che non permette di completare l’iscrizione.
Oltre a questo, però, c’è da notare anche che l’Università di Bologna, non solo ignorando tutto ciò dichiara comunque che il proprio portale web è completamente accessibile e quindi a norma di legge, ma ancor peggio – con atteggiamento ipocrita – non si preoccupa minimamente di avvisare l’utenza del fatto che tale procedura di iscrizione è inaccessibile alle persone non vedenti.
Questa grave mancanza, dettata forse dal non voler ammettere pubblicamente che il proprio sistema è inaccessibile, si ripercuote inesorabilmente sugli utenti che come me compilano pazientemente tutti i campi previsti dalla lunga form di inserimento dati, per poi arrivare a concludere la procedura con un nulla di fatto a causa di quel grafico che non permette di completare l’iscrizione.
Il paradosso arriva poi quando mi accorgo che l’Università bolognese ha creato una specifica sezione del portale dedicata proprio alle persone con disabilità (www.studentidisabili.unibo.it) e in tali pagine, che dovrebbero essere un punto di riferimento, viene riportato il link al servizio Alma Welcome, indirizzandovi tutti gli studenti con disabilità che desiderano iscriversi all’università.
Paradossale, quasi da non credersi, eppure è proprio così: persino il Servizio Disabili dell’Università di Bologna si disinteressa al problema e anzi lo “insabbia”, quasi a voler far credere che tutto sia accessibile, tutto vada bene, mentre poi, come al solito, i problemi e le magagne rimangono una gatta da pelare per coloro che come me tali problemi li conoscono bene, visto che li vivono e subiscono in prima persona.
E dire che sarebbe bastato pubblicare nelle pagine del portale due semplicissime righe che avvisavano dell’inaccessibilità del servizio Alma Welcome, con un recapito telefonico o di posta elettronica al quale potersi rivolgere per effettuare l’iscrizione con l’aiuto di un operatore.
Paradossale, quasi da non credersi, eppure è proprio così: persino il Servizio Disabili dell’Università di Bologna si disinteressa al problema e anzi lo “insabbia”, quasi a voler far credere che tutto sia accessibile, tutto vada bene, mentre poi, come al solito, i problemi e le magagne rimangono una gatta da pelare per coloro che come me tali problemi li conoscono bene, visto che li vivono e subiscono in prima persona.
E dire che sarebbe bastato pubblicare nelle pagine del portale due semplicissime righe che avvisavano dell’inaccessibilità del servizio Alma Welcome, con un recapito telefonico o di posta elettronica al quale potersi rivolgere per effettuare l’iscrizione con l’aiuto di un operatore.
E invece no, l’Università di Bologna, pur essendo perfettamente a conoscenza del problema – il mio, purtroppo, non è il primo caso – fa letteralmente orecchie da mercante, anche se poi si fregia della propria completa accessibilità, dichiarando ad esempio: «Rendere un sito accessibile significa permettere a chiunque di accedere alle pagine, consultarle e usufruire dei servizi e delle informazioni che offre. Tutto ciò indipendentemente dal sistema operativo, dagli strumenti di navigazione, dalle impostazioni del browser e a prescindere dalla velocità di connessione di cui si dispone. L’Università di Bologna ha sposato da tempo questa filosofia ritenendo inaccettabile qualunque barriera o confine ai propri servizi e patrimoni informativi».
Tale testo è stato tratto dalla pagina dedicata all’accessibilità, nel portale dell’università bolognese e che tutti possono raggiungere accedendo al recapito www.unibo.it/Portale/Strumenti+del+Portale/Accessibilita/default.htm.
Si potrebbe infine ragionare anche sull’effettiva necessità di un sistema di protezione come quello adottato dal servizio Alma Welcome. Personalmente lo ritengo sin troppo zelante, poiché la numerosità dei campi da compilare e il controllo sulla coerenza dei dati immessi – ad esempio il controllo incrociato tra il codice fiscale e il nome, il cognome e la data di nascita – rendono alquanto complesso e quindi improbabile che qualcuno costruisca un sistema automatico di sottomissione di tale form, registrando così dati fittizi.
Infatti, oltre al fatto che ciò è assai complesso per i numerosi controlli di coerenza dei dati immessi, non vedo neppure un reale motivo per il quale qualcuno dovrebbe essere interessato a riempire il database di www.unibo.it con dati fittizi, se non per uno scherzo.
In quest’ultima ipotesi, va detto che purtroppo neppure il sistema di protezione con grafico mette al riparo da chi sia intenzionato a compiere un atto del genere: compilando infatti la form manualmente, si può leggere tranquillamente il numero riportato nel grafico e portare a termine tutte le registrazioni fittizie che si vogliono.
In conclusione, mi sembra trattarsi di un sistema di sicurezza che mette al riparo solo da procedure automatiche di sottomissione della form di iscrizione, ma non da quelle manuali e poiché non esiste ragione per la quale qualcuno costruisca un sistema automatico che faccia dello spam sulla form di iscrizione, il sistema di protezione tramite grafico risulta a mio parere una misura superflua che ha il grosso difetto di escludere l’utenza priva della vista.
Infatti, oltre al fatto che ciò è assai complesso per i numerosi controlli di coerenza dei dati immessi, non vedo neppure un reale motivo per il quale qualcuno dovrebbe essere interessato a riempire il database di www.unibo.it con dati fittizi, se non per uno scherzo.
In quest’ultima ipotesi, va detto che purtroppo neppure il sistema di protezione con grafico mette al riparo da chi sia intenzionato a compiere un atto del genere: compilando infatti la form manualmente, si può leggere tranquillamente il numero riportato nel grafico e portare a termine tutte le registrazioni fittizie che si vogliono.
In conclusione, mi sembra trattarsi di un sistema di sicurezza che mette al riparo solo da procedure automatiche di sottomissione della form di iscrizione, ma non da quelle manuali e poiché non esiste ragione per la quale qualcuno costruisca un sistema automatico che faccia dello spam sulla form di iscrizione, il sistema di protezione tramite grafico risulta a mio parere una misura superflua che ha il grosso difetto di escludere l’utenza priva della vista.
E in ogni caso, anche se queste mie opinioni sull’utilità di tale sistema possono essere discusse, rimane comunque il fatto che un avviso sull’inaccessibilità della procedura e una soluzione alternativa per risolvere il problema dell’iscrizione sarebbe dovuta e invece per l’ennesima volta le persone con disabilità rimangono escluse.
Ho deciso di scrivere a Superando.it nella speranza che portando a conoscenza del problema l’opinione pubblica si possa determinare una consapevolezza maggiore su tali problematiche, facendo sì che atteggiamenti di indifferenza come quelli sopra descritti possano man mano scomparire. Credo infatti che se di problemi come questi si rendono conto solo i diretti interessati – ovvero le persone con disabilità – essi non troveranno mai una soluzione, anche perché l’opinione pubblica continuerà a pensare che non esistano.
Invece la diffusione della consapevolezza è fondamentale, altrimenti i disabili, rappresentando una minoranza, avranno sempre una voce troppo fioca perché essa possa essere udita dagli altri.
Invece la diffusione della consapevolezza è fondamentale, altrimenti i disabili, rappresentando una minoranza, avranno sempre una voce troppo fioca perché essa possa essere udita dagli altri.
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