«Semplici» tagli o voglia di ritorno all’insegnamento differenziale?

È questo il dubbio di Francesco Milanese, tutore pubblico dei minori del Friuli Venezia Giulia e di Vladimir Kosic, presidente della Consulta Regionale delle Associazioni dei Disabili, di fronte ai tagli sostanziali degli insegnanti di sostegno e alle recenti dichiarazioni del ministro della Pubblica Istruzione Giusepe Fioroni

Persone con disabilità e insegnante di sostegnoAnche il tutore pubblico dei minori del Friuli Venezia Giulia, Francesco Milanese e il presidente della Consulta Regionale delle Associazioni dei Disabili Vladimir Kosic hanno espresso il proprio sconcerto per le più recenti affermazioni del ministro della Pubblica Istruzione Giuseppe Fioroni in merito al taglio sostanziale degli insegnanti di sostegno.
Quest’ultimo – come avevamo riportato su queste colonne – aveva voluto evidenziare l’errore di fondo di «considerare l’insegnante di sostegno, che è un supporto degli insegnanti ordinari, anche come un assistente sociale e un educatore». Tali compiti, aveva precisato il ministro, andrebbero invece «affidati ad altre figure professionali».

«Il ministro – secondo la nota congiunta diramata da Milanese e Kosic – confonde i piani del discorso. La questione, infatti, non riguarda l’assistenza, ma il diritto all’istruzione delle persone disabili. L’attività dell’insegnante di sostegno specializzato è rivolta a tutta la classe nella quale è iscritto il soggetto con disabilità ed egli, insieme agli altri docenti – identifica i bisogni educativi speciali dell’alunno, proponendo e costruendo, attraverso il gruppo operativo, il piano educativo individualizzato».

Ben altri, dunque, che non quello di un semplice «supporto degli insegnanti ordinari», sono i ruoli del docente di sostegno specializzato il quale, continua il comunicato, «ha anche la funzione di facilitatore della comunicazione e della relazione tra docenti, alunno disabile, alunni della classe e altri soggetti che interagiscono nel processo di integrazione: famiglia, personale sanitario, educatori, mediatori, assistenti all’autonomia, tutor della formazione professionale. Ed in in più, oltre ad assumere la contitolarità della sezione e delle classi in cui opera, egli partecipa alla programmazione educativa e didattica e all’elaborazione e verifica delle attività di competenza dei consigli interclasse, di quelli di classe e dei collegi dei docenti».
La conclusione, a questo punto, è quasi logica: «I problemi di organizzazione, funzionamento e stabilità del personale incidono in modo determinante sulla qualità dell’offerta formativa e sulla continuità didattica di tutta la scuola e per questo non è tollerabile che gran parte dei docenti di sostegno siano precari».

Niente confusione tra i ruoli, quindi, ma risposte chiare a domande precise. Infatti, sempre secondo Milanese e Kosic, «invece di chiedere agli Enti Locali di farsi carico di un’azione che non compete loro, il ministro dovrebbe dire semplicemente perché ha confermato i tagli che nei bilanci di previsione ha ereditato dal precedente governo. Confondere l’insegnante di sostegno con il sostegno assistenziale che i Comuni possono fornire alle persone con disabilità per migliorare la qualità di vita interna alla scuola è un grave ritorno al passato e siccome si muove in continuità con quanto il ministro Moratti aveva già messo in atto nella precedente legislatura, c’è da chiedersi se non corrisponda ad una svolta cosciente tesa ad interrompere un cammino faticosamente intrapreso dalle persone con disabilità, dalle loro associazioni e dalle famiglie, per superare le logiche assistenziali e operare verso l’inclusione del disabile nella normale vita sociale, vedendo tutelati e promossi i propri diritti».

«Non sono accettabili – annotano in conclusione il tutore pubblico dei minori e il presidente della Consulta friulana – forme organizzative interne agli istituti che ripropongano nei fatti l’insegnamento differenziale. Una cosa infatti è il progetto formativo individualizzato, quale esito di un percorso educativo appropriato, altra è la riduzione dell’inserimento del minore con disabilità nel contesto scolastico ad una sinecura meramente custodiale».
(S.B.)

Share the Post: