Non è ciò che mi aspettavo per la città di Pisa nel 2025

di Serena Barachini*
«Ciò che ho letto nella rivista “Pisa Futura” – scrive Serena Barachini, rivolgendosi direttamente al Sindaco della città toscana – non è ciò che mi aspettavo nel 2025 per la mia città. Avrei voluto infatti leggere della progettazione di molti più centri/servizi per persone con disabilità»
Immagine panoramica della città di Pisa
Un’immagine panoramica della città di Pisa

Al Sindaco di Pisa,
mi chiamo Serena Barachini, sono pisana di nascita e lavoro all’Università di Pisa come biologa nella ricerca contro i tumori. Sono inoltre madre di una ragazza con disabilità di 22 anni.
Recentemente, leggendo la rivista «Pisa Futura» [rivista di informazione del Comune di Pisa, N.d.R.] del dicembre 2024, che ricevo per posta, ho preso atto di molteplici cantieri in corso in città, con un imponente investimento di 78 milioni di euro, tra fondi del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), del Comune di Pisa, bandi ministeriali, fondi regionali ed altre fonti. Progetti di edilizia, riqualificazione di quartieri, scuole, asili nido, impianti sportivi, nuovi parchi, piste ciclabili e un centro “Dopo di Noi”, per una società che lei, Sindaco, definisce «House providing con l’obiettivo di valorizzare e sviluppare e promuovere le “Terre di Pisa” in modo efficace sotto un punto di vista internazionale».

Ciò che leggo, però, non è ciò che mi aspettavo nel 2025 per la mia città. Avrei voluto infatti leggere della progettazione di molti più centri/servizi per persone con disabilità.
Come può una città che si definisce pronta a valorizzare le “Terre di Pisa” su scala internazionale, trascurare l’inclusione sociale e l’accessibilità per le persone con disabilità? Penso che, oltre alla riqualificazione e agli investimenti in strutture destinate al turismo, dovremmo mettere al centro anche i bisogni quotidiani delle persone più vulnerabili.
Come cittadina e come madre di una persona con disabilità, avrei voluto leggere dei progetti per centri e servizi specifici per persone con disabilità. Eppure, l’unico accenno alla disabilità riguarda un solo progetto, il centro “Dopo di Noi”, che, purtroppo, appare come un’iniziativa isolata in un contesto troppo ampio per dare risposta a tutte le necessità.
Avrei voluto leggere del progetto di una piscina dedicata interamente alle persone con disabilità. Il nuovo impianto comunale, come riportato in «Pisa Futura», avrà tre vasche: una per la pallanuoto, una per relax e addestramento e una ricreativa per i bambini più piccoli. Tuttavia non trovo alcuna menzione di una vasca adibita alle persone con difficoltà motorie, tra cui anche gli anziani, con corsi specifici. La vecchia struttura sarà dedicata alle persone con disabilità o verrà smantellata? A mia figlia sono stati assegnati anche dei fondi tramite un bando che rimborsa totalmente la piscina, ma purtroppo ad oggi non possiamo usufruirne, poiché a Pisa non c’è nessuna piscina comunale che offra questo servizio.
Ad oggi molti cittadini con problemi motori, fra cui anche mia figlia, sono costretti a rivolgersi a strutture private a pagamento, dove la seduta in piscina viene considerata fisioterapia e, di conseguenza ha costi significativamente più elevati rispetto ad un normale corso di nuoto presso una piscina comunale.
Avrei poi voluto leggere che oltre a costruire innumerevoli piste ciclabili, il Comune di Pisa offrisse la possibilità alle persone con disabilità di poterne usufruire tramite l’uso di Cargo Bike (biciclette per poter portare sia ragazzi/ragazze con disabilità che persone anziane). In molte città italiane sono ormai messe a disposizione dagli esercenti che affittano le bici, per poter rendere la città accessibile a tutti.
E ancora, avrei voluto leggere che in estate fosse possibile fare il bagno anche per le persone con disabilità nelle strutture balneari pisane. In molte città italiane, i comuni mettono a disposizione sedie a rotelle da spiaggia (diverse dalle Job, che sono difficili da manovrare e richiedono almeno quattro assistenti per essere spostate in acqua), per facilitare l’accesso al mare in modo dignitoso e senza oneri aggiuntivi.
Recentemente sono stata a Rimini, città di eccellenza riguardo all’accessibilità al mare, e mi sono informata su come funzionasse la cosa. La risposta è stata molto semplice e chiara, come chiara era per loro la necessità di rendere la spiaggia accessibile a tutti: hanno finanziato l’acquisto di una decina di sedie a rotelle da spiaggia, grazie alla collaborazione con esercenti locali. Queste sedie vengono custodite dalla pubblica assistenza del litorale: la mattina la persona con disabilità si presenta da loro, richiede una sedia in un determinato stabilimento balneare e la pubblica assistenza si occupa di portarla in quello stabilimento e di andare la sera a riprenderla per custodirla presso la sede della pubblica assistenza.
Avrei quindi voluto leggere di campi solari estivi comunali accessibili alle persone con disabilità. Ogni estate cerco di iscrivere mia figlia, ma l’accesso le viene negato a causa della mancanza di personale qualificato e di strutture accessibili disponibili su territorio, nonostante il Comune affermi che i campi solari sono aperti anche alle persone con disabilità.
Avrei voluto infine leggere di un’Associazione simile ad UGO, ideata da un’imprenditrice di Milano, Michela Conti, finalista del premio Gamma Donna del 2024. Questa Associazione lavora nell’area dei servizi assistenziali a persone bisognose (disabili, anziani, persone in chemioterapia), fornisce assistenza ai caregiver con operatori selezionati e formati adeguatamente a prezzi accessibili ed è attiva in molte città italiane (Milano, Bologna, Firenze, Genova, Padova). Una sfida bellissima in collaborazione con enti privati e pubblici. I lavoratori-caregiver, come me, hanno moltissime difficoltà a lavorare per la mancanza di personale/assistente qualificati e questo crea notevoli ripercussioni sul lavoro.

Avrei voluto leggere di tutto questo sulla rivista della mia città per poter sperare in un futuro più accessibile non solo per mia figlia, ma per una cittadinanza che merita una visione più chiara e più inclusiva, attenta alle esigenze di tutti.
Ho già tentato come cittadina di sollevare questi problemi, parlando con l’assessora alla Disabilità Giulia Gambini, con l’assessora allo Sport Frida Scarpa e con la presidente della Società della Salute Giulia Guainai, ma purtroppo le mie richieste hanno sentito solo l’eco della mia voce.
Sarò anche una piccola fiammiferaia, che cerca di accendere una piccola luce in una realtà che sembra non prestare attenzione ai bisogni di chi è più fragile, ma nonostante tutto ho ancora un sacco di fiammiferi da accendere!

*Serena Barachini è ricercatrice presso il Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale dell’Università di Pisa.

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