Sette alunni con disabilità nella stessa classe: la notizia è comparsa qualche giorno fa [ripresa anche da Superando: la si legga cliccando qui, N.d.R.] e nella rete, rapidi, sono circolati i primi commenti. Una novità? In realtà nulla di nuovo rispetto all’impianto disegnato dal ministro Gelmini e suffragato dal DPR 81/09, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 2 luglio scorso.
Il DPR, così come la bozza, “dimentica” (ma non pare proprio una svista…) di fissare un “tetto”, ovvero il numero massimo di alunni con disabilità per classe. Tale problematica era già all’attenzione del Ministero all’indomani dell’approvazione nel Consiglio dei Ministri della bozza di Regolamento (Norme per la riorganizzazione della rete scolastica ed il razionale ed efficace utilizzo delle risorse umane della scuola). Al riguardo, nel marzo scorso, era apparso un lungimirante articolo pubblicato dall’«Unità», ove la giornalista prospettava per il prossimo anno scolastico l’ipotesi di classi in cui avrebbero potuto trovarsi anche cinque alunni con disabilità. Subito il Ministero era intervenuto con una “secca” nota – datata 30 marzo – in cui si dichiarava Scuola: confermato il limite di venti alunni nelle classi con disabili (la si legga cliccando qui). Poche righe con le quali il Ministero aveva liquidato la questione, glissando, anche nel comunicato stesso, i veri contenuti: il numero richiamato, infatti, era riferito esclusivamente al totale degli alunni della classe e non a quanti alunni disabili potevano essere iscritti in una classe composta da venti alunni.
Successivamente la richiesta di chiarimenti in merito al numero degli alunni con disabilità per classe è giunta al Ministero, a più riprese, da parte del mondo dell’associazionismo, impegnato a sostegno dell’inclusione. Ma la risposta non è mai pervenuta.
Un’ultima occasione per un chiarimento poteva essere offerta dalla Linee Guida per l’Integrazione scolastica degli Alunni con Disabilità, attese per l’autunno e pubblicate, a sorpresa, in piena estate: anche in questo documento, tuttavia, la questione è stata omessa, coperta da un velo di silenzio. Nel caso in cui ci chiedessimo se al Ministero fossero al corrente dei rischi derivanti dalle scelte del DPR 81/09, la risposta non può essere che sì! Sapevano ed erano consapevoli delle conseguenze.
E ora? La questione è di difficile soluzione: l’unica possibilità si intravede solo in un nuovo provvedimento che temiamo non verrà mai emanato! La linea scelta dal Ministero, in tema di inclusione, pare andare infatti in tutt’altra direzione. La realtà è che in quella classe di Vercelli, non solo il numero degli alunni con disabilità raggiunge quota sette, ma persino il numero totale degli alunni supera il tetto fissato dallo stesso Ministero che prevede il «limite di venti alunni nelle classi con disabili». Nella classe della scuola di Vercelli, infatti, gli alunni sono ventitré!
A prescindere dal fatto che è ininfluente se un ragazzo frequenta per il conseguimento del Diploma o di un Attestato – in quanto gli alunni godono ciascuno del pari diritto all’educazione e all’istruzione che dev’essere erogato con lo stesso rigore professionale – alla luce dell’attuale situazione si prospettano più rischi, primo dei quali quello della dispersione scolastica: i genitori, infatti, potrebbero essere indotti al ritiro del proprio figlio dalla scuola. Si pensi inoltre agli interventi scolastici erogati in contesti “esterni alla classe” di appartenenza; eufemisticamente chiamati “laboratori”, “progetti” o altro, si tratta in realtà di luoghi “utilizzati” dai soli ragazzi con disabilità. E a questo punto non possiamo più parlare di scuola integrante, bensì “separante”!
L’esito, in sintesi, è traducibile con “classi speciali non dichiarate” nella scuola di tutti. Questa e altre situazioni preoccupano fortemente non solo la nostra Associazione, ma anche tutte quelle che, come noi, sono impegnate per il rispetto al diritto allo studio. L’intero processo di inclusione scolastica e sociale appare compromesso da scelte politiche attente più alle questioni economico-occupazionali che alla dimensione umana. Sembra così di sentire echeggiare nell’aria la frase: «Integrazione: per te la scuola… finisce qui!». Rispetto a tale prospettiva, non possiamo che esprimere il nostro più aspro dissenso e prendere le distanze da quei provvedimenti e da quelle progettualità che inducono alla non-inclusione.
Stanchi infine di provvedimenti “piovuti dall’alto”, sorta di “piogge acide” che non solo non considerano la persona nella sua unicità e irripetibilità, rispettandola nella sua manifestazione personale, ma che si mostrano ignari e all’oscuro sia della dimensione pedagogico-didattica sia dei sempre più numerosi contributi scientifici sulle potenzialità dell’essere umano – di ciascun essere umano – alle possibilità di apprendimento, vogliamo d’ora in poi far sentire la nostra voce con maggiore incisività.
E per una scuola davvero inclusiva, attenta al singolo, promotrice di cultura e creatrice di civiltà, il CIIS (Coordinamento Italiano Insegnanti di Sostegno) – insieme a Didaweb, Educazione&Scuola, Lista di Didaweb-Handicap, Lista di Handicap e Società, Associazione Tutti a Scuola ONLUS e Gruppo Genitori Tosti in Tutti i Posti – promuove un Seminario Nazionale per il 24 ottobre a Roma, dal titolo: Integrazione: indietro tutta. Noi non C.I.I.S.tiamo, iniziativa nel corso della quale verrà predisposta, da parte dei partecipanti (insegnanti e genitori), la prima Piattaforma per l’Inclusione Scolastica degli Alunni con Disabilità.
*CIIS (Coordinamento Italiano Insegnanti di Sostegno).
– Restano molte preoccupazioni, soprattutto sulla formazione delle classi, disponibile cliccando qui.
– Linee Guida sull’integrazione: un buon punto di partenza, disponibile cliccando qui.
Per ulteriori informazioni sul Seminario preannunciato dal CIIS: tel. 346 6903726 – 349 4144750 – 338 8763008, sostegno@sostegno.org – gius.argiolas@alice.it – duccillo@alice.it.