I tagli annunciati del personale docente e non docente hanno purtroppo sortito l’effetto temuto dalle famiglie: cattedre di sostegno dimezzate (sostegno agli alunni con disabilità di 9 ore e addirittura 4 ore e mezzo alla settimana!), classi più numerose, collaboratori scolastici (ATA) insufficienti a ricoprire le loro funzioni – tra cui l’assistenza di base agli alunni con disabilità – assistenti specializzati non ancora nominati, in una parola una scarsa qualità dell’integrazione e della scuola nel suo complesso.
«Lo avevamo denunciato sulla stampa già prima della fine dell’anno scolastico 2008-2009 – commenta il presidente dell’ABC Sardegna (Associazione Bambini Cerebrolesi) Luisanna Loddo – e ora siamo disposti a ricorrere al Tribunale contro Il Ministero per difendere il diritto allo studio dei nostri figli. Siamo consapevoli che la battaglia per uno solo dei nostri ragazzi è una battaglia per i diritti di tutti».
«In realtà – precisa Francesca Palmas, responsabile dell’ABC Sardegna per il settore della scuola – è stato lo stesso Consiglio di Stato, con un’Ordinanza del 24 febbraio scorso [Ordinanza Sospensiva del Consiglio di Stato n. 1038/09, disponibile cliccando qui, N.d.R.] a confermare quanto i tribunali (ordinari prima e del TAR adesso) stanno ribadendo, cioè che il rapporto di sostegno, nonostante la quota media di 1 a 2 indicata dalla Finanziaria Nazionale, non può escludere “attente valutazioni caso per caso in base alle effettive esigenze rilevate”, in relazione alla documentazione dell’alunno».
Certo, è terribile per le famiglie trovarsi di fronte a un tribunale e sostenere spese e stress per ottenere un diritto che è costituzionalmente garantito, il diritto allo studio per tutti. «Si stanno verificando – commenta ancora Palmas – casi gravissimi come quello emblematico di una scuola di Vercelli in cui sono presenti sette alunni con disabilità [se ne legga in questo sito al testo disponibile cliccando qui, N.d.R.]. Questa è una sorta di “classe speciale all’interno di una scuola pubblica” e non certo integrazione».
Si prospetta inoltre la possibilità di fare ricorso guardando anche alla normativa sulla sicurezza nelle classi [di questo si legga nel nostro sito anche al testo disponibile cliccando qui, N.d.R.]. Potrà pertanto verificarsi che, a causa della scarsa attenzione degli Uffici Scolastici, molte classi vengano dichiarate inagibili, con conseguente interruzione dell’attività didattica, sino al raggiungimento di soluzioni legittime.
«Abbiamo promosso un incontro per martedì 22 settembre – informa Palmas – con il Comitato delle Famiglie per la Scuola Sarda, composto da diverse associazioni del territorio e singole famiglie, per fare il punto della situazione e programmare prossime azioni. In tal senso pubblicheremo nel nostro sito www.abcsardegna.org la sede della riunione e sarà possibile chiamare in associazione per informazioni (tel. 070 401010). Nel frattempo stiamo lavorando a tutti i livelli: nazionale (siamo membri della Consulta Ministeriale sull’Integrazione Scolastica) e regionale (facciamo parte del GLIP di Cagliari, il Gruppo di Lavoro Interistituzionale Provinciale), per migliorare la qualità dell’integrazione scolastica e della scuola nel suo insieme».
«Occorre un cambio deciso di linea politica sull’argomento – conclude Loddo – in favore della scuola sarda e del diritto delle famiglie. E su questo punto non ci saranno sconti per nessuno, perché parliamo del diritto dei nostri figli, non di una concessione».
*Associazione Bambini Cerebrolesi Sardegna.