Non tornano i conti per il sostegno

Ad esempio, in una scuola di Limbiate (Milano), a fronte di 46 alunni con disabilità, dei quali 8 gravi, sono state assegnate 16 cattedre di sostegno, ben lontane, cioè, da quel rapporto di un insegnante di sostegno ogni due alunni, ribadito anche di recente dal ministro Gelmini. E siamo in Lombardia, dove in generale si ritiene che la situazione in questo ambito dovrebbe essere migliore. Ma altrove cosa sta succedendo?

Il ministro dell'Istruzione Mariastella GelminiÈ breve, ma essenziale la lettera inviata al ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini e agli altri esponenti istituzionali della scuola nella Regione Lombardia, da parte della Rappresentanza Sindacale Unitaria (RSU) della Scuola Media Statale Leonardo da Vinci-Verga-Gramsci di Limbiate (Milano). Soprattutto essa tocca un problema che in queste settimane sta coinvolgendo numerose altre zone del nostro Paese, vale a dire i “conti che non tornano” rispetto al numero degli insegnanti di sostegno.

Sono tre i fondamentali riferimenti legislativi citati nella lettera, ovvero la Costituzione Italiana (articoli 3 e 34), le Linee Guida per l’Integrazione Scolastica degli Alunni con Disabilità e la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità.
Per quanto riguarda la Costituzione, non è mai male riprenderne il testo alla lettera, ricordando che l’articolo 3 recita: «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese». All’articolo 34 invece si scrive: «La scuola è aperta a tutti. L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso».
Per quanto poi concerne le Linee Guida per l’Integrazione Scolastica degli Alunni con Disabilità, si tratta di quel testo emanato all’inizio dello scorso mese di agosto, che in questo stesso sito (se ne legga cliccando quiSalvatore Nocera, vicepresidente della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), aveva definito «documento importante non tanto per i contenuti – che non apportano novità alla copiosa normativa vigente […] – quanto per l’organicità degli argomenti, per la scelta del momento di numerose innovazioni nella scuola e per la consultazione delle associazioni. Il corposo testo […] ha raccolto alcune richieste e osservazioni delle associazioni stesse e le ha coordinate nel testo della propria bozza originaria».
Infine la Convenzione ONU, per la quale è sufficiente citare l’incipit dell’articolo 24 (Educazione): «Gli Stati Parti riconoscono il diritto all’istruzione delle persone con disabilità».

In realtà nella lettera della Rappresentanza Sindacale Unitaria di Limbiate si cita anche un’altra fonte, molto meno internazionale, ma ugualmente significativa. Si tratta del Tg2 di mezza giornata del 14 settembre scorso, ove il ministro Gelmini aveva dichiarato che «per gli alunni disabili sarebbe stata garantita la copertura dei docenti con un insegnante ogni due alunni e, nei casi gravi, un insegnante per alunno». Ebbene, a questo punto semplice, ma essenziale è la domanda che viene posta: «Che fino hanno fatto codeste cattedre? Infatti, nella nostra scuola sono state assegnate 16 cattedre di sostegno, a fronte di 46 alunni disabili, di cui 8 gravi. I conti non tornano, poiché, secondo quanto Lei ha affermato, alla nostra scuola sarebbero toccate 25 cattedre».
Non c’è dubbio, le cifre parlano di sé e anche noi – come chi ha scritto la lettera – vorremmo poter contare su una risposta a quel quesito da parte del ministro Gelmini. (S.B.)

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