Le associazioni AIDA (Associazione per l’Integrazione del Diversamente Abile) e AMAR Down (Associazione Martinese Autonoma Ragazzi Down) di Martina Franca (Taranto), che da tempo si occupano dell’integrazione delle persone con disabilità, vogliono oggi porre l’attenzione del lettore su quello che ultimamente sta avvenendo con l’apertura del nuovo anno scolastico.
La FISH (Federazione Italiana Superamento Handicap) – alla quale le nostre associazioni aderiscono – in un primo comunicato ci ha fatto sapere di avere accolto con positività le Linee Guida per l’Integrazione Scolastica degli Alunni con Disabilità, emanate dal ministro Gelmini [in tal senso si è espresso nel nostro sito il vicepresidente nazionale della FISH, Salvatore Nocera, nel testo intitolato Linee Guida sull’integrazione: un buon punto di partenza, disponibile cliccando qui, N.d.R.]. E tuttavia, con l’effettivo inizio dell’anno scolastico, oltre al taglio delle ore di sostegno, tante sono state le segnalazioni pervenute da ogni parte d’Italia fortemente in contrasto con i princìpi della qualità dell’integrazione. Moltissimi genitori hanno infatti testimoniato la propria apprensione, dopo avere constatato l’esistenza di classi formate da oltre trenta alunni, con al loro interno sino a tre o quattro alunni con disabilità (nelle scuole di grado superiore), generate tanto dalla composizione di nuove prime classi, quanto dalla fusione di classi terminali. Una situazione, questa, non conforme né al DPR 81/09 sulla costituzione delle classi e gli organici di diritto, né alla Circolare Ministeriale 63/09 sugli organici di fatto e ovviamente in contraddizione con le recenti Linee Guida già citate; ma soprattutto si tratta di una condizione in grado di danneggiare la qualità del servizio di istruzione nel suo complesso e non solo per gli alunni con disabilità. Per questo la FISH e tutte le associazioni nazionali hanno chiesto un nuovo incontro con il ministro Gelmini.
Nella nostra cittadina, apparentemente, sembra che tutto vada bene, ma non è così. Noi non siamo altro che lo specchio di ciò che avviene in tutta la nostra Nazione. Però abbiamo un ostacolo in più, che chissà tra quanti anni riusciremo a superare e questo ostacolo è quello culturale.
Qualcuno dice che la scuola è un laboratorio da cui devono uscire delle “Teste ben Pensanti” per il nostro futuro, che ci aspettiamo migliore del presente. Ma saremo soprattutto noi del Sud a rimanere sempre indietro di vent’anni, se continueremo, ad esempio, a non istituire i Gruppi di Lavoro per l’Handicap nelle scuole e in tutti gli organi sociali, a non programmare un Piano dell’Offerta Formativa (POF) adatto ai bisogni speciali e a non acquisire ausili tecnici adeguati per alunni con bisogni adattivi speciali.
Quali “Teste ben Pensanti” potremo formare, continuando a tenere gli alunni con disabilità spesso con i bidelli nei corridoi delle scuole o unendoli insieme in un'”odiosa” classe a parte? Quali “Teste ben Pensanti” formeremo, se non daremo la possibilità ai non vedenti, ai non udenti, a chi ha problemi motori, di utilizzare ausili tecnici adatti alla loro espressione e alla loro comunicazione?
Il ministro Gelmini, emanando le Linee Guida per l’Integrazione degli Alunni con Disabilità, inizia con gli articoli 3 e 34 della Costituzione e poi cita la Legge 118/71, la 517/77 e ancora la Legge 104/92 e il DPR del 24 febbraio 1994, fino alla grande Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità; tutte norme che farebbero vincere nei Tribunali le famiglie, e soprattutto gli alunni con disabilità, che stanno subendo gravi ingiustizie (se tutti però avessero la possibilità economica di ricorrere ai Tribunali…).
Non ci si dimentichi mai, però, che il grado di civiltà di un popolo si misura dal modo in cui tratta le problematiche di chi socialmente è svantaggiato. E per migliorare le condizioni sociali, serve una presa di coscienza non solo della scuola, ma anche delle Amministrazioni Comunali, Provinciali e Regionali. Inoltre, non vorremmo più dover far fronte a umiliazioni gratuite espresse da alcuni dirigenti e insegnanti che vivono la disabilità come “un problema” e “un intoppo” per il loro lavoro.
Vogliamo ribadire, ancora una volta, che le persone con disabilità hanno ognuno, pur con patologie gravi, una potenzialità che, se tirata fuori con i giusti mezzi, è capace di arricchire tutti. Le nostre famiglie credono fortemente in una buona qualità di vita per i loro figli, offrendo loro tutti i mezzi necessari, e hanno il diritto di sapere che anche a scuola i loro figli possono essere trattati come tutti; è proprio compito della stessa scuola attivarsi affinché gli alunni con disabilità abbiano a loro disposizione un ambiente accogliente e siano seguiti da personale preparato.
*Presidente di AIDA ONLUS (Associazione per l’Integrazione del Diversamente Abile), tel. 080 4807405, pulitograzia@libero.it.
**Presidente di AMAR Down ONLUS (Associazione Martinese Autonoma Ragazzi Down), tel. 080 4839112, amardown@gmail.com.
Rispetto a quanto si denuncia in questo testo, riguardo alla costituzione di classi con un numero eccessivo di alunni (disabili e non), vale la pena ricordare che proprio in questi giorni il Ministero, recependo quanto richiesto dalla FISH, ha sostanzialmente chiesto a tutti gli Uffici Scolastici Regionali di avviare un monitoraggio della situazione e alcuni – come quello della Campania – si sono già mossi in tal senso (se ne legga cliccando qui).
Per quanto poi riguarda le Linee Guida per l’Integrazione Scolastica degli Alunni con Disabilità, prodotte in piena estate dal Ministero, era sì stato positivo il giudizio generale del vicepresidente della FISH Salvatore Nocera, nel parlarne come di «un buon punto di partenza» (se ne legga cliccando qui), ma è anche giusto ricordare che lo stesso Nocera aveva intravisto nel documento una serie di punti critici tuttora irrisolti.
Dal canto suo, anche il nostro direttore responsabile Franco Bomprezzi si era espresso sulle Linee Guida, in termini generalmente positivi (se ne legga cliccando qui), concludendo però il suo intervento in tal modo: «Riuscirà la Gelmini a imprimere una sterzata alla prassi non positiva degli ultimi anni? Molto dipenderà ovviamente dalle risorse economiche a disposizione, dal numero dei tagli al corpo docente, dall’accorpamento delle classi, dal numero di alunni con disabilità per classe, dal mantenimento del rapporto di un insegnante di sostegno ogni due alunni al massimo, dai trasporti, dall’assistenza personale, dall’effettiva collaborazione con le famiglie. (S.B.)