«Abilismo e discriminazione – scrive Elisa Marino – sono strettamente interconnessi, poiché spesso il primo è la causa e l’origine della seconda. Le persone con disabilità affrontano quotidianamente, e nei vari àmbiti della vita, discriminazioni sia dirette che indirette. Per eliminare gli episodi di discriminazione basata sulla disabilità e l’abilismo, le persone, sia con che senza disabilità, devono sapere riconoscere tali fenomeni ed essere a conoscenza degli strumenti di contrasto esistenti»
Abilismo e discriminazione sono strettamente interconnessi, poiché spesso il primo è la causa e l’origine della seconda. Le persone con disabilità affrontano quotidianamente, e nei vari àmbiti della vita, forme di discriminazione, sia dirette che indirette.
Molto frequentemente tali fenomeni, talvolta ancora presenti anche nella normativa, derivano da stereotipi e da una visione della disabilità basata sul cosiddetto “modello medico”, che considera le persone con disabilità come individui bisognosi di carità e di aiuto, e non come soggetti titolari di diritti e doveri, capaci di autodeterminarsi, di decidere per sé e di governare le proprie vite.
La Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, strumento di diritto internazionale sui diritti umani, basato appunto sul modello dei diritti umani e su un concetto di disabilità intesa come condizione della persona derivante da un ambiente pieno di barriere, anche di tipo culturale, riconosce esplicitamente e chiaramente sia il principio di non discriminazione, come uno dei suoi princìpi fondamentali per l’implementazione dei diritti delle persone con disabilità, sia la necessità di abbattere stereotipi e pregiudizi nei loro confronti, al fine di garantire e tutelare i loro diritti e le loro libertà fondamentali in condizioni di parità con gli altri.
L’articolo 8 della Convenzione (Accrescimento della consapevolezza) stabilisce l’obbligo per gli Stati di adottare azioni e politiche di sensibilizzazione, al fine di promuovere la consapevolezza delle capacità e dei contributi delle persone con disabilità. Tra le azioni previste: «comma 1, (a) avviare e condurre efficaci campagne di sensibilizzazione del pubblico, al fine di: (i) favorire un atteggiamento recettivo verso i diritti delle persone con disabilità; (ii) promuovere una percezione positiva e una maggiore consapevolezza sociale nei confronti delle persone con disabilità; (iii) promuovere il riconoscimento delle capacità, dei meriti e delle attitudini delle persone con disabilità, e del loro contributo nell’ambiente lavorativo e sul mercato del lavoro; (b) promuovere, a tutti i livelli del sistema educativo, con particolare attenzione ai minori sin dalla più tenera età, un atteggiamento di rispetto per i diritti delle persone con disabilità; (c) incoraggiare tutti i mezzi di comunicazione a rappresentare le persone con disabilità in modo conforme agli obiettivi della presente Convenzione; comma 2: (d) promuovere programmi di formazione per accrescere la consapevolezza riguardo alle persone con disabilità e ai loro diritti».
Questo dovere è stabilito proprio per il legame stretto tra il diniego dei diritti e la diffusione di stereotipi.
Il ruolo del movimento associativo si è dimostrato essenziale nella lotta alla discriminazione e all’abilismo. Sia a livello nazionale che internazionale, le Associazioni rappresentative sono state tra le forze motrici dei principali riconoscimenti e tutele dei diritti. Si pensi alla stessa Convenzione ONU, alla Carta Europea della Disabilità (European Disability Card) e, in Italia, alla Legge 104/92 o alla recente Legge Delega 227/21 in materia di disabilità. A tal proposito, la FISH (già Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap, oggi Federazione Italiana per i Diritti delle Persone con Disabilità e Famiglie), da più di trent’anni si impegna affinché le persone con disabilità possano essere parte attiva della società e vivere una vita indipendente. Lo fa attraverso attività di informazione contro le discriminazioni, tramite i propri strumenti, e su come riconoscere tali fenomeni, organizzando azioni di sensibilizzazione sulle condizioni di vita delle persone con disabilità, e fornendo notizie e chiarimenti giuridici e sulle procedure amministrative relative ai diritti delle persone con disabilità.
Per eliminare gli episodi di discriminazione basata sulla disabilità e l’abilismo, è necessario che le persone, sia con che senza disabilità, sappiano riconoscere tali fenomeni e siano a conoscenza degli strumenti di contrasto esistenti. È questa conoscenza che ci si impegna a diffondere, attraverso convegni, webinar, eventi rivolti a tutti e corsi di formazione per gli addetti ai lavori. Portiamo avanti il nostro compito anche utilizzando, in tutte le nostre azioni politiche e progettuali, un linguaggio corretto sul tema della disabilità. Ci confrontiamo, infine, con il Legislatore nazionale ed europeo, grazie all’EDF, il Forum Europeo sulla Disabilità, proponendo e spingendo per riforme normative che vadano a garantire il rispetto dei diritti delle persone con disabilità.
Per combattere la discriminazione, come detto, è essenziale conoscere il fenomeno e quindi raccogliere i dati. Da anni, il mondo associativo che rappresentiamo chiede una raccolta dati strutturata e organizzata riguardo alle condizioni di vita delle persone con disabilità e alle realtà discriminatorie, di diniego dei diritti o di violenza che esse vivono. In assenza di tali dati, noi stessi abbiamo effettuato raccolte e progetti per conoscere meglio queste realtà.
*Componente dell’Ufficio Legislativo della FISH (Federazione Italiana per i Diritti delle Persone con Disabilità e Famiglie). Il presente testo corrisponde ai contenuti dell’intervento pronunciato il 28 gennaio scorso, in occasione del webinar “La tutela dei diritti fondamentali in Italia. Strategie di resistenza e risposta alle discriminazioni”, organizzato dalla Fondazione Brodolini nell’ambito del progetto “FAIR”(“EU Charter of fundamental rights: awareness raising and instrument to promote a culture of rights”).
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