Com’è noto a chi segue con attenzione il nostro sito, la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) ha premiato anche quest’anno le quattro scuole vincitrici, una per categoria, delle Chiavi di Scuola 2009, concorso sulle buone prassi per l’inclusione scolastica degli alunni con disabilità, promosso dalla Federazione, con il sostegno, per il terzo anno consecutivo, di Enel Cuore ONLUS (il nostro testo dedicato alla premiazione dei vari vincitori, pubblicato nel mese di febbraio scorso, è raggiungibile cliccando qui).
Dopo avere quindi dedicato nei giorni scorsi il nostro primo servizio alla scuola dell’infanzia (lo si legga cliccando qui), In questa intervista abbiamo ascoltato il racconto di uno dei due insegnanti di sostegno che hanno avuto un ruolo da protagonista nel progetto della scuola secondaria di secondo grado risultato vincitore nella propria categoria, intitolato Lo sport è di tutti e condotto presso l’Istituto Professionale per i Servizi Commerciali e Turistici di Sassuolo (Modena).
Cristina Monzani è – insieme ad Andrea Tomasini – l’insegnante di sostegno di Kevin, un adolescente diciassettenne che sta finendo di frequentare la terza classe ed è autistico. Il suo è un autismo definito “puro”, che coinvolge le sfere della comunicazione, del linguaggio e dell’immaginazione. «Il ragazzo – racconta Monzani – ha lavorato bene negli anni della scuola media e quando l’ho conosciuto sapeva già leggere e scrivere attraverso il computer, con il metodo della comunicazione facilitata, rispetto alla quale è stato accompagnato all’inizio, mentre ora è in grado di scrivere autonomamente. In classe ha sempre a disposizione un computer, attraverso il quale docenti e compagni si rivolgono a lui e viceversa. Questa modalità facilita moltissimo la comunicazione e l’apprendimento, anche perché l’autismo privilegia il canale visivo e tramite il monitor per lui è più facile seguire le indicazioni dell’insegnante. Rispettiamo anche una certa metodicità, fondamentale nell’autismo. Ogni mattina ci sono i saluti, gli viene chiesto come sta e come ha trascorso il pomeriggio precedente. Poi, insieme a lui, elenchiamo le attività che avranno luogo nella giornata».
Il ragazzo parla?
«Cerchiamo di lavorare anche sulla comunicazione verbale, che però è ridotta. Di solito si limita a rispondere a domande precise, ma stiamo cercando di stimolarlo in modo che arrivi anche lui a porre delle domande di propria iniziativa».
Come si relaziona con gli altri?
«In classe con i compagni si trova bene, sono tutti carini con lui e cercano di coinvolgerlo. In alcune occasioni qualche compagno lo ha affiancato per alcune ore nel suo lavoro scolastico».
Perché il progetto con cui avete vinto Le chiavi di Scuola 2009 nella vostra categoria è incentrato sullo sport?
«Perché il ragazzo che seguo ne è appassionato. Per una persona autistica avere una passione è fondamentale, è il mezzo per uscire dal proprio isolamento. Tramite la scuola si è avvicinato alle gare sportive di nuovo, ha partecipato alle gare provinciali paralimpiche indette dal CIP (Comitato Italiano Paralimpico), poi è passato alle regionali e alle nazionali».
Nazionali?
«Sì, è davvero portato per lo sport. Nel 2008 l’ho accompagnato alle gare nazionali di Lignano (Udine), dove ha vinto la medaglia di bronzo. L’anno dopo ha vinto quella d’oro. Ha partecipato anche alle gare interne del CIP dove ha ottenuto altri riconoscimenti notevoli, come quello di essere campione nazionale della categoria FISDIR (Federazione Italiana Sport Disabilità Intellettiva Relazionale). E la vera vittoria è che ha trovato qualcosa in cui realizzarsi e un interesse da coltivare per tutta la vita».
Cosa gli succede quando entra in piscina?
«Secondo me si trova benissimo, è un ambiente per lui naturale e si vede che gli piace molto. A Lignano aveva capito che stava facendo una gara, al via è partito al massimo e ha tenuto per tutto il tempo un certo ritmo. Pare molto consapevole e responsabile di quello che sta facendo. Un’altra cosa importante è che normalmente ai soggetti autistici danno fastidio il rumore e la confusione, mentre lui riesce a stare in una piscina piena di persone senza agitarsi, rimanendo rilassato e tranquillo».
Nuota sempre con la scuola?
«No, adesso si allena il pomeriggio presso una società sportiva privata. Il merito della scuola è stato soprattutto quello di avvicinarlo a questo sport. Il resto lo ha fatto lui».
Gli piace solo il nuoto?
«No, ama molto lo sport in generale. Ha anche partecipato a un progetto proposto dall’Ufficio Scolastico Provinciale di Modena che consisteva in una gara di atletica leggera a coppie. Ogni coppia era composta da uno studente con disabilità e da uno senza e lui ha gareggiato con un compagno di classe, condizione importante per lui perché ha dovuto gestire una relazione stretta, superando delle difficoltà e sentendosi a proprio agio in situazioni che potevano essere critiche. Ogni coppia doveva cimentarsi in quattro specialità: una staffetta a ostacoli, una corsa di duecento metri piani, dei lanci di precisione all’interno di cerchi disposti a varia distanza e dei lanci con la palla da basket. Il risultato di ogni coppia si contava sommando le singole prestazioni. C’erano circa una cinquantina di partecipanti da tutta la provincia e alla fine ciascuno ha ricevuto una medaglia».
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