Servono decisioni rapide ed efficaci per una reale inclusione scolastica: la FISH a confronto con il Ministero

Negli ultimi giorni la FISH ha intensificato i propri confronti con il Ministero dell’Istruzione e del Merito, allo scopo di affrontare le crescenti e molteplici difficoltà riguardanti l’inclusione scolastica in Italia. Secondo la Federazione, infatti, servono interventi urgenti e risolutivi, per far sì che tutti gli studenti e le studentesse con disabilità possano godere di un percorso educativo inclusivo e di qualità. E prima di tutto va convocato l’Osservatorio Ministeriale sull’Inclusione

Alunna con disabilitàLa scorsa settimana è stata particolarmente intensa per la FISH (Federazione Italiana per i Diritti delle Persone con Disabilità e Famiglie, già Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), che ha intensificato i propri confronti con il Ministero dell’Istruzione e del Merito, in particolare negli ultimi due giorni, allo scopo di affrontare le crescenti difficoltà riguardanti l’inclusione scolastica in Italia. Le problematiche, purtroppo, sono molteplici e richiedono interventi urgenti e risolutivi, soprattutto per garantire che i diritti degli studenti e delle studentesse con disabilità siano rispettati e che tutti e tutte possano godere di un percorso educativo inclusivo e di qualità.

I corsi di abilitazione post lauream
Un tema cruciale sollevato dalla FISH riguarda i corsi di abilitazione post lauream da 60 Crediti Formativi Universitari (CFU), che dovrebbero formare i futuri docenti curricolari e di sostegno. Tali corsi, pur essendo organizzati teoricamente in presenza, vengono svolti quasi interamente online, con docenti che insegnano a distanza senza la possibilità di un’interazione diretta con gli studenti. Un modello, questo, che secondo la Federazione non è assolutamente adeguato a preparare gli insegnanti a una didattica inclusiva.
«Se dunque è questo il livello di formazione per le abilitazioni da 60 CFU – dicono dalla FISH -, c’è forte preoccupazione riguardo alla qualità dei futuri corsi di specializzazione dell’INDIRE (Istituto Nazionale di Documentazione Innovazione e Ricerca Educativa) da 30 CFU, che si prevede possano risentire degli stessi limiti».

I GLIR: una struttura inadeguata
Un altro problema evidenziato durante le interlocuzioni dei giorni scorsi tra la Federazione e il Ministero riguarda l’inadeguatezza e la scarsa conoscenza di organismi quali i GLIR (Gruppi di Lavoro Interistituzionali Regionali). Molte famiglie che si rivolgono agli uffici della FISH, ad esempio, non sanno nemmeno cosa siano e quelle che ne sono a conoscenza segnalano la mancata convocazione sistematica di gruppi che dovrebbero occuparsi della gestione dell’inclusione scolastica a livello regionale. «Questo – affermano dalla FISH – è un gap organizzativo che ha effetti devastanti, in particolare nelle aree a maggior rischio di emarginazione, dove la mancanza di un progetto organico regionale sta penalizzando pesantemente gli studenti e le studentesse con disabilità».

Il silenzio dell’Osservatorio e la mancata attuazione del Decreto 66/17
Vi è poi il grave problema, già evidenziato più volte anche su queste stesse pagine, rappresentato dal silenzio dell’Osservatorio Permanente del Ministero per l’Inclusione Scolastica, da ben due anni non è più attivo. Si tratta di una situazione resa ancora più grave dal fatto che in un momento tanto delicato, come quello di cui si parla, con gravi difficoltà nell’attuazione del Decreto Legislativo 66/17, tra cui la mancata istituzione dei GIT (Gruppi per l’Inclusione Territoriale), proprio l’Osservatorio potrebbe giocare un ruolo fondamentale nel monitorare la situazione e proporre soluzioni efficaci. «L’assenza dei GIT – viene infatti sottolineato dalla FISH -, ha impedito una supervisione adeguata e compromesso la qualità dei servizi, soprattutto nei territori del Nord Italia, dove, in passato, la collaborazione interistituzionale aveva assicurato un buon coordinamento».

Piani Educativi Individualizzati: un inaccettabile ritardo
Anche la situazione dei PEI (Piani Educativi Individualizzati), previsti dalla stessa Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità risulta problematica: sebbene infatti il Decreto Interministeriale 182/20 e il successivo Decreto Interministeriale 153/23 abbiano introdotto nuovi modelli di PEI, la piattaforma necessaria per attuarli non è ancora operativa. Secondo la FISH, quindi, «il ritardo nella formazione degli operatori scolastici e socio-sanitari sta compromettendo la possibilità di rendere effettivi i diritti degli studenti e delle studentesse con disabilità e di garantire un’inclusione adeguata».

Il Decreto Legislativo 62/24
A proposito infine del Decreto Legislativo 62/24, che disciplina la definizione della condizione di disabilità, la valutazione di base, l’accomodamento ragionevole e la valutazione multidimensionale per l’elaborazione e l’attuazione del progetto di vita individuale personalizzato e partecipato, in attuazione della Legge Delega 227/21 in materia di disabilità, la FISH sottolinea che «pur avendo il governo deciso di posticiparne di un anno l’entrata in vigore, per permettere una sperimentazione più accurata, siamo pronti sin da subito a collaborare per il buon esito di tale sperimentazione, riconoscendo che nonostante i ritardi, tale norma può migliorare significativamente anche la situazione dell’inclusione scolastica. È tuttavia necessario che essa venga attuata correttamente e senza ulteriori indugi».

«Alla luce delle tante problematiche presenti – commenta in conclusione Vincenzo Falabella, presidente della FISH – chiediamo con urgenza la convocazione dell’Osservatorio sull’Inclusione in seduta congiunta con la Consulta delle Associazioni e il Comitato Tecnico-Scientifico. È essenziale, infatti, che il ministro Valditara presenti il piano di lavoro ministeriale e governativo, affinché le varie questioni che abbiamo sollevato vengano discusse e si possano trovare soluzioni concrete e tempestive. Dal canto nostro continueremo a monitorare attentamente la situazione, sperando in una rapida risposta per risolvere le problematiche che minacciano l’inclusione scolastica in Italia. La qualità dell’educazione per gli studenti e le studentesse con disabilità dipende infatti da decisioni rapide ed efficaci, affinché ognuno di loro possa crescere e imparare in un ambiente che ne rispetti i diritti». (S.B.)

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