Risale ormai al febbraio del 2004 la pubblicazione, da parte del Dipartimento dei Vigili del Fuoco, del Soccorso Pubblico e della Difesa Civile (Ministero dell’Interno), del documento intitolato Il soccorso alle persone disabili: indicazioni per la gestione dell’emergenza (lo si legga integralmente cliccando qui) contenente le Linee Guida per le misure di prevenzione, organizzazione e gestione delle emergenze sui posti di lavoro, ove siano presenti persone con disabilità.
Tale documento, per altro, si applica anche alle scuole e quindi sembra quanto mai opportuno riprenderne qui di seguito una parte significativa, vale a dire il capitolo dedicato alle Misure riferite alla disabilità cognitiva, ove si scrive che: «Le persone con disabilità di apprendimento possono avere difficoltà nel riconoscere o nell’essere motivate ad agire, in caso di emergenza, da parte di personale di soccorso non addestrato. Esse possono avere difficoltà nell’eseguire istruzioni piuttosto complesse e che coinvolgono più di una breve sequenza di semplici azioni. In situazione di pericolo (incendio, fumo, pericolo di scoppio, etc.) un disabile cognitivo può esibire un atteggiamento di completa o parziale o nulla collaborazione con coloro che portano soccorso. Può accadere che in una situazione nuova e sconosciuta, manifesti una reazione di totale rifiuto e disconoscimento della realtà pericolosa, che può sfociare in comportamenti aggressivi auto o etero diretti nei confronti di coloro che intendono prestare soccorso. In tali evenienze il soccorritore deve mantenere la calma, parlare con voce rassicurante con il disabile, farsi aiutare da persone eventualmente presenti sul luogo e decidere rapidamente sul da farsi. La priorità assoluta è l’integrità fisica della persona, ed il ricorso ad un eventuale intervento coercitivo di contenimento per salvaguardarne l’incolumità può rappresentare l’unica soluzione.
In questo ambito diventa necessaria e fondamentale l’esercitazione ad agire in situazioni di emergenza simulata. Ecco qualche utile suggerimento:
– può non aver raggiunto la capacità di percepire il pericolo;
– molti di loro non posseggono l’abilità della letto‐scrittura;
– la loro percezione visiva di istruzioni scritte o di pannelli può essere confusa;
– il loro senso di direzione può essere limitato e potrebbero avere bisogno di qualcuno che li accompagna;
– le istruzioni e le informazioni devono essere suddivise in semplici fasi successive: siate molto pazienti;
– bisogna usare segnali semplici o simboli immediatamente comprensibili, ad esempio segnali grafici universali;
– spesso nel disabile cognitivo la capacità a comprendere il linguaggio parlato è abbastanza sviluppata ed articolata, anche se sono presenti difficoltà di espressione. Si raccomanda pertanto di verbalizzare sempre e direttamente con lui le operazioni che si effettueranno in situazione d’emergenza;
– ogni individuo deve essere trattato come un adulto che ha un problema di apprendimento;
– non parlate loro con sufficienza e non trattateli come bambini [grassetti nostri nella citazione, N.d.R.]».
Particolarmente interessanti – sempre in questo ambito – sono anche le Linee Guida per la pianificazione dell’evacuazione in edifici scolastici (le si può leggere integralmente cliccando qui), curate nel giugno del 2000 da Antonio Dusi, ispettore antincendio del Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco di Bergamo.
Vi si scrive tra l’altro che: «Va prevista […] una procedura di evacuazione assistita per poter portare all’esterno dell’edificio alunni portatori di handicap o anche temporaneamente impediti. Per questi, in relazione alla natura dell’handicap e alla stazza fisica, si devono incaricare una o più persone che si occupino di ogni singolo caso; potrà essere il Consiglio di classe a stabilire il numero e le persone necessarie che, nell’ordine, possono essere reperite tra: ‐ insegnante di sostegno; – studenti della classe; ‐ bidelli; – insegnanti liberi; – altro personale. Il personale che si occupa di portatori di handicap dovrà avere la necessaria formazione e pratica per sapere come comportarsi nei confronti del particolare tipo di handicap (conoscere come afferrarlo, come va sollevato, se può deambulare) [grassetti nostri nella citazione, N.d.R.]».
Da tenere presente, infine, anche un documento curato dall’Università di Pisa (Procedura per l’evacuazione delle persone disabili), che utilizza le citate Linee Guida del Ministero.
*Vicepresidente nazionale della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap). Responsabile del Settore Legale dell’Osservatorio Scolastico dell’AIPD (Associazione Italiana Persone Down). Il presente testo riprende, con alcuni riadattamenti, una scheda già pubblicata nel sito dell’AIPD, per gentile concessione.
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