La storia di Gabriele, alunno della quarta classe dell’Istituto Professionale Alberghiero di Napoli, è un esempio paradigmatico dell’inadeguatezza del sistema scolastico nei confronti della disabilità.
Affetto da ipoacusia dalla nascita, Gabriele giunge con sforzi tutto sommato adeguati alla sua età e condizione fisica fino al quarto anno di scuola superiore. Quella che viene prospettata a lui e ai suoi genitori, sin dall’inizio dell’anno, è una sicura bocciatura e a dimostrazione di ciò viene suggerita la “comoda” strada della programmazione differenziata, condizione che non gli farebbe conseguire mai il diploma cui legittimamente il ragazzo aspira.
Va sottolineata nel frattempo la sua costante partecipazione allo stage professionale che frequenta presso una struttura esterna convenzionata con la scuola, nella quale, come scrivono le sue insegnanti di sostegno, «ha manifestato autonomia e capacità operative».
I genitori, nel rifiutare la via della programmazione differenziata, insistono nel chiedere per il loro figlio l’attuazione – nel rispetto della Legge 104/92 – di un Piano Educativo Individualizzato (PEI) adeguato a definire gli obiettivi minimi e per rafforzare questo intendimento, chiedono l’intervento di un delegato dell’ENS (Ente Nazionale Sordi), nel Consiglio di Classe che si sarebbe svolto nel mese di novembre, senza però ottenere alcuna risposta.
Le vicende scolastiche di Gabriele trovano ancora un’efficace descrizione nelle parole delle sue insegnanti di sostegno: «Ha partecipato con interesse e continuità a tutte le attività curricolari e anche alle attività extra curricolari facoltative che gli sono state proposte»; poi, a proposito delle prove scolastiche svolte, le insegnanti sottolineano che «laddove le modalità di verifica sono state adottate» – ad esempio la risposta multipla, l’utilizzo del personal computer, l’esonero dalla scrittura veloce sotto dettatura – «la valutazione generale deve tener conto dei miglioramenti ottenuti dall’alunno rispetto ai livelli di partenza, dell’impegno costante a scuola e a casa, della buona volontà, del comportamento sempre corretto e del grado di socializzazione raggiunto, oltre che dei risultati ottenuti al termine del percorso didattico».
Purtroppo per Gabriele, alla fine dell’anno, è giunta una sonora bocciatura, aggravata da un beffardo sei in condotta che suona come un impietoso campanello di allarme.
Ritornano alla nostra mente le parole di don Milani che da sempre ci accompagnano : «…l’abbiamo visto anche noi che con loro la scuola diventa più difficile. Qualche volta viene la tentazione di levarseli di torno. Ma se si perde loro, la scuola non è più scuola. È un ospedale che cura i sani e respinge i malati…».
Una scuola che non è più scuola, una scuola che non riconosce a Gabriele gli sforzi che lui e i suoi genitori fanno, per aiutarlo a conseguire un’autonomia completa che forse non avrà mai, non è la scuola che ci piace.
La pagella di Gabriele è un insulto, un ceffone piantato in pieno viso a un ragazzo che ha una sola responsabilità, quella di essere capitato nella scuola sbagliata. O, meglio, in una scuola che non è più una scuola. La scuola del sei in tutte le materie non sarà mai, o quasi, la scuola dell’inclusione dei disabili. Questa è un’aberrazione che politici incompetenti stanno realizzando a danno degli studenti con disabilità. Noi non ci stiamo.
*Associazione Tutti a Scuola.
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