«Questa è una Sentenza che apre realmente le porte a una “valanga” di ricorsi. Solo tra i nostri associati, infatti, sono più di mille gli alunni che hanno ottenuto dalla Giustizia Amministrativa un monte ore di sostegno adeguato alle loro esigenze. Tutti loro, insieme alle famiglie, sanno ora di avere diritto anche al risarcimento».
Ed è effettivamente motivata la soddisfazione di Antonio Nocchetti, presidente dell’associazione napoletana Tutti a Scuola, di fronte a un provvedimento importante come quello adottato dal Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) della Campania, Sezione Distaccata di Salerno, che con la Sentenza 1640/11, depositata l’11 ottobre scorso, ha accolto pienamente il ricorso presentato dai familiari di un ragazzo con disabilità, condannando il Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca «al risarcimento del danno non patrimoniale a favore dei ricorrenti, quantificato in â?¬ 3.000 [grassetto nostro, N.d.R.]» e riferendosi sostanzialmente a tutti gli anni in cui l’alunno è rimasto a scuola senza un adeguato sostegno.
Attenendosi dunque alla più recente giurisprudenza nazionale e senza far mancare nemmeno un prezioso riferimento alla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità (quest’ultima, si scrive nella Sentenza «all’art. 24 statuisce che gli Stati “riconoscono il diritto delle persone con disabilità all’istruzione”, il quale deve essere garantito anche attraverso la predisposizione di accomodamenti ragionevoli al fine di “andare incontro alle esigenze individuali” del disabile), il TAR Campano ha stabilito un significativo precedente, che secondo Nocchetti rischia di «minare le casse del Ministero di Mariastella Gelmini e del Tesoro e dimostra anche che avevamo visto giusto denunciando alla Procura della Repubblica e alla Corte dei Conti la cattiva condotta della Pubblica Amministrazione, perché il comportamento degli uffici e dei dirigenti che negano il sostegno comporterà, di qui innanzi, un danno certo all’erario». Una denuncia che tra l’altro, lo ricordiamo, sta facendo il proprio corso, come abbiamo riferito qualche giorno fa (se ne legga cliccando qui), dopo l’apertura di uno specifico procedimento da parte della Procura di Napoli. (S.B.)
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