Misoginia, abilismo, antisemitismo: come l’odio si diffonde sui social in Italia

a cura di Carmela Cioffi
L’odio online si sta espandendo e polarizzando: è quanto emerge dall’ottava edizione della “Mappa dell’Intolleranza” di VOX, l’Osservatorio Italiano sui Diritti. Per quanto riguarda i contenuti social legati all’abilismo, ovvero lo stigma e la discriminazione nei confronti delle persone con disabilità, «l’uso del linguaggio offensivo contro le persone con disabilità si è andato via via allargando, ampliando sia il suo utilizzo originario sia il suo significato, più ampio e meno specifico»

Cartina dell'ItaliaOrmai da un po’ di anni VOX, l’Osservatorio Italiano sui Diritti, analizza il fenomeno dell’odio diffuso sui social in Italia. La nuova edizione recentemente pubblicata della Mappa dell’Intolleranza, appunto l’ottava del progetto ideato da Vox in collaborazione con l’Università Statale di Milano, l’Università di Bari e l’Università La Sapienza di Roma (disponibile integralmente a questo link), evidenzia come l’odio online si stia espandendo e polarizzando. I dati, già allarmanti negli anni precedenti, continuano infatti a peggiorare.

Su due milioni di post pubblicati su X (l’ex Twitter), fra gennaio e novembre 2024, la metà contiene messaggi d’odio rivolti principalmente alle donne, che risultano il “bersaglio” più colpito. Ma andiamo nel dettaglio delle percentuali dell’intolleranza sui social per il 2024: il 50% dei tweet negativi hanno un carattere misogino, il 27% esprimono antisemitismo (valore quadruplicato rispetto al 2022), l’11% xenofobia, seguita per il 5% da islamofobia, per il 4% da abilismo e per il 3% da omotransfobia.

Dalla guerra in Ucraina e a Gaza, dalle elezioni americane a fenomeni populisti nel mondo: il periodo esaminato è stato storicamente parlando un’epoca di forti turbolenze, incertezze e fragilità, che si sono riverberate – spiegano ricercatrici e ricercatori di Vox – nel quotidiano delle persone, creando un tessuto endemico di tensione e polarizzazione dei conflitti. «Oggi l’odio online è attore fondamentale nella rappresentazione della polarizzazione e i social si configurano come la cinghia di trasmissione tra i mass media tradizionali, la politica e alcune sacche di forte malcontento, che trovano sfogo ed espressione proprio nelle praterie dei social».

La mappatura consente l’estrazione e la geolocalizzazione dei tweet che contengono parole considerate sensibili e mira a identificare le zone dove l’intolleranza è maggiormente diffusa secondo sei diverse categorie: misoginia, antisemitismo, islamofobia, xenofobia, abilismo, omotransfobia. Roma è al primo posto per discorsi omofobi e antisemiti, Milano capitale di quelli xenofobi e misogini, dove a firmarli sono per buona parte donne stesse.

Riguardo all’abilismo, in particolare, come viene sottolineato anche da Elisa Marino dell’Ufficio Legislativo FISH (Federazione Italiana per i Diritti delle Persone con Disabilità), emerge che «l’uso del linguaggio offensivo contro la condizione di disabilità si è andato allargando sempre di più, ampliando anche il suo utilizzo, che risulta essere più ampio e meno specifico». In altre parole, si stanno usando sempre di più parole descrittive della disabilità come strumenti di insulto, dando loro un significato dispregiativo.
Si è rilevato, inoltre, che i picchi di odio verso le persone con disabilità ci sono stati in occasione della diffusione di notizie di cronaca che hanno visto persone con disabilità vittime di aggressioni e violenza. «Altro dato allarmante presente nella Mappa – aggiungono da HandyLex – è quello relativo al contenuto dei tweet che presentano al loro interno il termine “disabile”. Dallo studio di questi ultimi, infatti, affiora la presenza ancora oggi dello stereotipo della persona con disabilità come “bisognosa” e come qualcuno da curare/assistere, oltre, naturalmente, all’idea che definire qualcuno “disabile” oppure “persona con disabilità” sia un insulto».

Quali esempi di stereotipi mappati, in merito all’abilismo, sono ripostati i seguenti: «È solo un povero handicappato. Non a caso hanno scelto lui come burattino». «Solo un cerebroleso sceglie di pagare il 60% di tasse potendo pagarne meno». «L’85% degli italiani si è rotto i coglioni di leggere minorati mentali come te, questa è la realtà!!». Va per altro notato che nel ripostare queste notizie vengono utilizzate le espressioni «affetti da sordità» e «affetta da disabilità», entrambe scorrette e riconducibili al modello medico della disabilità, che è stato superato da oltre vent’anni.

Dato che ormai la letteratura ha evidenziato – e la ricerca ha confermato negli anni – che il discorso d’odio è sempre più spesso governato da account falsi in grado di scatenare le cosiddette shitstorm, ciò che importa studiare e rilevare è soprattutto il potenziale di viralizzazione dei discorsi discriminatori, attraverso il fenomeno delle echo chambers, che si basa proprio sugli stereotipi. (C.C.)

Ricordiamo ancora il link al quale è consultabile l’ottava Mappa dell’Intolleranza di Vox.
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