L’educazione inclusiva dev’essere appassionata di futuro

Lo scrive Andrea Canevaro, una delle principali figure impegnate da molti anni nel nostro Paese in ambito di inclusione scolastica, nella prefazione di "Persone con disabilità. Percorsi di inclusione", recente pubblicazione curata dal Gruppo Solidarietà, che si avvale di numerosi e prestigiosi contributi

Copertina del libro "Persone con disabilità. Percorsi di inclusione"«L’educazione inclusiva vuole innovare riferendosi a un individuo sociale. Innovare perché tutto è cambiato dal trionfo, da una narrazione che ha cancellato la società imponendo l’individuo. Questa narrazione riguarda la scuola (i genitori assediano il singolo insegnante per essere sicuri che il proprio erede abbia tutto il programma completo e senza ostacoli dati da agenti atmosferici che costringono a stare a casa qualche giorno per neve e ghiaccio, come dovuti alla presenza di chi ha bisogni speciali…), il lavoro (inutile invocare il mondo del lavoro di anni fa. Il lavoro è fatto di contratti individuali che non alimentano solidarietà, ma competizioni individuali, progetti individuali ecc.), i servizi (raggiungere la risposta attraverso amicizie, spettacolarizzazioni della propria condizione attraverso giornali e mezzi televisivi, in un crescendo che va dal giornale locale alla trasmissione televisiva su un canale nazionale…)».
Lo scrive una delle principali figure impegnate da molti anni nel nostro Paese in ambito di inclusione scolastica, vale a dire Andrea Canevaro, docente di Pedagogia dell’Università di Bologna (sede di Rimini), nella Prefazione di Persone con disabilità. Percorsi di inclusione, la più recente pubblicazione curata dal Gruppo Solidarietà. E conclude così: «L’educazione inclusiva deve attingere dal passato, compresa la sua origine dovuta ad un amore ancillare. Ma deve innovare senza nostalgie di un passato che non tornerà. Ha il dovere di essere appassionata di futuro, incontrando e lavorando con tutti coloro che sono appassionati di futuro. Questo vuol dire progetto. Nel progettare, l’autodeterminazione del singolo sta nell’autodeterminazione dello stesso progetto. L’integrazione, nella prospettiva inclusiva, non vuole conservare nel presente chi ha Bisogni Speciali. Vuole che sia nel futuro comune [grassetti nostri nelle citazioni, N.d.R.]».

Numerosi e tutti prestigiosi i contributi contenuti nel libro, curati dallo stesso Canevaro, da Lucio Cottini docente di Didattica e Pedagogia Speciale dell’Università di Udine, Marisa Faloppa del Comitato per l’Integrazione Scolastica di Torino, Fausto Giancaterina, coordinatore del Forum Salute, Disabilità e Disagio Psichico per il Piano Regolatore Sociale di Roma, Alain Goussot, docente di Didattica e Pedagogia Speciale all’Università di Bologna, Giampiero Griffo, componente dell’Esecutivo Mondiale di DPI (Disabled Peoples’ International), uno dei “padri italiani” della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, Vanna Iori, docente di Pedagogia Generale all’Università Cattolica di Milano, Vittorio Ondedei della Cooperativa Labirinto di Pesaro, Mario Paolini, pedagogista e formatore e Antonio Saccardo, esperto di integrazione lavorativa di Thiene (Vicenza). (S.B.)

Gruppo Solidarietà (a cura di), Persone con disabilità. Percorsi di inclusione, con prefazione di Andrea Canevaro, Castelplanio 2012, 112 pagine, 12 euro. Il volume può essere richiesto direttamente al Gruppo Solidarietà: tel. 0731 703327, grusol@grusol.it.
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