Il Pontefice che ha fatto dell’inclusione un Vangelo vivo

di Maria Rosaria Ricci
«Alle persone con disabilità – scrive tra l’altro Maria Rosaria Ricci – Papa Francesco ha offerto molto più di parole: ha offerto rispetto, visibilità, ascolto. Ha più volte affermato che non esiste “vita di scarto”, e ha chiesto alla Chiesa e alla società di rimuovere non solo le barriere architettoniche, ma anche – e soprattutto – quelle culturali, mentali, spirituali. Barriere che isolano, che riducono la persona alla sua condizione, e non alla sua ricchezza umana»

Papa Francesco insieme a una persona con disabilitàNel silenzio che oggi attraversa il mondo, si spegne la voce di un uomo che ha saputo accendere luce nei luoghi più bui dell’umanità. Papa Francesco non è stato solo il leader della Chiesa cattolica: è stato un alleato, un padre, un fratello per chi viveva ai margini. Un testimone autentico del Vangelo dell’inclusione.
Durante tutto il suo pontificato, ha messo al centro coloro che il mondo spesso dimentica: i poveri, gli emarginati, i migranti, gli ammalati, le persone con disabilità. Ha mostrato al mondo intero che la dignità non si misura dalla produttività, ma dall’amore che ognuno merita e sa donare.
Alle persone con disabilità Papa Francesco ha offerto molto più di parole: ha offerto rispetto, visibilità, ascolto. Ha più volte affermato che non esiste “vita di scarto”, e ha chiesto alla Chiesa e alla società di rimuovere non solo le barriere architettoniche, ma anche – e soprattutto – quelle culturali, mentali, spirituali. Barriere che isolano, che riducono la persona alla sua condizione, e non alla sua ricchezza umana.
Ha incontrato bambini con disabilità, ha baciato volti segnati dalla sofferenza, ha accolto nel cuore e nell’abbraccio anche chi veniva tenuto lontano. Ha sottolineato quanto gli ammalati siano “la carne sofferente di Cristo”, non oggetti di compassione, ma soggetti attivi di fede e speranza.
Per Papa Francesco, le persone con disabilità non sono state un capitolo a parte, ma cuore pulsante di un mondo che vuole dirsi giusto e umano. Ha ricordato che ogni bambino con una fragilità è un maestro di tenerezza, che ogni anziano non autosufficiente è portatore di una saggezza silenziosa, che ogni giovane con disabilità ha diritto a un presente dignitoso e a un futuro libero.
Ha più volte condannato la cultura dello scarto, denunciando le logiche economiche e sociali che escludono chi non risponde a certi standard. E ha chiamato tutti – istituzioni, cittadini, comunità – a diventare costruttori di una società dove la diversità non sia tollerata, ma valorizzata.
Ha parlato ai cuori, ma ha anche toccato le coscienze. E lo ha fatto con gesti semplici: un sorriso, un abbraccio, uno sguardo, un silenzio carico di presenza. Gesti che, per chi vive ogni giorno una condizione di disabilità, valgono più di mille discorsi.
In un tempo segnato dall’indifferenza e dalla fretta, la sua voce ha saputo rallentare e indicare l’essenziale. Ci ha ricordato che la vera civiltà si misura da come trattiamo i più fragili.
Il mondo oggi piange la sua scomparsa, ma raccoglie il seme che ha lasciato: un invito a guardare ogni persona con gli occhi dell’amore, della giustizia, dell’accoglienza. A costruire una società accessibile non solo negli spazi, ma nei cuori.
Papa Francesco resterà il Papa degli ultimi, il Papa dei nonni dimenticati, il Papa dei bambini senza voce, il Papa delle persone con disabilità, delle loro famiglie, delle loro battaglie. Un Pontefice che ha saputo fare del Vangelo un gesto concreto, una carezza quotidiana.
«Solo quando si guarda con gli occhi degli ultimi, si vede veramente» (Papa Francesco).

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