Lavoro e disabilità intellettive: viaggio tra esperienze, opportunità e ostacoli da superare

di Carmela Cioffi
L’inclusione lavorativa delle persone con disabilità intellettiva e disturbi del neurosviluppo è una sfida ancora aperta, e il Primo Maggio ricorda l’importanza di garantire diritti e opportunità per tutti e tutte. Con l’iniziativa “PeperonAut, raccontata da Giuseppe Tataranno, presidente dell’ANFFAS di Policoro (Matera), avviamo una serie di interviste coincidenti con esperienze emerse dal “mondo ANFFAS”, per dimostrare che anche per le persone con disabilità cognitiva lavorare non è un privilegio, ma un diritto
ANFFAS Policoro, progetto "PeperonAut"
Foto di gruppo per il progetto “PeperonAut” dell’ANFFAS di Policoro (Matera)

L’inclusione lavorativa delle persone con disabilità intellettiva e disturbi del neurosviluppo è una questione aperta che attende risposte concrete, e la Festa dei Lavoratori del Primo Maggio è un’occasione per riportarla al centro del dibattito. “Lavoro ergo sum”: ma per troppe persone con disabilità cognitive, questo principio è un’illusione. A partire dalla Maratona ANFFAS (Associazione Nazionale di Famiglie e Persone con Disabilità Intellettive e Disturbi del Neurosviluppo) del 28 marzo scorso, che ha acceso i riflettori sulle sfide e le opportunità dell’inserimento lavorativo delle persone con disabilità cognitive (ne abbiamo parlato qui), questa serie di nostre interviste si occuperà di alcune esperienze concrete.
Iniziamo dunque con la storia di PeperonAut, progetto raccontato da Giuseppe Tataranno, presidente dell’ANFFAS di Policoro (Matera), dove giovani con disturbi dello spettro autistico trasformano la tradizione culinaria in impresa. Saranno poi altre le iniziative che presenteremo prossimamente, a dimostrare che lavorare non è un privilegio, ma un diritto, il primo passo verso l’autonomia, la dignità e la partecipazione sociale.

Parte da lontano, dalla realizzazione di piccoli laboratori di cucina con ragazzi e bambini con autismo, seguiti da operatori volontari specializzati e dall’esperienza delle nonne il progetto PeperonAut, un laboratorio professionale di lavorazione dei peperoni cruschi con ragazzi con disturbi dello spettro autistico quali dipendenti. Attualmente a che punto siete?
«L’anno scorso abbiamo candidato il progetto al Fondo di Beneficenza di Banca Intesa che ce lo ha finanziato; ci hanno concesso un contributo totale di 80.000 euro. In più abbiamo vinto un Avviso della Regione Basilicata che aspettavamo da due anni e infine è arrivato il Fondo di Inclusione riguardante l’autismo e siamo risultati vincitori. Abbiamo quindi le risorse per poter aprire l’attività. Stiamo aspettando che le maestranze finiscano i lavori. Nel giro di venti giorni penso che potremo pensare all’inaugurazione, anche alla presenza di rappresentanti delle Istituzioni».

Quante persone saranno operative nel laboratorio e cosa faranno di preciso?
«Al momento noi lavoriamo il peperone essiccato, nel senso che va pulito, tagliato, fritto, macinato, oppure dovrà essere fatto in polvere o passato nel cioccolato (ci sarà anche il peperone ricoperto di cioccolato) e in più avremo le confezioni di peperone secco da mettere in vendita, perché c’è una clientela che compra anche il prodotto non fritto e lo frigge a casa».

Le persone con disabilità cognitiva vengono spesso indirizzate verso la ristorazione. Pensi che ci siano reali possibilità di inserimento anche in altri settori?
«I quattro ragazzi che lavoreranno in questa attività hanno tutti una passione diversa: uno è appassionato di libri, uno di cinema, Vincenzo fa anche le recensioni su un suo canale social dei film della Disney, Davide, anche lui, è un appassionato di libri, che si impegnava volontariamente in una biblioteca di un Comune a noi vicino; Antonello, invece, è un vignettista bravissimo, tant’è che su queste loro passioni dobbiamo costruire qualcosa. Nel frattempo, però, proprio per costruire qualcosa, devono lavorare, guadagnare. Hanno 22-23 anni. Guadagneranno il loro stipendio e coltiveranno nel tempo libero le loro passioni. Naturalmente collaboreranno con noi a fare la promozione in giro del prodotto. Abbiamo persino già richiamato l’attenzione del McDonald’s di Policoro. Certo, ci rivolgiamo di più al mercato solidale, all’e-commerce, abbiamo i nostri canali, c’è anche un impegno dell’ANFFAS Nazionale, in vista della prossima campagna di Natale».

Oltre al problema dei fondi, qual è stata la principale difficoltà nel trasformare l’iniziativa da semplice laboratorio a una vera e propria attività lavorativa?
« Oltre ai soldi, c’è la parte burocratica, perché noi apriamo un’attività in tutti i sensi, quindi non è un’attività speciale: basti pensare che occorrono le autorizzazioni sanitarie, i locali giusti. Abbiamo preso un locale da zero, l’abbiamo rimesso a nuovo. Da quando abbiamo iniziato sono passati quasi quattro anni, era un progetto pilota per il quale ci siamo avvalsi della collaborazione e della grande competenza del professor Roberto Keller, che ci supporta ancora, ed è il nostro consulente scientifico.
Non ci fermeremo a questi quattro giovani, il passo successivo è che, poiché una nostra socia ha un biscottificio, i ragazzi produrranno anche i taralli con il peperone. È una cosa bellissima, questa. Noi genitori abbiamo costituito una Cooperativa dove siamo tutti soci, non abbiamo scopi di lucro, a noi interessa esclusivamente supportare i nostri ragazzi ad andare avanti, a fare la loro attività, a lavorare».

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