“La Banca dei Sogni” è un progetto teatrale che racconta la società appunto attraverso i sogni. La regista Francesca Merli, in questa nostra intervista, approfondisce il confronto tra un giovane con e uno senza disabilità e riflette su come il teatro possa dare voce a queste storie e sensibilizzare il pubblico

La Banca dei Sogni è più di uno spettacolo: è un’indagine sulla società attraverso i sogni, raccolti in anni di interviste nelle città italiane. Ideato da Francesca Merli e Laura Serena, esplora le diverse fasi della vita, con un focus sull’adolescenza e anche sulla disabilità.
In questa nostra intervista, Merli racconta proprio questa parte dello spettacolo, soffermandosi sul confronto tra due adolescenti, uno con disabilità e uno senza, e riflettendo sul ruolo del teatro nella rappresentazione delle loro esperienze.
Nel segmento dedicato all’adolescenza, ha scelto di mettere a confronto un giovane con disabilità e uno senza. Cosa l’ha portata a questa decisione e quali aspetti significativi sono emersi dal loro dialogo?
«Ho deciso di mettere a confronto Enrico, un ragazzo con un disturbo dello spettro autistico, e Andrea, un adolescente senza disabilità, ma con problemi comportamentali. Entrambi fanno fatica a progettare un futuro, pur desiderando un lavoro e una vita migliore. Li abbiamo incontrati e intervistati a Padova. Anche se ha delle difficoltà, il talento di Enrico è quello di voler aiutare, a sua volta, chi affronta barriere fisiche e motorie. Il suo sogno è permettere alle persone in carrozzina di raggiungere qualsiasi luogo pubblico più agevolmente, soprattutto luoghi culturali come teatri e cinema, tramite pedane costruite con mattoncini Lego.
Entrambi si trovano a fare un finto colloquio: questa è la manipolazione teatrale, un finto colloquio per un lavoro da magazziniere. Paradossalmente l’adolescente con disabilità, nello specifico questo ragazzo che si presenta con la maglietta di Super Mario e con le pedane, ha in sé una grande forza, cioè quella di lottare ancora, di credere per i suoi sogni, mentre Andrea, che magari ha meno difficoltà sulla carta, appare più disilluso rispetto a ciò che lo circonda».

Ha definito La Banca dei Sogni come uno spettacolo di teatro d’indagine e documentaristico, basato su un metodo di mappatura delle città e delle persone. Come si sviluppa questo approccio e in che modo contribuisce alla rappresentazione della disabilità nella narrazione teatrale?
«Abbiamo iniziato nel 2018: come dei veri reporter mappiamo la città, andiamo a capire quali sono le caratteristiche peculiari di ogni luogo, dove possiamo trovare ogni generazione e intervistiamo un campionario di persone. A Padova sono venuta in contratto con Talents Lab Lego, un’Associazione che accoglie giovani con diverse disabilità e che cerca di captare quale sia il loro talento. In quest’ultima versione della Banca dei Sogni, prodotta dal Teatro Stabile del Veneto, abbiamo deciso di portare le persone non più in scena con noi, ma in video. Quindi le persone sono inserite in un video che dialoga con gli attori professionisti in scena, che sono Laura Serena e Marco Trotta. La prossima tappa dello spettacolo sarà il 16 e il 17 maggio a Genova al Teatro della Tosse».
Nel suo percorso artistico ha spesso affrontato il tema della disabilità, come nello spettacolo In stato di grazia, quali aspetti voleva mettere in luce?
«La disabilità è un tema che mi sta particolarmente a cuore. Ho dedicato appunto lo spettacolo In stato di grazia a questo argomento, ove otto ragazzi con e senza disabilità sono protagonisti in scena. Anche in questo lavoro siamo partiti da un’inchiesta, raccogliendo testimonianze attraverso interviste. Non abbiamo intervistato direttamente i ragazzi, perché all’epoca erano bambini e molti di loro avevano difficoltà nel comunicare, ma abbiamo parlato con i loro genitori. Abbiamo intrecciato il racconto dell’inchiesta con la fiaba di Pinocchio, esplorando storie complesse di nascite premature, adozioni e percorsi difficili. Poi ci siamo soffermati su una fase delicata della crescita: l’adolescenza, la pubertà e l’istinto sessuale nei ragazzi con sindrome di Down, un tema che spesso viene trattato come un tabù. Lo spettacolo tornerà in scena, dopo essere stato rappresentato a Milano al Teatro Franco Parenti tra novembre e dicembre».
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