Una rampa per trasformare l’inclusione da tema astratto a realtà concreta

di Stefania Delendati*
Ha una valenza sociale di forte impatto il progetto “#IoRampo”,che partendo dal tessuto commerciale delle nostre città, sensibilizza la comunità sull’importanza dell’accessibilità e trasforma l’inclusione da tema astratto a realtà concreta. Ne parliamo con l’ideatore, Andrea Venuto, persona con disabilità e già disability manager della città di Roma
Locale di Olbia che ha aderito a "#IoRampo"
Un locale di Olbia in Sardegna che ha aderito a “#IoRampo”

“Rampare”, ovvero arrampicarsi, inerpicarsi, secondo il dizionario italiano De Mauro. Un verbo che rappresenta anche la quotidiana lotta contro le barriere architettoniche sulle quali, appunto, bisogna arrampicarsi e inerpicarsi, con notevole sforzo, qualche rischio e spesso con esiti pessimi.
Il progetto che stiamo per raccontare coniuga questa forma verbale al modo indicativo, tempo presente, prima persona singolare, #IoRampo, e prende spunto dalle rampe mobili che gli esercizi commerciali aderenti all’iniziativa ricevono per superare i gradini all’ingresso, senza interventi architettonici e senza bisogno di chiedere permessi.
Ne abbiamo parlato con l’ideatore, Andrea Venuto, un uomo con disabilità che dalla sua voglia di vivere il più liberamente possibile i luoghi pubblici e dall’esperienza come disability manager di Roma, ruolo ricoperto per quattro anni, ha pensato di raccogliere intorno a sé un team per generare azioni concrete quanto semplici e migliorare la fruibilità di negozi, bar, ristoranti e altri servizi.

Andrea, quando e come è nato #IoRampo? «#IoRampo è prima di tutto un gruppo di persone con e senza disabilità che hanno deciso di cambiare le cose. Il progetto nasce nello scorso mese di gennaio, dietro casa mia e perché ero stanco di prendere il caffè sul marciapiede a causa dell’inaccessibilità per le persone con disabilità del mio bar preferito… e questa cosa succedeva spesso dal fruttivendolo, nel negozio di cravatte, in quello dei vestiti, in cartolibreria ecc. Il barbiere, invece, non aveva gradini di soglia, ma data la mia “acconciatura” alla Ronaldo… comunque, non mi era utile».

Andrea è molto ironico, ve ne renderete conto leggendo le sue risposte. C’è per altro da dire che a volte l’ironia è l’àncora di salvezza di fronte a difficoltà che solo in apparenza possono sembrare secondarie. Ribaltiamo il luogo comune secondo cui le persone con disabilità sono solo soggetti bisognosi di assistenza: sono infatti cittadini e cittadine che hanno diritto di potersi muovere, decidere dove fare un aperitivo, comprare un paio di scarpe o un abito, andare al ristorante, per parlare in termini di business, spendere i propri soldi dove meglio credono. Invece è necessario fare sopralluoghi, telefonate preventive per accertarsi che non ci siano ostacoli, misure non sempre sufficienti, perché chi risponde non è preparato e fa di tutta l’erba un fascio, magari dice che «ha già avuto altri clienti disabili che non hanno avuto nessun problema», scoprendo poi, ad esempio, che gli altri clienti avevano una leggera carrozzina manuale, mentre una carrozzina elettronica non riesce a scavalcare quei gradini che comunque non dovrebbero esserci, neppure per chi si sposta su una sedia a rotelle manuale. E così si resta fuori, oppure si trovano soluzioni di ripiego faticose e poco dignitose.

Chiediamo ad Andrea qual è la percezione che i titolari delle attività commerciali hanno delle persone con disabilità e cosa fa #IoRampo per modificare i paradigmi: «Bisogna innanzitutto far comprendere – dice – che una persona con disabilità vive una condizione, non una malattia. Questo significa divulgare la percezione di un’opportunità per le attività commerciali e non semplicemente essere a norma con la legge… qualcuno ogni tanto ci dice: “ma io non ho clienti disabili”, noi gli rispondiamo: “per forza, non sei accessibile!”».
Ma quali sono (se ci sono) i maggiori pregiudizi che incontrate? «A parte qualche caso isolato, che forse un giorno racconteremo, più che pregiudizio c’è non conoscenza, mancanza di presa di coscienza di un tema che invece è molto importante».

Fare parte della rete #IoRampo è facile e veloce. I titolari delle attività interessati contattano i referenti del progetto attraverso la pagina web dedicata e un esperto li guida nella scelta della rampa in alluminio più adatta alle esigenze del suo locale. Ne sono disponibili diversi modelli, tutti omologati, portatili e configurabili, studiati per superare in sicurezza dislivelli fino a 50 centimetri, cosicché, in maniera molto pratica, un luogo commerciale aperto al pubblico diventa visitabile secondo la normativa vigente in materia di abbattimento delle barriere architettoniche, consentendo l’ingresso in assoluta autonomia. Non è necessario alcun intervento strutturale permanente, se è vero che una volta consegnata la rampa, il negozio viene certificato e il suo impegno per l’inclusività promosso sul sito e sui canali social del progetto.
Ogni installazione diventa una storia che viene raccontata, offrendo visibilità e un potenziale aumento del numero dei clienti fino al 20%. Ma quali feedback ricevete dagli esercenti? «Prima di tutto stupore, non pensavano che ci fosse così tanta opportunità di vendita semplicemente rendendosi inclusivi».
La segnalazione di un’attività commerciale da rendere accessibile, chiediamo anche, può partire pure da un comune cittadino? «Sulla piattaforma web del progetto abbiamo una pagina dedicata a questo che si chiama Qui vorrei entrare. A seguito della segnalazione, contattiamo il negozio e offriamo la possibilità di entrare nella nostra rete di esercizi commerciali accessibili a tutti».
Come si individua un luogo certificato #IoRampo? «La piattaforma web del progetto, se consultata dallo smartphone, geolocalizzandosi in tempo reale ti dice quali negozi vicino a te hanno aderito e sono quindi accessibili; comunque, ogni esercizio commerciale insieme alla rampa mobile per superare il gradino di soglia (ahimè, quest’ultimo è quasi sempre presente in ogni negozio) riceve anche una vetrofania da attaccare in bella vista per tutti quei passanti che così possono rendersi conto che quel luogo è accessibile e quindi inclusivo».

Il progetto di cui stiamo raccontando è molto giovane, ma ha già fatto parecchia strada: «Dopo una prima fase di analisi e sperimentazione – spiega Andrea -, in poco più di tre mesi hanno aderito quasi cento attività commerciali: siamo partiti dalla Regione Sardegna, che è molto sensibile e attenta a questi temi, per poi sbarcare nel Lazio, in Piemonte, in Friuli Venezia Giulia e nel Veneto. Il progetto ha ambizioni nazionali ed entro l’estate saremo presenti in tutta Italia».
Proprio nella Regione dove tutto è cominciato, nelle scorse settimane l’iniziativa è stata presentata presso la sede della Confcommercio Nord Sardegna che mira a coinvolgere gli oltre tremila esercizi commerciali di quest’area dell’isola i quali, come tutti i negozi già entrati nella famiglia #IoRampo, diventeranno più attrattivi non solo per le persone con disabilità, ma anche per gli anziani e le famiglie con bambini piccoli.
Continua Andrea parlandoci degli altri partner istituzionali e nell’associazionismo: «Il progetto è patrocinato dalla UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare), con la quale collaboriamo coinvolgendo soprattutto la comunità delle persone con disabilità, con anche la possibilità di inserire nel mondo del lavoro ragazzi e ragazze a prescindere dalla propria condizione di svantaggio; in più, stiamo sottoscrivendo protocolli di intesa con le Associazioni di Categoria, nonché con Enti di prossimità, come le realtà Comunali».

#IoRampo, va detto, ha una valenza sociale di forte impatto. Partendo infatti dal tessuto commerciale delle nostre città, si sensibilizza la comunità sull’importanza dell’accessibilità e si sostengono i valori dell’inclusione, un dovere civico ma anche un’opportunità di crescita per tutti e tutte.
Quali azioni, chiedo ad Andrea, mettete in atto per promuovere la visione che sta alla base del vostro progetto? «La prima cosa che raccontiamo agli esercenti è che in Europa ci sono oltre 100 milioni di persone con esigenze di mobilità, 13 milioni solo in Italia: questo significa opportunità di mercato e non solo essere “socialmente corretti”. Il nostro obiettivo principale è migliorare la qualità della vita delle persone con disabilità, costituendo un ambiente inclusivo per tutti e tutte, nessuno escluso; questo porta giovamento a tutto il contesto urbano di una città, creando posti di lavoro, generando Prodotto Interno Lordo (come dicono quelli bravi) e producendo un lascito – culturale, sociale, strutturale, economico e istituzionale – duraturo nel tempo, per generare un impatto che va oltre il ciclo operativo di un progetto come #IoRampo».

Chiediamo infine ad Andrea Venuto quali iniziative siano in cantiere: «Moltissime: da un sempre maggiore coinvolgimento delle persone con disabilità da tutti i punti di vista, ad iniziative locali mirate; nonché l’ambizione di lanciare una campagna nazionale per i grandi brand che desidereranno diventare accessibili e inclusivi su tutta la loro rete di negozi; pensiamo a famosi e diffusissimi franchising e alle grandi catene commerciali… abbiamo già lo slogan di quello che sarà un premio nazionale che lanceremo in occasione della prossima Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità: Be inclusive to be exclusive!, “Essere inclusivi vuol dire essere esclusivi!”. Con #IoRampo non soltanto l’accessibilità diventa un fatto tangibile, ma l’inclusione sociale stessa da tema astratto diventa realtà. E lo fa cominciando dalle piccole cose di ogni giorno, come prendere un caffè all’interno di un bar e non sul marciapiede!».

*Direttrice responsabile di Superando. Il presente contributo è già apparso in “InVisibili”, blog del «Corriere della Sera.it», con il titolo “Una rampa per abbattere le barriere (soprattutto culturali)” e viene qui ripreso, con alcuni riadattamenti al diverso contenitore, per gentile concessione.

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