Ausili: il rispetto dei diritti non può dipendere da dove si abita o da quanto è efficiente la propria ASL!

«Le parole del Ministro della Salute – affermano dalla Federazione FISH – non bastano a fermare i disagi riguardanti gli ausili per le persone con disabilità, né bastano a ripristinare i diritti violati e a garantire uniformità e rispetto delle norme su tutto il territorio nazionale: è infatti inaccettabile che il rispetto dei diritti delle persone con disabilità continui a dipendere da dove si abita, da chi risponde a uno sportello, da quanto è efficiente o meno una singola ASL»

Particolare di persona in carrozzina elettricaUn ulteriore aggiornamento sulla questione da noi evidenziata con vari servizi pubblicati in queste settimane (se ne veda l’elenco in calce), riguardante il fatto che dal 1° gennaio di quest’anno spetterebbero agli utenti le spese legate alla manutenzione e alle riparazioni delle carrozzine a motore elettrico (batterie, motori, joystick, ruote), dopo l’entrata in vigore del Nomenclatore Allegato 5 al DPCM 12/2017, avvenuta il 30 dicembre 2024, con l’approvazione delle relative Tariffe dell’Elenco 1, arriva dopo la risposta del ministro della Salute Schillaci a un’Interrogazione Parlamentare sulla materia.
Come avevamo infatti riferito nei giorni scorsi, in tale risposta il responsabile del Dicastero della Salute aveva dichiarato che «per le carrozzine per le persone con disabilità le Regioni e le Asl devono stipulare contratti attraverso gare pubbliche ed i fornitori devono garantire l’adattamento e personalizzazione dei dispositivi da parte di professionisti abilitati, la manutenzione ordinaria, oltre alla sostituzione dei componenti come le batterie. Non è una raccomandazione, ma una norma di legge». «Il nuovo Decreto Tariffe del 2025 – aveva aggiunto Schillaci – non ha cambiato nulla sui diritti dell’assistito, poiché l’innovazione riguarda solo la modalità di approvvigionamento, ma i diritti dei cittadini sono rafforzati». «La riparazione – aveva quindi concluso – rimane a carico delle aziende sanitarie e all’assistito non dovrebbe essere richiesta alcuna compartecipazione alla spesa per la riparazione e sostituzione delle carrozzine, se questo sta accadendo, qualcuno non applica le normative. Non è accettabile».

Ebbene, secondo la FISH (Federazione Italiana per i Diritti delle Persone con Disabilità e Famiglie), «quelle parole del Ministro non bastano a fermare i disagi, né bastano a ripristinare i diritti violati e a garantire uniformità e rispetto delle norme su tutto il territorio nazionale. Secondo Schillaci, infatti, il nuovo sistema introdotto dal Decreto Tariffe collegato al DPCM 12/2017 non avrebbe inciso negativamente sui diritti delle persone con disabilità, ma la realtà quotidiana è ben diversa, con segnalazioni che ci giungono continuamente, raccontando ritardi, rimpalli di responsabilità, interpretazioni divergenti, richieste improprie di pagamento, e difficoltà nell’ottenere interventi tempestivi su ausili essenziali».
E tutto ciò, secondo la FISH, «non vale solo per le carrozzine elettriche, ma per ogni ausilio riconosciuto dal Nomenclatore (Allegato 5 al DPCM 12/2017), approvato con il Decreto Tariffe dell’Elenco 1 il 30 dicembre scorso. È pertanto inaccettabile che il rispetto dei diritti delle persone con disabilità continui a dipendere da dove si abita, da chi risponde a uno sportello, da quanto è efficiente o meno una singola ASL».

«Riteniamo che le parole del Ministro – aggiungono dalla Federazione -, per quanto formali e corrette sotto il profilo normativo, non colgano la gravità del problema, se è vero che è proprio l’applicazione concreta della norma ad essere in crisi. Ed è in questa distanza tra il principio e la prassi che si consuma, ogni giorno, la frustrazione e la rinuncia forzata all’autonomia di migliaia di persone con disabilità. Gli ausili, infatti, non sono una “gentile concessione”, ma un diritto garantito dai LEA (Livelli Essenziali di Assistenza), sono strumenti di cittadinanza e la loro piena funzionalità non può essere oggetto di ambiguità, né rimandata per mancanza di indicazioni operative o disallineamenti tra Ministero e Regioni. Il quadro normativo è chiaro: le prestazioni devono essere garantite, anche oltre i limiti di garanzia, a totale carico del Sistema Sanitario. Il problema, quindi, non sta nelle regole, ma nella loro effettiva applicazione».

«Non servono altre dichiarazioni rassicuranti – commenta Vincenzo Falabella, presidente della FISH -, serve un intervento strutturale e immediato, una regìa nazionale più forte, in grado di intervenire quando i diritti sanciti non trovano applicazione effettiva. Non è accettabile che tanti mesi dopo l’adozione del nuovo Decreto Tariffe, e a più di sette anni dall’approvazione della norma di riferimento, le persone con disabilità siano ancora costrette a denunciare ciò che dovrebbe essere garantito. Il Governo ha il dovere di assicurare che i diritti non siano solo affermati, ma resi effettivi. Le parole non bastano più. Occorrono misure concrete, controlli veri e la volontà politica di non lasciare nessuno indietro. Chi ha una disabilità non può vivere in attesa di un’interpretazione o di una gara regionale. Ha diritto a una risposta, ora!». (S.B.)

Per ulteriori informazioni: ufficiostampa@fishets.it.
Al tema trattato in questo contributo abbiamo già dedicato i seguenti testi: Batterie e riparazioni delle carrozzine a motore elettrico: pagano gli utenti? (a questo link); Cari Ministri, Care Regioni: e quindi, se mi si rompe la batteria, devo restare chiuso in casa? (a questo link); Carrozzine a motore elettrico e spese a carico degli utenti: bene il Veneto, ma la FISH scrive al Governo (a questo link); Far pagare le batterie sarebbe una palese violazione dei diritti umani (a questo link).
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