«Il 28 giugno – scrivono dall’Imprtesa Sociale Yeah! -, data in cui è entrata in vigore la Legge Europea sull’Accessibilità, può essere considerato come l’inizio di un cambiamento virtuoso, in cui le aziende, grandi e piccole, devono chiedersi cosa fare per rendere accessibili i loro servizi eprodotti digitali, iniziando un percorso concreto e graduale, anche tramite test di accessibilità riguardanti i siti, le app, i documenti e i contenuti digitali, coinvolgendo utenti con differenti disabilità ed esperti nel campo»
L’entrata in vigore il 28 giugno scorso dell’European Accessibility Act, la Legge Europea sull’Accessibilità adottata nel 2019 [se ne legga già ampiamente sulle nostre pagine, N.d.R.], non significa che da quella data tutti i prodotti e i servizi digitali delle aziende debbano essere accessibili. Se in alcuni casi, infatti, l’obbligo scatta da subito, in altri ci sarà tempo ancora fino al 2030 per adeguarsi.
Come per altre novità, gli obblighi per l’accessibilità digitale possono generare confusione e le aziende si interrogano su come adeguarsi nel minor tempo possibile. L’accessibilità digitale richiede però anzitutto, una trasformazione culturale e dei processi IT (Information Technology) e digitali. Ad esempio, installare widget o overlay di accessibilità per “rendere il sito accessibile” può sembrare la via più veloce, ma non garantisce la conformità e, anzi, è una soluzione che è stata più volte sconsigliata dalle principali autorità di vigilanza e dalle Associazioni di persone con disabilità.
Il 28 giugno, quindi, può essere considerato non come una scadenza finale, ma come l’inizio di un cambiamento virtuoso, in cui le aziende devono chiedersi cosa fare per rendere i loro servizi e i loro prodotti digitali accessibili. L’occasione, insomma, per iniziare un percorso concreto e graduale, affidandosi a partner seri e credibili, accreditati con le Associazioni che si occupano di disabilità.
Per arrivare all’accessibilità di un sito, infatti, ci sono tanti accorgimenti e linee guida da mettere in pratica: immagini con testo alternativo, caratteri più leggibili, colori che non confondano le persone con daltonismo, sottotitoli per i video, un linguaggio più chiaro e diretto e molto altro. Bisogna quindi innanzitutto capire se i propri servizi e prodotti digitali sono accessibili a tutti gli utenti, ossia se sono conformi ai requisiti tecnici indicati dalla citata Direttiva Europea. Una buona idea è svolgere test di accessibilità, non solo per i siti, ma anche per app, documenti e contenuti digitali, coinvolgendo utenti con differenti disabilità ed esperti nel campo, che possano dare una validazione concreta e proporre le soluzioni giuste.
Molti pensano infine che l’accessibilità digitale debba riguardare solo le pubbliche amministrazioni o le grandi aziende, ma anche le piccole possono fare la differenza e dare un segnale, e scegliere di essere più inclusive. A volte basta un piccolo investimento e piccoli cambiamenti per aprire il proprio sito a tanti utenti finora esclusi.
*Yeah! è nata nel 2013 a Verona come Cooperativa Sociale e oggi è un’Impresa Sociale, che si occupa di accessibilità digitale e di servizi che migliorano la qualità della vita delle persone con disabilità.
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