«Tra il mese di maggio e il mese di settembre riprenderò il mio “sciopero” del nuoto, con un’iniziativa rivolta in questo caso all’Europa, con la quale intendo nuovamente focalizzare l’attenzione su alcune tematiche relative al mondo dei disabili, con particolare riferimento al problema che mi riguarda più direttamente, quello della fruizione dei presìdi protesici più all’avanguardia».
Salvatore Cimmino, dunque, “raddoppia” e come ha spiegato il 21 aprile scorso, durante la conferenza stampa di presentazione, dopo il suo Giro d’Italia a Nuoto del 2007 e il successo di quell’iniziativa, allargherà quest’anno il suo tour natatorio al Vecchio Continente, con un Giro d’Europa a Nuoto articolato su sei tappe successive (Scilla-Cariddi in Sicilia, dal 1° al 3 maggio; Stretto di Gibilterra, dal 22 al 30 maggio; Capri-Napoli dal 20 al 21 giugno; Canale della Manica, dal 25 luglio al 2 agosto; Copenhagen-Malmö dal 28 agosto al 1° settembre; Punta Salvore-Trieste dal 25 al 27 settembre).
Anche quest’anno, per altro, Cimmino parla di “sciopero” del nuoto, espressione che egli stesso ha motivato con gli scopi di sensibilizzazione che intende dare a questa sua “sfida”: «Con questa iniziativa – ha dichiarato infatti – torno a chiedere l’aggiornamento del Nomenclatore Tariffario, strumento attraverso il quale il Sistema Sanitario Nazionale fornisce le protesi e che ancora oggi non prevede gli strumenti di ultima generazione, già ampiamente forniti in alcuni Paesi europei. Può sembrare ovvio, ma non trovo sia inutile ricordare che anche la più piccola miglioria, il più piccolo passo in avanti, frutto della ricerca scientifica e del lavoro di tante persone, può contribuire ad alleviare la fatica di tanti disabili motori, contribuire alla nostra autonomia, aiutarci in un percorso di vita fatto di integrazione, dignità e sviluppo».
Ancora allo stesso Cimmino, dunque, cediamo la parola, riprendendo integralmente, qui di seguito, il bel discorso da lui pronunciato il 30 gennaio scorso a Firenze, in occasione della presentazione dei XXXII Campionati Internazionali Giovanili di nuoto. (S.B.)
Nel mondo dello sport, ormai da diversi anni, ho trovato accoglienza, solidarietà e ascolto. Ed è a partire da questo mondo, attraverso i suoi valori, che è nata un’iniziativa che mi ha consentito, e ancora mi consente, di condividere tematiche che per me, disabile, sono particolarmente e ovviamente sentite.
Parlo di condivisione perché ritengo che soltanto con la partecipazione di tutta la società civile sia possibile un percorso di totale integrazione della persona con disabilità. Tutte le donne e tutti gli uomini che, come me, dalla nascita o per un evento successivo, si ritrovano segnati da una difficoltà fisica o psichica, vivono in una sorta di attesa di una “liberazione dalla gabbia” che li imprigiona, menomando le loro esistenze. Per questo io credo che sia necessario intervenire essenzialmente nel campo degli stimoli e delle sollecitazioni: quando la disabilità non è eliminabile, è però sempre possibile liberare le potenzialità che non sono state cancellate.
Avevo quattordici anni quando, a seguito di un’operazione dovuta a un osteosarcoma, mi sono ritrovato a dover vivere con un arto amputato. È ovvio che da quel momento la mia vita sia cambiata. Oggi posso lucidamente capire che allora mi si aprivano davanti due strade, entrambe percorribili: quella della rassegnazione, della chiusura in me stesso, del distacco dalla vita reale, oppure quella della reazione, della ricerca del riscatto, dell’adesione a valori diversi.
Non fu facile, ho vissuto momenti duri in cui oscillavo tra l’una e l’altra possibilità. All’esterno trovavo più frequentemente compassione che comprensione, più protezione che sollecitazione. Crescendo però, seppur con fatica, sono riuscito a far sì che gli altri, insieme a me, imparassero a vivere questa disabilità con spirito costruttivo, attribuendo un valore positivo alla diversità, a tutte le diversità, traendo dalla condivisione delle difficoltà un insegnamento più generale.
Oggi sono più forte, e questa forza voglio metterla al servizio di chi ancora non ce la fa, di chi stenta a sopportare la fatica di una vita invasa dai disagi e povera di relazioni emotive, di chi soccombe agli egoismi individuali e non trova il coraggio di rivendicare dignità e amore.
In modo particolare, vista la mia specifica disabilità, mi batto per un obiettivo specifico: la modifica del Nomenclatore Tariffario delle Protesi e degli Ausili. Questo documento, infatti, risale al 1992 e nel corso di questi diciassette anni la ricerca scientifica ha fatto passi da gigante; è evidente, dunque, che si tratti ormai di uno strumento datato e obsoleto, che non tiene conto dell’innovazione tecnologica, obbligando i disabili ad utilizzare i vecchi presìdi rimborsati dal Servizio Sanitario Nazionale o a farsi carico della differenza di costo con quelli tecnologicamente più avanzati disponibili sul mercato. In altri casi, inoltre, non contempla la possibilità di rimborso per protesi e ausili che invece, in altri Paesi europei, vengono regolarmente forniti, tramite i rispettivi Servizi Sanitari Nazionali.
il progresso tecnologico è oggi in grado di offrire un evidente beneficio ai quattro milioni di disabili italiani, come per altro rilevato da uno studio del 2004, condotto dall’Università Bocconi di Milano, secondo il quale, a parità di costo, le protesi di ultima generazione sono in grado di offrire un evidente miglioramento della qualità della vita.
Finché il Servizio Sanitario Nazionale continuerà ad essere poco previdente, preferendo percorrere la via del risparmio, prevedendo budget di spesa incongruenti con la realtà, i disabili italiani dovranno pagare sulla propria pelle il prezzo di scelte che privilegiano il risparmio immediato e apparente, rispetto a un investimento che, seppur nell’immediato più alto, permetterebbe poi minori costi sociali e sanitari negli anni successivi.
Sono convinto che l’integrazione delle persone disabili abbia fatto progressi, che anche culturalmente tanti obiettivi siano stati raggiunti ed è proprio per questo, perché tutto il lavoro svolto in questi anni non si perda nel mare degli egoismi e dell’individualismo, che mi ritrovo ancora una volta a presentare un’iniziativa la quale spero possa servire in qualche modo a dare voce alla nostre esigenze, alla nostra voglia di esserci e di partecipare appieno, attivamente e anche con divertimento, alla vita di questo nostro Paese.
Durante la conferenza stampa di Firenze, Salvatore Cimmino ha voluto ringraziare l’Artiglio Nuoto e l’Asso Nuoto Viareggio – «per avere sposato le ragioni e i valori che sostengono questo evento» – e anche il Circolo Canottieri Aniene e la Fondazione Roma, ricordando che queste due ultime società lo accompagneranno anche quest’anno «con calore, affetto ed estrema competenza».