Vi ricordate di Josito? La notizia del suo debutto nel cinema porno era stata diffusa negli ultimi mesi del 2006 da alcuni media spagnoli, tra cui il quotidiano “El Mundo”, ed era rimbalzata anche in Italia.
Il clamore relativo alla sua scelta derivava dal fatto che Josito, oggi ventitreenne, è disabile dall’età di diciassette anni a causa di un incidente che gli ha procurato una lesione midollare. Muove appena le gambe e una mano e al giornale «El Mundo» ha spiegato che «la cosa migliore, trovandosi in una condizione simile alla mia, è sperimentare tutto ciò che si riesce o meno a fare con il proprio corpo, per acquisire nuove mobilità, perché ogni lesione è diversa e reagisce diversamente a seconda del soggetto che si trova a subirla».
Si tratterebbe – e la notizia ad oggi non è ancora stata smentita – del primo attore con disabilità nel cinema hard. Con lo scopo annunciato di far cadere i tabù sul tema della sessualità delle persone con disabilità e di invitare le donne a non temere l’intimità con un partner disabile, Josito si è infatti fatto riprendere dal regista e produttore Nacho Allende (nome d’arte Torbé), mentre incontra, una ad una separatamente, sei ragazze: Saray, Martita Dinamita, Yaiza del Mar, Heidi Hot, Salma de Nora e Diana Dean. Con ognuna ha un rapporto sessuale filmato in tempo reale, mentre rimane seduto sulla sua carrozzina o è sdraiato su un letto.
Da segnalare infine che il ricavato del film, almeno quello relativo alla performance di Josito, verrà devoluto alla ricerca midollare.
Josito, cosa pensi del fenomeno del porno in generale?
«Mi è sempre piaciuto, fin da giovanissimo. Non è che veda film porno tutti i giorni, però li vedo e mi piacciono molto. Non ho pregiudizi nei confronti di chi lavora nel mondo dell’hard. Anche se in tanti non sono d’accordo, penso si tratti di un lavoro come qualunque altro, ma particolarmente gratificante e redditizio. Si dice che il porno sia maschilista perché avvilisce la donna. Stupidaggini: a loro piace e ci guadagnano molto bene. Altrimenti non lo farebbero, visto che non vi sono obbligate».
Perché, secondo te, nonostante non siano poche le persone che lo ricercano, il porno rimane un tabù sociale?
«Questo resta per me inspiegabile. Chi lavora nel porno o lo consuma non è un depravato né un “mostro” e tanti che lo criticano, poi in privato se lo guardano. In più, una buona pellicola porno può servire per la soddisfazione sessuale o perfino a risolvere alcuni problemi di coppia, come la mancanza di desiderio o di fantasie erotiche. Altrimenti, le giornate finirebbero con il diventare noiose, no?».
Perché hai deciso di recitare in un film porno? Quando ti è venuta questa idea per la prima volta?
«Fin da molto giovane mi sarebbe piaciuto fare l’attore. A sedici anni scoprii dove potevo iscrivermi ad un casting, ma, siccome ero ancora minorenne, non mi permisero di partecipare. Così decisi di aspettare finché poi, per mia sfortuna, a diciassette anni ebbi un incidente. Allora ho diffuso la mia intenzione tramite internet, dopo un po’ sono stato contattato e mi è stata data l’opportunità di recitare. L’ho presa al volo».
Com’è stata la tua esperienza sul set? Eri a tuo agio?
«L’esperienza è stata veramente fantastica. Ero totalmente a mio agio perché, quando mi hanno offerto la parte, avevo chiesto e ottenuto di poterla realizzare a modo mio».
Quanto sono durate le riprese e com’è stato avere rapporti sessuali di fronte ad altre persone e in mezzo ad un set fatto di luci e telecamere?
«Le riprese non sono durate più di quello che dura una relazione sessuale normale. Abbiamo girato tutto di un fiato, senza tagli e la verità è che, in nessun momento, ho sentito vergogna o soggezione per la telecamera, le luci o qualsiasi altra cosa».
Come si sono comportate le ragazze con cui hai lavorato? Pensi abbiano avuto delle difficoltà nel rapportarsi con te?
«Veramente le ragazze si sono comportate benissimo con me, e mi piacerebbe, da qui, ringraziarle tutte. Sono ragazze fantastiche, bellissime e con alcune tengo ancora relazioni di amicizia, anche se non sono di Madrid. Credo di non aver avuto alcuna difficoltà nelle relazioni sessuali con loro. Forse alla fine erano un po’ più stanche, perché a loro spettava il ruolo attivo…».
Pensi che parlare della sessualità delle persone disabili sia un tabù?
«La sessualità delle persone disabili è un tabù e lo dimostra il fatto che non se ne parli quasi mai esplicitamente. La gente pensa che chi è in carrozzina, o ha un qualsiasi tipo di handicap, non abbia o non debba avere relazioni: è una cretinata. È dimostrato che chi conduce una vita sessuale abbondante e sana è più felice. Perché privarci di questa felicità?».
Girerai altri film porno in futuro?
«Fino a poco tempo fa, prima che uscisse la notizia del mio film, non erano in molti a saperlo. Mi piacerebbe che ora le cose cominciassero a cambiare. Sto conducendo una vita un po’ monotona e, se mi venissero offerti nuovi lavori, potrei iniziare a conoscere gente, viaggiare un po’…».
Vorresti diventare un attore di professione? Solo nell’ambito del porno?
«Mi piacerebbe girare molte altre pellicole come attore. Vorrei soprattutto guadagnare denaro per donarlo alle persone che stanno studiando una cura per le lesioni al midollo e in questo momento l’unico modo che ho a disposizione per aiutarle è tramite il cinema porno. Non credo che riuscirò a diventare un attore professionista, ma ci proverò con tutte le forze. Poi, certo, non mi dispiacerebbe se qualcuno mi offrisse un contratto come attore “convenzionale”, ma non so chi mi possa chiamare, visto che non ho grandi doti interpretative. In ogni caso, non scarterò neanche questa possibilità».
I mass media spagnoli hanno parlato del tuo film?
«Sì, qualche media spagnolo mi ha fatto delle interviste e ho partecipato anche a un paio di programmi televisivi. All’inizio, però, quando nella mia famiglia lo sapevano ancora in pochi, ho preferito rifiutare qualche intervista e parlarne prima con loro personalmente».
Come hanno reagito le associazioni spagnole che si occupano di disabilità?
«La verità è che nessuna associazione di persone con disabilità si è messa in contatto con me. Quello che posso dire è che nel mio centro di riabilitazione lo sanno tutti, le infermiere e la direzione di fisioterapisti… e tutti mi incoraggiano. I miei compagni dicono che era ora che qualcuno rivendicasse il nostro diritto ad avere relazioni sessuali come qualsiasi altra persona».
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