Organizzato dal 7 all’11 agosto a Cese dei Marsi di Avezzano (l’Aquila) e dintorni, dall’Associazione NoisyVision e dal tour operator Appennini for All, il camp inclusivo “Montagna Libera Tutti” ha coinvolto sette ragazzi tra i 16 e i 20 anni, vale a dire due giovani ciechi, un ragazzo ipovedente e ipoacusico e quattro giovani africani non accompagnati, uno dei quali con una disabilità

Sono tornati a casa con il sorriso, dopo un grande abbraccio collettivo, i ragazzi che hanno partecipato al camp inclusivo Montagna Libera Tutti, organizzato a Cese dei Marsi di Avezzano (l’Aquila) e dintorni dall’Associazione NoisyVision e dal tour operator Appennini for All.
L’iniziativa, cominciata il 7 agosto e conclusasi l’11 del mese, ha coinvolto sette ragazzi tra i 16 e i 20 anni: due giovani ciechi, un ragazzo ipovedente e ipoacusico e quattro giovani africani non accompagnati, uno dei quali con una disabilità.
Tante le attività organizzate in cinque giorni: escursioni nella natura, esperienze sensoriali, laboratori di cucina tradizionale, picnic all’aperto, partecipazione a festival culturali. Un’occasione per stabilire anche un rapporto significativo con la piccola comunità del paesino abruzzese. Ad esempio, imparando a fare la pasta dalle signore di Cese dei Marsi.
«Per NoisyVision è stata una sfida e poter dire di averla vinta è una grande soddisfazione», dichiara Dario Sorgato, fondatore e presidente di NoisyVision, che promuove l’accessibilità, l’inclusione e la consapevolezza sulle disabilità sensoriali, organizzando soprattutto cammini dove le persone cieche, ipovedenti, ipoacusiche e normodotate camminano fianco a fianco. «La risposta è nel modo in cui ci siamo salutati – aggiunge -, nella commozione, nei sorrisi dei ragazzi che timidamente si sono inseriti in questo gruppo per poi uscirne come amici. Come ha osservato Marzia, una socia di NoisyVision che ha partecipato al camp, ci sono state due difficoltà con cui i ragazzi si sono confrontati in questi giorni: quella delle cose apparentemente semplici come preparare la valigia, che per chi non vede può essere un grosso ostacolo della vita quotidiana, e quella dei ragazzi minorenni stranieri che si trovano nel nostro paese con la responsabilità della vita addosso, senza i genitori che si prendono cura di loro. Vedere questi due mondi a confronto è stato davvero emozionante».
«È stata un’esperienza molto positiva – afferma Mirko Cipollone, fondatore e direttore generale di Appennini for All, tour operator nato per rendere la montagna accessibile a tutte e tutti, valorizzando il territorio dell’Appennino centrale -. All’inizio c’era un po’ di timore perché per Appennini for All era il primo camp di questo genere, ma sono stati cinque giorni intensi. I ragazzi hanno lasciato qualcosa non solo a me, ma anche al paese di Cese dei Marsi. Gli adolescenti del posto li guardavano con curiosità. L’obiettivo di portare un camp in un paesino così piccolo è anche questo: far comprendere che tutti possono fare le cose e possono farle tutti insieme. Quindi, sono assolutamente felice di aver ospitato il camp nel paese dove Appennini for All ha la propria sede: la definirei un’edizione zero, che può essere ancora migliorata e replicata nei prossimi anni».
Obiettivo dell’iniziativa è stato favorire nei ragazzi una maggiore autonomia e consapevolezza delle proprie capacità e dei propri limiti, imparando ad aiutarsi reciprocamente. Un risultato confermato dalle testimonianze dei giovani che hanno partecipato al camp.
«È andata benissimo, mi sono trovato bene con tutti. Mi porterò a casa tanto amore – nota Moustapha -. Pur conoscendoci da poco siamo stati molto affiatati e ci siamo aiutati a vicenda. Per esempio un giorno che sono rimasto senza nulla da mangiare, gli altri mi hanno dato una parte del loro cibo».
«Ci sono stati molti momenti da non dimenticare – aggiunge Stefano -. Mentre si camminava, ho notato la genuinità delle persone che vedono, nell’aiutare le persone che hanno difficoltà legate alla vista. Un atteggiamento che non è nato dalla costrizione, ma dalla volontà di aiutare gli altri. Troppo spesso, invece, mi ritrovo in situazioni in cui qualcuno si sente costretto ad aiutare, magari per pietismo, invece che per empatia».
«Anche per me dovrebbe essere sempre così: una persona vedente dovrebbe voler aiutare in maniera spontanea chi ha una difficoltà – gli fa eco Matteo – e credo che sia anche l’obiettivo di NoisyVision unire due categorie di persone per raggiungere un rapporto tra persone con e senza disabilità».
Francesco, d’altra parte, nota che «nelle giornate più impegnative le difficoltà ti uniscono anche di più, ti fanno muovere come un gruppo più compatto e più unito».
Mamoudou, invece, afferma che «con questa esperienza ho capito un po’ di più le difficoltà che hanno le persone che non vedono».
Tre dei ragazzi stranieri che hanno partecipato al camp sono seguiti dall’Associazione Villa Amantea di Milano, il quarto dall’Associazione Amici della Zizzi di Livorno. Al camp ha partecipato, nel ruolo di guida ambientale, Luca Gianotti, fondatore e coordinatore della Compagnia dei Cammini ETS e l’iniziativa è stata realizzata con il sostegno della Fondazione CARISPAQ e dal Comune di Ortona.
In occasione del camp, inoltre, sono stati presentati il documentario intitolato NoisyVision, promosso dall’omonima Associazione e realizzato da Glauco Tortoreto e Mattia Tufano – che racconta la storia dei 13 ragazzi che nel 2023 hanno preso parte al cammino inclusivo Anche a Leo piace giallo per adolescenti ipovedenti, non vedenti e vedenti lungo il Sentiero di Leonardo, da Lecco a Milano – e il libro di Dario Sorgato Guarda dove cammini. Passi condivisi sui sentieri del possibile, pubblicato quest’anno da Ediciclo, in cui il cammino è presentato come uno strumento per cambiare la percezione della disabilità, da parte sia delle stesse persone con disabilità sia di tutti coloro che non vivono la disabilità in prima persona. (Antonella Patete e Mariano Bottaccio)
Per ulteriori informazioni: antonellapatete.press@gmail.com; mariano.bottaccio@gmail.com.
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