Si chiama Anja Wouters, è olandese, ha una formazione come insegnante sportiva specializzata nelle attività dedicate alle persone con disabilità ed è la responsabile per l’IWAS (International Wheelchair & Amputee Sports Federation) dei controlli tecnici che autorizzano ufficialmente i giocatori delle otto squadre selezionate (Italia, Belgio, Finlandia, Olanda, Germania, Svizzera, Danimarca e Australia) a partecipare ai Campionati Mondiali di Hockey in carrozzina, che verranno inaugurati tra poche ore con una cerimonia a cura della FIDS (Federazione Italiana Danza Sportiva) e che entreranno nel vivo della competizione a partire da domattina, giovedì 4 novembre (se ne legga la presentazione, sempre nel nostro sito, cliccando qui). Ci facciamo accompagnare da lei alle varie postazioni dei controlli e le chiediamo di spiegarci in cosa consistano.
«Qui – dice indicando un tavolo sistemato all’ingresso di una delle palestre minori del Palazzetto dello Sport Ge.Tur. di Lignano Sabbiadoro (Udine), luogo dove da giovedì 4 novembre si disputerà il Campionato Mondiale – siedono alcuni membri della giuria. I giocatori di ognuna delle otto squadre, uno a uno, vi si presentano con tutta la documentazione necessaria per accertarne l’identità, il Paese di provenienza, il tipo di disabilità, eccetera. Un passaggio burocratico fondamentale».
Entriamo quindi con lei nella palestra e ci avviciniamo alla vetrata da cui si vedono gli alberi con i colori autunnali della pineta del villaggio turistico sportivo. A ridosso della vetrata sono disposti altri tavolini attorno a cui un altro gruppo di tecnici parla con un atleta danese. Chiediamo alla Wouters di spiegarci cosa stanno facendo. «Questo è un passaggio che serve per accertare la disabilità dal punto di vista medico. Per poter essere atleta di wheelchair hockey – secondo il regolamento internazionale – bisogna infatti avere delle caratteristiche fisiche ben precise. Sono ammessi solo coloro che fanno utilizzo quotidiano di un mezzo elettrico e non possono giocare a nessun altro sport di squadra. Per dire, se un giocatore ha le qualità per poter giocare a basket in carrozzina, non può far parte di una squadra di wheelchair hockey. Gli atleti, quindi, presentano a questo tavolo la documentazione medica per verificare la loro effettiva eleggibilità».
Nella palestra sono disposti anche alcuni macchinari, anche questi utilizzati dallo staff tecnico per degli accertamenti. Di che cosa si tratta?
«Questo è il secondo Campionato Mondiale di Hockey in Carrozzina, il primo si era giocato in Finlandia. Ci sono stati anche due campionati europei, a Roma e in Belgio. Siamo solo all’inizio, ci stiamo strutturando a livello internazionale. Da adesso in poi è nostra intenzione organizzare un Campionato Europeo e uno Mondiale ogni quattro anni a cadenza alternata, in modo che ogni due anni vi sia un evento internazionale, come accade per gli altri sport. Voglio fare questa premessa, prima di spiegare cosa stanno facendo i tecnici di queste postazioni, perché mi sembra importante. L’hockey in carrozzina non è ancora uno sport paralimpico perché le sue regole di gioco non sono ancora uniformi in tutto il mondo. In America, infatti, giocano in modo diverso e così anche in Canada. Una delegazione canadese sarà con noi durante questo Campionato proprio per osservare il nostro metodo di gioco e per poi cercare insieme un’omologazione. Inoltre, in Asia, Africa e America Latina questo sport ancora non esiste».
Qual è lo scopo di questa premessa?
«Mi è servita per dire che siamo in un momento storico importante, in cui stiamo definendo la nostra identità internazionale. Stiamo cercando di affinare un regolamento comune. Ed eccomi pronta a spiegare cosa stanno facendo questi tecnici. Stanno facendo dei controlli sulla velocità massima delle carrozzine, controlli che in questo momento sono in fase sperimentale».
Cioè?
«Nel regolamento di questa competizione le carrozzine elettriche possono raggiungere la velocità massima di quindici chilometri orari. Chiaro che ogni giocatore potrebbe imbrogliare e utilizzare un mezzo più veloce. Occorre quindi verificare che tutto sia a posto. Solo che finora questo passaggio non è mai stato fatto in modo tecnico e soprattutto in modo ufficiale. Per la prima volta, in apertura di questo evento, stiamo confrontando tre metodi diversi, per poi scegliere quello che diventerà il metodo ufficiale per l’accertamento della velocità nelle gare internazionali di hockey in carrozzina».
Come si può controllare la velocità massima?
«Qui – dice mostrandoci delle attrezzature – abbiamo tre proposte. La proposta tedesca e quella italiana sono simili e sembrano le più interessanti. Entrambe funzionano a carrozzina ferma. Un sensore (nel macchinario tedesco si tratta di un laser) verifica la velocità massima del movimento della ruota che l’atleta fa girare a carrozzina ferma. Il vantaggio di questi due metodi è che anche lo staff tecnico può azionare la leva della velocità e quindi verificare che sia effettivamente la velocità massima. Il metodo finlandese, invece, prevede la misurazione in movimento. Una specie di carretto a due ruote si aggancia alla carrozzina, mentre questa si muove a velocità massima e su un display applicato all’attrezzo compare il massimo chilometraggio orario raggiunto. Lo svantaggio di questo metodo è che l’atleta potrebbe sempre fingere di spingere al massimo la carrozzina, potrebbe insomma imbrogliare e arrivare in gara con una carrozzina con prestazioni fuori standard».
I controlli ora sono terminati. Anche le carrozzine devono avere delle caratteristiche precise. Ogni singolo aspetto viene passato al vaglio tecnico e c’è stato anche qualche ricorso, ma ormai tutto quel che è fatto è fatto e, dopo l’inaugurazione, si comincerà a giocare sul serio. Che vinca il migliore!
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