Il lungo percorso dell’inclusione sociale

a cura di Giuliano Giovinazzo
La prima Conferenza Regionale per l’Inclusione Sociale delle Persone con Disabilità che si è svolta nei giorni scorsi a Roma ha lasciato dietro di sé luci e ombre, le ultime delle quali legate soprattutto alla necessità non più prorogabile che belle parole e buoni proposti esposti in sede congressuale inizino a essere concretizzati e messi in pratica sistematicamente

Camice bianco, definizioni quali “persona affetta da disabilità” o “portatori di disabilità”, un istituto di riabilitazione sullo sfondo et voilà, la rappresentazione del modello medico della disabilità è bella che servita per colazione nel messaggio di benvenuto di Antonino Salvia
Fortunatamente, l’obiettivo della prima Conferenza Regionale per l’Inclusione Sociale delle Persone con Disabilità – svoltasi nei giorni scorsi presso il Centro Congressi della Fondazione “Santa Lucia” di Roma – è stato ben focalizzato in apertura dei lavori da Mario Dany De Luca (presidente del Forum Regionale sulla Disabilità) e non è andato disatteso, nonostante le suddette premesse.Piero Marrazzo, presidente della Regione Lazio

Associazioni e istituzioni a confronto
«Le associazioni che hanno promosso questa iniziativa – ha affermato De Luca, coordinatore della giornata – vogliono innanzitutto ribadire l’esigenza di ottenere spazi di rappresentanza entro i quali interloquire positivamente con il governo regionale. Una condizione, questa, per garantire eguaglianza, diritti e giustizia nell’accesso ai servizi socio-sanitari».
Le organizzazioni cui De Luca fa riferimento, che hanno partecipato alla realizzazione della Conferenza, sono nello specifico la Consulta Regionale per la Disabilità, la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) e la FAND (Federazione tra le Associazioni Nazionali dei Disabili) del Lazio, il Forum Regionale sulle Disabilità e i Centri di Servizio per il Volontariato del Lazio CESV e SPES. Tutti quei soggetti, insomma, che insieme costituiscono la solida base operativa per quanto riguarda le problematiche legate alla disabilità e che in questa circostanza si sono aggregate per dare vita a un confronto diretto con i responsabili del governo regionale.

Una rappresentanza importante, dunque, cui hanno adeguatamente risposto le istituzioni con la presenza degli assessori della Giunta Regionale e di Piero Marrazzo, presidente del Lazio, oltre che un folto pubblico che ha riempito la sala al punto da rendere necessario un ampliamento degli spazi originariamente prestabiliti dagli organizzatori. E proprio nei confronti di Piero Marrazzo sono state indirizzate le proposte politicamente strategiche elaborate dalle associazioni ed esposte da Bruno Tescari, presidente della Consulta Regionale per la Disabilità, le quali proposte sono state poi analizzate in modo specifico con i vari assessori competenti. Una sorta di linee strategiche che dovranno essere individuate assieme, ha voluto sottolineare Tescari, e che non costituiscono di certo un’enciclopedia del pianto.

Le richieste
La prima delle richieste rivolte a Marrazzo è stata quella di interrogarsi sul valore del contributo che giunge oggi dal mondo dell’associazionismo, e del rapporto tra questo e la sua Giunta. Sempre su questo punto, per dare spessore al valore che viene attribuito a questo rapporto sono stati chiesti il rilancio delle attività della Consulta sulla Disabilità con provvedimenti ad hoc e delle audizioni periodiche sia sui temi più importanti in agenda (come ad esempio le leggi sulle disabilità gravi e gravissime) che al momento della stesura dei provvedimenti più significativi (come ad esempio le leggi di manovra di bilancio).

Le altre richieste, tutte pienamente recepite dal presidente della Regione nel suo intervento, hanno riguardato la nomina di una rappresentanza del mondo dell’associazionismo all’interno del CREL (Consiglio Regionale per l’Economia e il Lavoro), e l’istituzione di un tavolo per l’analisi della normativa regionale «teso a suggerire le eventuali modifiche da apportare a quest’ultima, per adeguarla ai princìpi delle pari opportunità e della non discriminazione». Gli stessi princìpi che sono alla base dell’Anno Europeo delle Pari Opportunità, ma soprattutto della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, che il ministro della Solidarietà Sociale Paolo Ferrero ratificherà per il nostro Paese il prossimo 30 Marzo a New York.
Piero Marrazzo, che sa come parlare davanti a una platea – valutando pause e gesti – la riscalda e chiama gli applausi, ricordando il buco ereditato dalla passata amministrazione e ringraziando gli organizzatori – tra cui Mario De Luca – «che ho il piacere di aver chiamato a un incarico importante – ha affermato Marrazzo – e ho il dispiacere di non aver ancora messo in condizione di raggiungere gli obiettivi prefissati». Riferendosi, in questo caso, alle difficoltà che sta vivendo in questo periodo il Centro Regionale per Non Vedenti “San Alessio”, presieduto dallo stesso De Luca. Pietro Barbieri, a sinistra, a New York durante i lavori per la Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità

I dubbi e il “caso” Capodarco
Marrazzo, d’altro canto, con la stessa abilità sa anche essere elusivo, in particolare sulla vicenda che ha investito la Cooperativa di Capodarco, per discutere la quale Pietro V. Barbieri, presidente nazionale della FISH, e Bruno Tescari, presidente della FISH del Lazio, avevano chiesto all’amministrazione un incontro urgente non ricevendo però alcuna risposta in merito. «E’ stata una vicenda drammatica, difficile, che ha pagato in primo luogo tutta quella fascia di persone con disabilità che lavora per Capodarco – è stato il commento di Marrazzo – ma che abbiamo pagato per certi versi un po’ tutti, e non mi è piaciuto l’attacco frontale che è stato rivolto al mondo della cooperazione nel suo complesso.
Penso che ci dobbiamo un attimo fermare a riflettere. Ritengo infatti che quando si mette in moto l’opinione pubblica – attraverso i media – e poi arriva anche la magistratura, quello non è il momento in cui chiudersi a riccio, bensì è il momento di adire gli strumenti a tutela della propria posizione e di comprendere perché qualcuno si è mosso e ha sollevato dei dubbi».
E il momento, aggiungiamo noi, anche di capire che il diritto al lavoro delle persone con disabilità non può essere solo affermato nei convegni e nelle linee guida di un’azione di governo regionale, ma va affermato con forza anche durante “le vicende drammatiche e difficili”.

 

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