L’Associazione P.A.S.S.O. (Promozione Attività Sportiva Senza Ostacoli) di Cuneo farà presto rivivere un’altra emozione in fatto di promozione sportiva per le persone con disabilità: infatti, saranno proprio gli handbikers dell’associazione cuneese ad esibirsi nella grande vetrina della tredicesima tappa del Giro d’Italia di ciclismo, la Savona-Cervere in programma per venerdì 18 maggio.
L’evento si era già avuto nel maggio del 2010, quando tredici atleti e atlete (dieci della P.A.S.S.O. Cuneo e tre della SportABILI di Alba) avevano fatto da “apripista” alla cronometro individuale del Giro d’Italia Savigliano-Cuneo. In tale occasione, gli atleti cuneesi si erano appunto esibiti sulle loro handbike per le strade della cronometro e avevano raggiunto Cuneo per sfilare sotto il traguardo di Via Nizza, poco prima dell’arrivo della carovana del Giro, dando quindi idealmente il benvenuto ai ciclisti della corsa rosa.
Sia allora che oggi l’idea è stata di Remo Merlo, coordinatore tecnico della Polisportiva cuneese, fautore del sodalizio tra RCS Sport – organizzatrice del Giro – e la P.A.S.S.O., che ha invogliato i curatori della corsa rosa a fare esibire i ragazzi dell’handbike. «La tredicesima tappa del Giro Savona-Cervere – dichiara lo stesso Merlo – è una grande opportunità per far conoscere al grande pubblico questa disciplina paralimpica e gli atleti della Provincia di Cuneo. Dopo avere visto il calendario delle gare, ho incontrato i vertici della RCS, che ha dimostrato interesse e sensibilità verso lo sport degli atleti con disabilità e abbiamo concluso questo accordo, come nel 2010. Questo è certamente un modo per avvicinare maggiormente il pubblico allo sport dei disabili».
Per i ciclisti dell’handbike, quindi, partenza il 18 maggio dalla Rotonda di Roreto di Cherasco (ore 14.25) e arrivo a Cervere (ore 14.45 circa).
Nelle parole di Sergio Anfossi, presidente della Polisportiva Cuneese, c’è tutto il significato di questo sodalizio tra il ciclismo dei professionisti e quello dilettantistico emergente dell’handbike. «Lo sport – sottolinea infatti – è uno strumento eccezionale di integrazione sociale, capace di offrire una ragione di vita e di reinserimento a tanti uomini e donne che, come me, sono stati vittime di incidenti o sono affetti da disabilità. Vedere tanti giovani che hanno trovato nella P.A.S.S.O. un punto di riferimento importante per la loro crescita umana e sportiva è grande motivo di gioia e la dimostrazione di un progetto di grande valore morale».
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