Si chiama Bike&Bike il progetto sportivo innovativo che si propone di realizzare il Velo Club Sommese di Somma Lombardo (Varese), voluto fortemente da Pierino Dainese, direttore sportivo di tale organizzazione.
Si tratta di una scuola di ciclismo per persone disabili e non, di tutte le età, nella quale vengono messi a disposizione professionalità, preparazione tecnica e ausili idonei a tutte le necessità. La novità è rappresentata dal fatto che bambini e giovani, disabili e normodotati faranno pratica sportiva insieme, «saranno uguali in tutto tranne che per le biciclette», dice fiero Dainese, ideatore di questo sogno all’insegna del ciclismo giovanile integrato.
Come detto, la scuola di ciclismo Bike&Bike nasce all’interno del Velo Club Sommese, associazione senza scopro di lucro di Somma Lombardo. Il Gruppo Sportivo di essa è stato fondato nell’ormai lontano 1910 e ha da sempre promosso lo sport del ciclismo giovanile, con ragazzi che dai 6 ai 18 anni gareggiano dapprima nella categoria Giovanissimi, poi in quella degli Esordienti, quindi da Allievi e Juniores e da quest’anno anche con il ciclismo per disabili.
Grazie al lavoro svolto dal Velo Club negli ultimi tre anni per gli atleti della categoria handbike, Somma Lombardo è diventata inoltre un vero e proprio punto di riferimento, sia per il ciclismo giovanile che per quello paralimpico, con l’aspirazione di creare un centro di addestramento a rilevanza nazionale per persone con disabilità.
Bike&Bike permetterà dunque alle persone infortunate o agli invalidi civili di qualsiasi età di provare la disciplina sportiva del ciclismo e di valutarne i vari livelli ad esempio amatoriale oppure agonistico. Inoltre, quanti si avvicineranno allo sport avranno anche il supporto tecnico che permetterà loro di effettuare la scelta più appropriata nell’acquisto del mezzo e la garanzia della presenza di tutte le figure professionali (istruttore, preparatore atletico, fisioterapista, medico ecc), per seguire il soggetto nella preparazione del materiale, nelle prove pratiche e nelle tabelle di allenamento.
«La cosa di cui andiamo più fieri – spiega Dainese – è quella di ricreare un ambiente ideale per svolgere attività sportiva a livello agonistico, per coloro che sono fisicamente più motivati, e a livello amatoriale per coloro che vogliono ritrovare un metodo per tornare alla vita normale, ad esempio per avere il piacere di fare una gita in bicicletta con la famiglia». «Il punto di forza di tutto il progetto – aggiunge – è però quello di poter dare a un bambino con disabilità la gioia di andare in bicicletta insieme ai compagni».
Proviamo dunque a scoprire meglio chi è il padovano Pierino Dainese, che con tanta foga sostiene il suo progetto di sport integrato.
«Sono una persona comune, che nel 1998, in un cantiere dov’ero titolare, ha avuto un infortunio sul lavoro che ha cambiato la sua vita e quella dei suoi cari. Sono caduto da tre metri di altezza, mi è letteralmente “esplosa” la dodicesima vertebra, con la conseguenza della paralisi. In seguito sono stato colpito da una malattia post-traumatica, la siringomielia. Non mi sono arreso e mi sono reinventato una vita, frequentando, grazie all’INAIL, una scuola di informatica e trovando lavoro nell’ufficio tecnico di una ditta dove tuttora sono impiegato. Ho sempre lottato con il mondo intero, con gli amministratori del mio Comune che per dieci anni non mi hanno permesso di costruire un ascensore per accedere al piano superiore dell’abitazione che avevo ristrutturato prima dell’incidente. Per dieci anni, quindi, ho fatto le rampe di scala seduto su un cuscino, spingendomi con l’aiuto delle mani».
«All’inizio del 2003 – continua Dainese – ho incontrato altre persone disabili che praticavano uno sport simile al ciclismo, con un mezzo a tre ruote che ora si chiama handbike e ho voluto provare iniziando ad allenarmi. Costanza e impegno mi hanno portato a essere ai primi posti della categoria nel campionato italiano della disciplina».
Purtroppo Pierino ha vissuto un altro stop improvviso nel giugno del 2006, ammalandosi di osteomielite: nove mesi di ospedale, quattro interventi chirurgici intervallati da sessanta camere iperbariche, due mesi di un aspiratore funzionante ventiquattr’ore su ventiquattro e un intervento finale in chirurgia plastica, con degenza di un mese “a pancia in giù” senza potersi muovere.
«Non potevo però fermarmi e rassegnarmi», racconta. «Infatti, dopo tante gare, vittorie e piazzamenti sul podio, la sorte non poteva togliermi il gusto della vita. E così ho passato tutto il 2007 a riacquistare un residuo di muscolatura e mi sono ripresentato alle gare nel 2008 con la voglia di tornare ai livelli di due anni prima. Quest’anno ce l’ho fatta e ho stabilito anche il record personale nella distanza, durante la maratona della mia città, Padova, con un’ora e 8 minuti».
Il messaggio che dà Dainese con l’esempio della sua vita è forte: lo sport serve a essere indipendenti e a realizzare altri sogni utilizzando le cosiddette “capacità residue”. Quel che dice si commenta da sé: «Se con una bicicletta spinta con le braccia, riesco a raggiungere e superare i 40 chilometri orari, se posso percorrere oltre 10.000 chilometri all’anno e quasi 30.000 in macchina per gareggiare, scendere da una montagna d’inverno con il monosci… è la sedia a rotelle che mi può fermare?».
Pierino Dainese si batte affinché bimbi e giovani con disabilità abbiano una vita migliore rispetto a quella che le persone disabili vivono attualmente. Per farlo, è necessario concentrare l’attenzione sul concetto di “integrazione sociale” che molto spesso è associato a individui adulti, trascurando il fatto che questa integrazione deve iniziare sin dalla più tenera età.
Al suo progetto, va ricordato, collabora anche Alex Zanardi, con la sua iniziativa denominata Bimbingamba.
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