Essere persone con disabilità a Roma non è la stessa cosa che esserlo a Caserta o in un paesino della Toscana e il rapporto tra disabilità e territorialità è affrontato in un progetto che il Municipio Roma 18 ha dedicato alla scrittura di testi personali a firma di cittadini disabili.
L’iniziativa si chiama Scripta Manent ed è stata gestita per conto dell’ente pubblico da parte della cooperativa sociale Eureka.
«Più di un anno fa – racconta il giornalista free lance Paolo Giovannelli, specializzato in tematiche soCIALI – sono stato contattato dalla cooperativa Eureka che mi ha proposto di curare l’edizione di una raccolta di scritti di un gruppo di persone con disabilità e ho accettato».
Giovannelli non ha lavorato soltanto sui testi prodotti ma, per quasi un anno, ha incontrato a scadenza settimanale i cinque autori coinvolti nel progetto e ha seguito il loro percorso creativo.
Una sorta di laboratorio, dunque…
«Sì. Il progetto Scripta Manent è stato pubblicizzato tramite bando pubblico. Si sono presentate cinque persone e con loro abbiamo lavorato. Ci incontravamo insieme agli operatori sociali di Eureka e agli assistenti sociali del Municipio Roma 18 per costruire insieme il libro. Non sono mai intervenuto nei contenuti, ho solo cercato di guidare la trasposizione letteraria di argomenti che, com’era voluto nelle premesse, sono fortemente autobiografici».
Qual è stata la cosa più difficile?
«L’elemento autobiografico. Mi spiego meglio. Il fatto che soltanto cinque residenti di Roma disabili si siano lasciati coinvolgere rivela una reticenza naturale che i più provano nel raccontarsi, nel mettersi a nudo di fronte agli altri. Il bando, infatti, chiedeva espressamente di produrre testi personali che rappresentassero la propria vita nella capitale d’Italia. Ora, spero che leggendo la nostra pubblicazione venga voglia a molte altre persone di cimentarsi in questo percorso. Infatti, il progetto non finisce qui e c’è l’intenzione di continuarlo, non si sa ancora se replicandolo o scegliendo una formula un po’ diversa, ma comunque auspicando di trovarci con almeno cinquanta partecipanti».
Chi sono, allora, i cinque “coraggiosi”?
«Cominciamo con la più giovane che si chiama Marta Zargar, ha 27 anni e si sta laureando in Scienze dell’Educazione all’Università Roma Tre con una tesi sulle dinamiche relazionali tra persone normodotate e persone con disabilità motoria. Non è nuova alla scrittura, visto che ha collaborato con la rivista «L’Ancora» dell’associazione cattolica Centro Volontari della Sofferenza.
La sua religiosità viene fuori anche dal testo che ha firmato per la raccolta Vivere con la propria anima e lo si capisce fin dal titolo (Salirò mai sul cupolone?), visto che la cupola della basilica di San Pietro è inaccessibile e sarebbe desiderio della ragazza salirci. Marta interpreta la propria disabilità come “una scelta di Dio”, attraverso cui far sentire più forti gli altri, che la guardano in carrozzina. Anche di questo si parla nel suo scritto».
Gli autori hanno tutti e cinque una disabilità motoria?
«Tre su cinque. Daniele Menghi, classe 1970, soffre di epilessia, mentre Rosa Mauro è ipovedente. Il testo di Daniele si intitola Roma, la città che mi fa lottare contro l’epilessia e racconta di un evento importante nella propria vita, quando, di fronte agli edifici universitari, una ragazza ebbe un’improvvisa crisi epilettica. Nessuno sapeva cosa fare, Daniele sì. Questa esperienza lo stimolò ad avvicinarsi al volontariato sociale perché capì di poter essere utile agli altri.
Mi ha colpito molto il fatto che tutti e cinque gli autori, nella vita personale, non si fermino alla propria disabilità, ma abbiano una forte propensione verso gli altri. La tesi con cui si è laureato in Scienze dell’Educazione Menghi, ad esempio, riguarda l’osservazione di un centro diurno per anziani fragili».
Di Rosa Mauro invece cosa ci puoi dire?
«Lei è una scrittrice a tutti gli effetti. Ha pubblicato poesia e prosa. Cito ad esempio Imperfetta, per la casa editrice Rupe Mutevole e Racconti alieni per Ibiskos. Inoltre, tiene settimanalmente il blog La rosa nella rete all’interno del sito internet Provinciabile.it e cura il sito dell’Associazione Magic Amor che opera nel Congo».
È l’unica scrittrice professionista?
«Sì. Gli altri due autori che abbiamo coinvolto sono infatti un avvocato civilista, da qualche anno in pensione, di nome Fabio Longhi, mentre l’ultima – ma non ultima – della lista è Elena Cunsolo, trentenne, attualmente impegnata in un master dopo aver conseguito la laurea in Scienze dell’Educazione. Il suo intervento si intitola Io, il mio handicap e la gente».
Da segnalare in conclusione che il risultato del progetto Scripta Manent è stato presentato al pubblico e agli organi di stampa martedì 17 aprile da Ileana Argentin, consigliere delegato del sindaco di Roma per le questioni riguardanti l’handicap, la quale ha dichiarato che la prima tappa della presentazione del libro sarà presso le scuole della città.
Ufficio Relazioni con il Pubblico Municipio Roma 18
tel. 06 69618333 – 69618334
Articoli Correlati
- Con Pietro Scidurlo oltre le barriere, sui percorsi della fede e della cultura «La vita finisce solamente se io credo che quella parte di me che non c’è più era la più importante e il cammino insegna questo: a lasciar andare ciò che…
- L'integrazione scolastica oggi "Una scuola, tante disabilità: dall'inserimento all'integrazione scolastica degli alunni con disabilità". Questo il titolo dell'approfondita analisi prodotta da Filippo Furioso - docente e giudice onorario del Tribunale dei Minorenni piemontese…
- Il Disegno di Legge Zan e la disabilità: opinioni a confronto Riceviamo un testo dal sito «Progetto Autismo», a firma di Monica Boccardi e Paolo Cilia, che si riferisce, con toni critici, a un contributo da noi pubblicato, contenente due opinioni…