Ammetto un po’ di invidia. Quando mi sono imbattuto, non molti giorni fa, nel divertente sito di Claudio Cardinale Disabili allo scoperto, mi sono sorpreso a notare come l’autore e inventore di questo contenitore web, realizzato in poche mosse usando la semplice tecnologia di wordpress, fosse capace di notare e commentare, foto alla mano, tutte le piccole e grandi difficoltà che incontra chiunque voglia oggi muoversi liberamente e in modo autonomo a Milano, usando una sedia a rotelle.
Persona con disabilità motoria, Claudio vive e lavora in sedia a rotelle. Elettronica e moderna, ma pur sempre sedia a rotelle. Un anno fa gli era venuta voglia di fare un tuffo in piscina, ha fatto il giro di tutti gli impianti possibili e immaginabili, e si è accorto che nella grande e civile Milano questa piccola grande impresa era del tutto impossibile da realizzare senza l’aiuto di nerboruti amici o assistenti. Perché nessuna piscina (fino ad oggi: ma le cose sembra stiano per cambiare, fortunatamente) prevedeva un impianto per la discesa in acqua, dopo il trasferimento dalla carrozzina.
Invece di limitarsi a brontolare, il nostro aspirante libero cittadino a rotelle ha preso una decisione storica. Si è armato di cellulare con una buona possibilità di scattare fotografie decenti, e ha cominciato a percorrere in lungo e in largo il centro di Milano. Poi, creato il sito internet – che è a meta fra un blog personale e un luogo nel quale si depositano contenuti da consultare – ha cominciato a scrivere e a fotografare.
Ed è qui il punto che più mi piace. Ci sono in giro tanti tentativi di creare “librerie dell’accessibilità”, che però spesso sono arbitrarie, o difficili da consultare, o troppo pretenziose. Una cosa infatti è certa: la descrizione soggettiva, chiara e completa di ciò che vediamo è forse l’unico modo serio di contribuire alla diffusione di una cultura diversa, di un punto di osservazione della realtà capace di interessare chiunque, e non soltanto chi già vive su di sé un problema di mobilità.
Per questo invito i Lettori a fare una bella scorribanda assieme a Claudio Cardinale, attraverso i suoi post, ironici e divertenti (a patto di non dimenticare la parte di critica e di denuncia che essi contengono). Ad esempio è quasi irresistibile il suo articolo I marciapiedi: si può arrivare in Duomo?, dove si scoprono le peripezie e le trappole disseminate lungo un misero percorso che lega Piazza Cordusio, cuore del business finanziario meneghino, con Piazza del Duomo. Una manciata di metri, ma un percorso lastricato di insidie per chiunque, in sedia a rotelle, abbandoni Via dei Mercanti per scegliere una delle strade laterali, centralissime e storiche vie della “Milano bene”.
Gradini alti, scivoli all’inizio di un marciapiede, ma non all’incrocio (ad esempio in Via Cantù), binari del tram, pavé, insomma un tripudio di barriere. E poi è quasi esilarante il racconto della situazione esistente appena fuori della Galleria, in Via Berchet.
Anche chi non è di Milano può immaginare che stiamo parlando del cuore di una città europea, di una metropoli che è meta ogni anno di milioni di visitatori, per lavoro o per turismo, senza contare l’avvicinarsi dell’Expo 2015.
Claudio Cardinale ha un problema: non sta mai fermo, vuole muoversi in continuazione, possibilmente con i mezzi pubblici. E anche metropolitane e autobus, con alcune positive eccezioni, entrano nel “tritatutto” del suo personale viaggio a rotelle. Ecco la potenza del web, e dei nuovi strumenti di documentazione. Bastano un cellulare, un blog e una buona capacità di scrittura per uscire “allo scoperto” e raccontare potenzialmente a tutti un mondo diverso, ad altezza di carrozzina.
Il problema di Milano – parentesi molto seria – è che il tema dell’accessibilità è stato affrontato decenni fa, forse in anticipo rispetto ad altre città italiane, ma utilizzando parametri e normative ormai superate dal tempo e dall’esperienza della cosiddetta “progettazione per tutti” [si legga su questo l’ampia scheda prodotta dal Servizio HandyLex.org, N.d.R.]. Ora che ci sono meno soldi è difficile rimediare. Ma bisogna pur provare, almeno partendo dai percorsi di maggiore richiamo, senza tuttavia trascurare il diritto a vivere liberamente anche in periferia.
La provocazione di questo “uomo da marciapiede” è un buon modo per affrontare il problema, senza nascondere tutto sotto il tappeto. Perché per ora, a Milano, a risultare “invisibili” sono proprio le persone con disabilità: non si può chiedere loro ogni giorno di cimentarsi in un “rally a sorpresa”.
Direttore responsabile di Superando.it. Il presente testo è già apparso (con il titolo Un uomo “da marciapiede”) in “InVisibili”, blog del «Corriere della Sera.it». Viene qui ripreso, con una serie di adattamenti al diverso contenitore, per gentile concessione.
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