Alla fine del Convegno Scuola e inclusione: a che punto siamo?, organizzato nel maggio scorso a Milano dalla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), all’interno della fiera-evento ReaTech Italia, è intervenuto Federico, bimbo di 9 anni non udente e «nella confusione che attualmente domina sovrana sui teoremi contrastanti della sordità – scrive Emilia Del Fante, presidente della FIADDA di Roma (Famiglie Italiane Associate per la Difesa dei Diritti degli Audiolesi) – tra fiumi di parole insensate e maree di segni ingannatori, le sue parole sono risuonate come una magistrale lezione di vita».
Ed è Federico stesso a raccontare ai nostri Lettori – con l’aiuto della mamma Laura Arcanà – quella giornata in cui «ha scoperto di non essere diverso a causa dei suoi “elefanti”», ovvero degli apparecchi acustici che utilizza.
Il 25 maggio è diventato per me un giorno diverso, un giorno di scoperta, un giorno nuovo perché ho scoperto che non sono il solo bambino ad essere unico e diverso. Mi sentivo diverso perché avevo il timore che mi potessero criticare e giudicare ancora per gli “elefanti” (la mia mamma chiama “elefanti” gli apparecchietti acustici perché sono un bimbo sordo).
Dopo essere uscito di scuola e avere passato due orette assieme ai miei compagni, tra un pranzo al Mc Donald’s e momenti di giochi, ci siamo avviati, io e la mia mamma, alla Fiera di Milano-Rho con la macchina. Mentre la mamma guidava, mi spiegava che stavamo andando a trovare Valeria [Valeria Cotura della FIADDA, N.d.R.] e i suoi genitori e coglievamo l’occasione per girare questa nuova Fiera (simbolo e orgoglio dei milanesi) in merito a ReaTech.
Mi sono incuriosito ancora di più e non vedevo l’ora di capire e scoprire cosa poteva darmi Reatech.
Una volta parcheggiato, ci siamo avviati alla biglietteria e ho iniziato ad accorgermi di tante cose nuove e sempre più diverse perché conoscevo solamente la mia minorazione uditiva e sapevo qualcosa sull’autismo perché conosco il fratello maggiore del mio compagno di scuola materna.
Sapevo e ricordavo benissimo la domanda innocente del perché Pietro Barbieri [presidente della FISH, N.d.R.] fosse sulla sedia a rotelle, chiesta davanti a lui a bruciapelo alla mia mamma…
Insomma, avevo un po’ di informazioni con me, ma non sapevo come spiegarmi e quali parole usare, finché la mamma non ha iniziato ad accompagnarmi con le parole giuste, con le carezze, con le spiegazioni più approfondite, ora che sono più grande, di queste realtà nuove.
Ero molto agitato quel giorno, volevo informarmi e provare tutto, per capire e cercare di capire come si poteva essere in altre realtà. Ero agitato perché avevo anche timore di offendere qualcuno, ma sono stato anche deciso a provare e a conoscere le nuove tecnologie utili per chi manca di qualcosa.
Ho visto e accarezzato i cavalli e gli asini, sono innamorato degli animali anche se quando vado a casa della mia nonna, terrorizzo i tre gatti, ih ih ih! Ho provato anche alcuni strumenti utili alla terapia e alla ginnastica dolce e la mia mamma mi ha spiegato con tanta pazienza la loro funzione e per quali situazioni particolari poteva essere di aiuto (la stavo facendo disperare perché la mia avidità di conoscenza era sempre più alta e volevo a tutti i costi provare e sapere).
Quando ho scoperto che Moviereading [servizio di sottotitolazione nelle sale cinematografiche, N.d.R.] teneva questi occhiali enormi per la sottotitolazione dei film al cinema, sono andato con tutta la mia volontà e autonomia a provare questo nuovo ausilio e ho anche espresso il mio parere a Milena Diglio e Carlo Cafarella [operatori di Moviereading, N.d.R.] con un bel sorriso di soddisfazione. Questo spero che servirà ad incoraggiarli nel continuare il loro operato.
Ho scoperto anche che Antonio, il papà di Valeria [Antonio Cotura, presidente nazionale della FIADDA, N.d.R.] avrebbe tenuto un seminario come rappresentante della FIADDA, assieme ad altri esponenti della FISH, su Scuola e inclusione: a che punto siamo? Il diritto allo studio di tutti i bambini e ragazzi con disabilità, oltre la crisi.
Ho tentato di seguire il seminario con la mamma e un pochino mi annoiavo uscendo e rientrando spesso dalla saletta, ma ci sono stati dei momenti in cui ho letto sul tabellone ciò che la stenotipista scriveva, mentre gli interlocutori parlavano della funzione dell’insegnante di sostegno e dell’assistente alla comunicazione e dell’importanza sottolineata più volte dell’autonomia del disabile, affiancato da queste due figure importanti.
E mi sono ricordato della mia assistente alla comunicazione Ketty e dell’aiuto che mi stava dando non facendomi da baby- sitter, ma intervenendo solamente nei momenti in cui mi vedeva con l’aria persa o col bel punto interrogativo gigante sopra la mia testa.
Ho deciso alla fine, durante gli interventi finali dei partecipanti al seminario, di intervenire anch’io ed esprimere il mio pensiero. Mi sono presentato con molta emozione: «Sono Fede, anzi sono Federico, e vado a scuola a Monza. Faccio la terza elementare (andrò in quarta, sono stato promosso!!), sono sordo. Ho ascoltato la parte dell’insegnante di sostegno e volevo dire che la mia insegnante di sostegno Ketty è bravissima perché mi aiuta quando io ho davvero bisogno. Io voglio andare avanti e crescere e Ketty mi sta aiutando ad essere più autonomo possibile».
Il mio intervento ha suscitato nel pubblico molta emozione e qualcuno aveva lacrime di gioia e di condivisione su quanto appena espresso.
Ho sentito di essere una persona NON DIVERSA, con qualcosa di meno, ma NON DIVERSA, come avevo sempre pensato. Ho conosciuto persone con “cose strane”, “atteggiamenti strani”, ma persone, persone che hanno dignità; la loro stranezza non li rinchiude nella sofferenza, tutt’altro, sono allegri e dinamici e combattono per essere persone a tutti gli effetti.
Combattere non significa solamente usare le armi, ma significa anche dare una connotazione umana di persona inclusa in questa società e cercare di amalgamarsi nella società stessa dove “Nulla è su di noi, senza di noi!” (motto della FISH!).
Grazie per l’attenzione.
*Federico è un bimbo di 9 anni, non udente, di Sesto San Giovanni (Milano). Il presente testo lo ha scritto con l’aiuto della mamma Laura Arcanà.
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