Ritorno al passato per i treni italiani

di Roberto Vitali*
Da pochi giorni, infatti, Trenitalia ha cambiato il sistema di prenotazione per le persone con disabilità, passandolo formalmente a RFI (Rete Ferroviaria Italiana), ma i risultati non sono stati certo tra i più brillanti, come racconta Roberto Vitali, persona con disabilità e “addetto ai lavori” nel settore dei viaggi e del turismo, che giudica il tutto come «un servizio di pessima qualità»
Treno Frecciargento delle Ferrovie dello Stato
Un treno Frecciargento delle Ferrovie dello Stato

Ho la fortuna di viaggiare molto, prima per piacere e ora per lavoro. Spesso vorrei farlo in treno, ma da anni è una battaglia contro chi cerca di impedirmelo, ovvero contro coloro che dovrebbero garantirmi il servizio.
Nei primi Anni Novanta ho iniziato con i primi Pendolini, che una volta fermavano nella mia città. Ho persino studiato qualche artificio (ruotine da transito per la mia carrozzina), per raggiungere il posto che mi veniva assegnato: il corridoio, infatti, non superava i 61 centimetri di larghezza. Viaggi last minute? Neanche pensarci, era necessario prenotare il viaggio almeno quarantott’ore prima! Sono passati ventidue anni e ancora oggi il diritto a viaggiare non è garantito.
Ho scoperto infatti che Trenitalia non gestisce più le Sale Blu per l’assistenza nelle stazioni ferroviarie, ma ha passato la mano a RFI (Rete Ferroviaria Italiana) e quelle sono diventate quindi Rete Blu, cambiando le procedure di prenotazione per l’assistenza. E non l’ho scoperto grazie a un avviso sul sito di Trenitalia, ma perché richiedendo una prenotazione mi sono “scontrato” con le nuove procedure. Voi direte: sicuramente funzionano meglio e ti fanno sentire un cliente più “incluso”, rispettando ad esempio la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità. Invece no. Si ritorna al passato!

Fino a qualche giorno fa, dunque, si potevano chiamare i vari call-center regionali (anche se sul sito viene indicato un solo call-center nazionale, un 199 a pagamento al costo di 10 centesimi al minuto da rete fissa, mentre dal cellulare non si sa, dipende dall’operatore!), per chiedere la prenotazione del posto, e si riceveva automaticamente la risposta via SMS, con la quale alla biglietteria – comprese quelle automatiche – si poteva trasformare il tutto in un vero biglietto. Ora invece, nell’era della tecnologia, con la quale si potrebbe fare tutto in tempo reale ovunque ci si trova, si ritorna al passato. Sei disabile? Devi andare a farti fare il biglietto a mano e scoprire che il bigliettaio deve tirare fuori anche dei vecchi fogli stantii di carta copiativa per potertelo compilare.
L’alternativa è quella di registrarsi sul sito internet di Trenitalia (ma non era passato tutto in mano a RFI?), anche se non si sa ancora bene come questo avvenga realmente, visto che le sale di assistenza (la Rete Blu, appunto) non hanno istruzioni in merito!
Forse si può fare la “preriservazione”. E per chi non usa il computer? Doppia discriminazione! Inoltre, per completare il rinnovamento tecnologico e per adeguarsi a chissà quale norma legata alla privacy, ora le schede di assistenza non hanno più il nome della persona che dev’essere assistita, ma un codice dal quale non si è in grado di risalire al nome! Se quindi tu non hai il tuo codice corretto o non ricordi l’esatto orario di partenza… addio assistenza! Con buona pace della privacy!

Dimenticavo… è da quando ha preso servizio il nuovo treno Frecciargento che aspetto di vedere in funzione il sollevatore incorporato nel treno, presentato a suo tempo in pompa magna, che ci risparmierebbe l’umiliazione di dover essere imbarcati con quella specie di “carrello bestiame” che ancora oggi viene utilizzato. Invece, non ho ancora avuto il piacere (sarà passato un anno?).
Voci di corridoio, che sicuramente nessuno confermerà, dicono che il sistema ha dimostrato di non essere poi troppo affidabile: se dovesse succedere che non si richiude, il treno resterebbe fermo. Una domanda: ma non è che la pedana sia stata prodotta dallo stesso fornitore di quelle installate sui bus che girano nelle nostre città e che ancora oggi rappresentano una presa in giro per tutte le persone disabili che non le possono utilizzare?
E tutto questo con buona pace per la mobilità delle persone disabili e delle norme europee e della Convenzione ONU. Posso dirla tutta? Non mi sento proprio un Consumatore, come invece dovrei essere considerato visto che comunque pago, ma mi sento di fronte a un servizio di pessima qualità, che mi obbliga anche a chiamare il call-center 199 a pagamento che funziona solo a determinati orari.
Lasciando perdere, per questa volta – sempre in tema di trasporti – i capitoli riguardanti gli aerei, i traghetti e le navi…

Presidente di V4A (Village for all), marchio di qualità internazionale del turismo accessibile. Il presente testo, qui riproposto con alcuni riadattamenti al diverso contenitore, è stato pubblicato da “InVisibili”, blog del «Corriere della Sera.it», con il titolo “Utilizzerei il treno, ma…”.Viene qui ripreso per gentile concessione dell’Autore e del blog.

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