L’ISTAT, le donne vittime di violenza e la disabilità

L’80,7% delle Case rifugio rifiuta di accogliere donne con disagio psichiatrico, non è rilevata la disabilità delle vittime ed è presente qualche dato sull’adozione di misure per il superamento delle barriere architettoniche, ma non si parla di accessibilità dei servizi propriamente detti, né delle informazioni sugli stessi, né dell’adeguatezza degli strumenti di valutazione del rischio: il rapporto ISTAT sul “Sistema di protezione per le donne vittime di violenza” è un’ulteriore conferma della discriminazione istituzionale/sistemica subita dalle donne con disabilità vittime di violenza

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Scusatevi e invitate in studio qualcuno che spieghi cos’è davvero l’autismo!

«Le parole pronunciate durante il programma di Rai Uno “Estate in diretta” – scrivono dall’Associazione ANGSA -, quando soffermandosi sul terribile episodio dello stupro di gruppo verificatosi a Palermo, si è operato un nesso indegno tra violenza e autismo, hanno prodotto una nuova violenza a migliaia di persone e alle loro famiglie. Quelle parole rischiano di alimentare sull’autismo il pregiudizio e di annullare così gli sforzi quotidiani delle famiglie. Chiediamo le scuse e anche di ospitare in studio una famiglia con autismo, per spiegare cosa sia realmente l’autismo»

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Non è un problema di “politicamente corretto”, bensì di “abilismo”

Con le riflessioni di Simona Lancioni, concludiamo, almeno per il momento, la pubblicazione delle opinioni sugli articoli pubblicati all’inizio di questo mese dalla giornalista Concita De Gregorio (“Il valore di un selfie” e “La morte del contesto”) e sulle tante prese di posizione da essi suscitate. «Il problema di quegli articoli – scrive tra l’altro Lancioni – non è né la “morte del contesto” e neppure il “politicamente corretto”, il problema è quella costruzione logica e sintattica ben articolata e studiata per affermare che “le persone con disabilità intellettiva valgono meno”»

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Se la TV pubblica lede la dignità di migliaia di persone con autismo

Si sta via via profilando una vera e propria “estate degli orrori”, sul piano del linguaggio “sbagliato” nei confronti della disabilità e non a caso, come abbiamo recentemente segnalato, l’Ordine dei Giornalisti sta lavorando per una guida ritenuta quanto mai necessaria. L’ultimo caso viene denunciato da Ivana Consolo, avvocata, e riguarda quanto detto durante la trasmissione di RAI Uno “Estate in diretta” da un giornalista, che affrontando il terribile episodio di cronaca dello stupro di gruppo verificatosi a Palermo, ha parlato di “autismo di gruppo”

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Quando le scuse raddoppiano il danno

Anche Marta Migliosi, donna con disabilità e attivista per i diritti delle persone con disabilità, scrive sugli articoli pubblicati dalla giornalista Concita De Gregorio e sulle tante prese di posizione da essi suscitate, ciò a cui abbiamo già dedicato una serie di altre opinioni. «Dopo il primo testo dal linguaggio discriminatorio – scrive Migliosi, rivolgendosi alla giornalista – le sue scuse hanno raddoppiato il danno, rivolgendosi tra l’altro ai nostri genitori come se fossero gli unici interlocutori possibili, oltreché definendoci come “persone meravigliose afflitte da un danno”»

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Un percorso nelle scuole per cambiare sguardo sulla disabilità

“Cambiamo sguardo: dire, fare, parlare di disabilità”: si chiama così il nuovo progetto dell’organizzazione CBM Italia, già attiva nelle scuole primarie e dell’infanzia, rivolto questa volta alle scuole di ogni ordine e grado di tutta Italia, tramite un percorso online dedicato a insegnanti e altro personale scolastico, attraverso invece una formazione in classe per alunni e alunne, studenti e studentesse, centrando l’attenzione soprattutto sul tema dei diritti delle persone con disabilità sanciti dalla relativa Convenzione ONU

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“Staffetta Blu 2023”: un’esperienza socializzante a contatto con la natura

Coordinata dall’Associazione ANGSA, organizzata da varie Sezioni di essa e conclusasi in luglio nelle Marche, la “Staffetta Blu 2023”, seconda edizione di una manifestazione organizzata per tenere alta l’attenzione della cittadinanza sui disturbi dello spettro autistico, ha visto impegnate circa 2.000 persone in 15 Regioni italiane e in 17 diverse tappe, il tutto facendo vivere ai giovani con autismo un’esperienza socializzante a contatto con la natura, insieme a genitori e accompagnatori, coinvolgendo anche altre Associazioni e rappresentanti delle Istituzioni locali

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Come combattere l’abilismo con un fumetto

Già autrici lo scorso anno di un saggio sull’abilismo, Maria Chiara e Elena Paolini (alias “Witty Wheels”), attiviste con disabilità, tornano sul tema con “Che brava che sei! 8 storie di abilismo quotidiano”, ma questa volta le storie di discriminazione cui sono esposte le persone con disabilità sono trasformate in un fumetto, grazie alle efficaci illustrazioni di Claudia Flandoli. A prima vista sembra un libro per i più piccoli e le più piccole, ma i contenuti sono quelli di chi tratta il contrasto all’abilismo come una questione politica e di giustizia sociale

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Un mondo che è di tutti ed è pieno di angoli in ombra

Abbiamo già dato spazio a varie opinioni sugli articoli pubblicati dalla giornalista Concita De Gregorio e sulle prese di posizione da essi suscitate, dando vita ad un dibattito che riteniamo certamente interessante. Continuiamo a farlo, pubblicando il contributo di Paola Di Michele, insegnante di sostegno e già assistente all’autonomia e alla comunicazione di studenti e studentesse con disabilità, che si rivolge direttamente alla giornalista, scrivendole tra l’altro: «Il mondo è di tutti ed è pieno di angoli in ombra in cui si nascondono cose meravigliose che, forse, lei non conoscerà mai»

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Si rassegni chiunque vorrebbe separarci dalla vita e dal mondo di tutti

«Solo in Italia siamo circa 3 milioni e mezzo – scrive Vincenza Zagaria, a proposito di quell’esponente politico tedesco che ha recentemente avanzato la proposta di segregare gli studenti con disabilità in classi separate -, in Germania circa 8 milioni e in Europa circa 87 milioni: in sostanza quel signore della Turingia deve rassegnarsi, perché noi siamo fragili ma forti e determinati. Noi impariamo dalle nostre disabilità tutte le strategie per opporci ad ogni separazione dalla vita e dal mondo di tutti»

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