Perché l’inclusione è un processo irreversibile

«In questi ultimi anni – scrive Francesca Palmas – l’evoluzione dei concetti di “disabilità”, “normalità”, “inclusione educativa” e i progressi della tecnologia hanno trasformato il nostro modo di vivere e di pensare la diversità. Questo è il fine della Scuola, “formare e formar-SI” autonomo per una reale convivenza sociale. La gestione efficace delle differenze e dei diversi livelli di competenza è il cuore della questione didattica, poiché mira a valorizzare ogni diversità e a rendere il sapere accessibile a tutti gli alunni in classe, con bisogni educativi speciali, con disabilità e non»

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L’inclusione delle persone con disabilità nella scuola non è un mito, è civiltà

Continuiamo a dare spazio ai commenti su quanto recentemente scritto da Ernesto Galli della Loggia in tema di inclusione scolastica degli alunni e delle alunne con disabilità, ciò di cui ci siamo già occupati in altre parti del nostro giornale. Questa volta diamo spazio all’opinione di Giovanni Marino, presidente dell’ANGSA (Associazione Nazionale Genitori di perSone con Autismo), che scrive tra l’altro: «L’integrazione delle persone con disabilità nella scuola non è un mito, è civiltà. Non si tratta di tornare all’esclusione, ma di applicare bene leggi avanzate»

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E se quelle parole sull’inclusione fossero solo la punta dell’iceberg?

A proposito del dibattito scatenato dalle parole di Ernesto Galli della Loggia sui mali della scuola italiana, sostanzialmente dovuti, a suo dire, al “mito dell’inclusione”, l’ANFFAS scrive tra l’altro che: «tale posizione potrebbe purtroppo rappresentare solo la punta di un iceberg. Per questo riteniamo quanto mai urgente affrontare e avviare a soluzione tutte quelle problematiche, a tutti ben note, che appunto impediscono o limitano il diritto all’inclusione scolastica di bambine/bambini, alunne/alunni, studenti/studentesse con disabilità e loro familiari»

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Convocare urgentemente l’Osservatorio Ministeriale sull’Inclusione Scolastica

«Le inaccettabili parole pronunciate da Ernesto Galli della Loggia – dicono dalla Federazione FISH -, secondo il quale l’inclusione scolastica degli alunni e delle alunne con disabilità sarebbe uno dei principali “mali della scuola italiana”, ci convincono ancor di più ad accelerare il lavoro che stiamo conducendo ormai da tempo, a partire dalla nostra Proposta di Legge. Per questo, avvertendo il rischio di un’ulteriore deriva culturale, riteniamo fondamentale, e lo chiediamo al ministro Valditara, la convocazione urgente dell’Osservatorio Ministeriale Permanente sull’Inclusione Scolastica»

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L’inclusione scolastica è un valore irrinunciabile

Continuano le prese di posizione rispetto a quanto recentemente scritto da Ernesto Galli della Loggia sul «Corriere della Sera», in tema di inclusione scolastica degli alunni e delle alunne con disabilità, ciò di cui abbiamo già avuto modo di occuparci in altre parti del nostro giornale. Oggi diamo spazio alle riflessioni di Marco Rasconi, presidente della UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare), del Comitato Disabilità Municipio X di Roma e di Federico Girelli e Giulio Iraci, presidente e segretario generale del Comitato Siblings – Sorelle e fratelli di persone con disabilità

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Un tratto di penna per accantonare sessant’anni di inclusione

Continua a far discutere quanto recentemente scritto da Ernesto Galli della Loggia sul «Corriere della Sera», ciò di cui abbiamo già avuto modo di occuparci in altre parti del nostro giornale. Riceviamo ora e ben volentieri pubblichiamo il contributo di riflessione di Fabio Bocci, personalità quanto mai autorevole nel mondo della Didattica e della Pedagogia Speciale, che scrive tra l’altro: «Con un breve tratto di penna Galli della Loggia mette in discussione sessant’anni di conquiste democratiche del sistema formativo italiano»

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Un’idea ben misera di scuola e di civiltà

«Quello che, nonostante tutto, persiste – scrive Giovanni Merlo, a proposito di un recente articolo di Ernesto Galli della Loggia, che imputa i mali della scuola italiana alla convivenza nelle aule tra i ragazzi “normali” con quelli con disabilità – non è il mito dell’inclusione, ma quello della separazione e quello dell’esclusione. Quello che, nonostante tutto, qualcuno si ostina a pensare è che si crescerebbe meglio stando solo con quelli che ci assomigliano, soprattutto se apparteniamo ad un gruppo forte e vincente. Un’idea ben misera di scuola e un’idea ben misera di civiltà»

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Comune condannato, ma diritto allo studio non ancora garantito

Nel mese di marzo dello scorso anno una famiglia aveva vinto una causa intrapresa contro il Comune di Pinerolo (Torino), e il Giudice aveva stabilito il diritto di uno studente con autismo di 15 anni di essere affiancato dalla figura dell’assistente alla comunicazione, come previsto dal suo Piano Educativo Individualizzato. Tuttavia a settembre i problemi si sono ripresentati, perché l’assistente alla comunicazione assegnato per il nuovo anno scolastico non è adeguato alle esigenze del ragazzo il cui diritto allo studio, quindi, non è ancora garantito

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“Tinteggiare” la scuola, ossia essere protagonisti di un nuovo bene

«Raschiando il fondo del barile di qualche esangue capitolo di spesa – scrive Orlando Quaglierini -. la professoressa Canfora, che dirige l’Istituto Morano di Caivano presso Napoli, ha comprato tinta e pennelli e, coinvolgendo studenti e genitori, ha riverniciato l’intera scuola dentro e fuori, ottenendo così tre risultati, il più importante dei quali è stato quello di ristabilire un patto educativo venuto meno negli ultimi anni. Grazie Eugenia! Non saranno i soldi o i progetti che cambieranno quell’istituto di scuola secondaria superiore, ma la voglia di essere protagonisti di un nuovo bene»

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Decreto Inclusione: perché quest’anno si deve fare (molto) di più

«Senza l’applicazione degli indifferibili principi “inclusivi” contenuti nel Decreto Legislativo 66/17 sull’inclusione scolastica – scrive Gianluca Rapisarda -, Decreto emanato ormai sei anni e mezzo fa, difficilmente quella norma riuscirà a farà transitare la scuola italiana dalla vecchia dimensione integrativa alla nuova cultura dell’inclusione per tutti. Spero tanto di sbagliarmi e che la “luce” di questo nuovo anno porti agli alunni e alle alunne con disabilità del nostro Paese il “regalo” di una scuola diversa e veramente inclusiva»

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