2020: la grande fuga degli assistenti all’autonomia e alla comunicazione

«A causa delle tante problematiche di tipo giuridico e di tipo tecnico mai risolte – scrive Paola Di Michele – accade ora, alla luce di quest’anno, certamente orribile per tutti, che stanno lasciando il campo anche quegli assistenti all’autonomia e alla comunicazione che hanno svolto questo lavoro per tanto tempo. E non si tratta semplicemente di problemi di lavoratori, perché un servizio lasciato andare alla deriva non garantisce qualità agli utenti, che in questo caso sono gli alunni e le alunne con disabilità, i quali perdono in tal modo continuità, conoscenze e competenze»

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Inclusione scolastica: bisogna tornare a pensare con la mente e con il cuore

«Credo sia ora di interrompere il continuare a dover sottostare a rigidi protocolli – scrive Giovanni Maffullo -: il docente deve saper guardare in faccia l’alunno e decidere il da farsi per valorizzare chi ha di fronte, per far fiorire ciò che è racchiuso in ogni studente, ad esempio la passione per la conoscenza. Ma per fare ciò è assolutamente necessario guardare, osservare e ascoltare l’alunno, a maggior ragione se è una persona con disabilità o se in generale ha dei Bisogni Educativi Speciali: è solo così che l’insegnante potrà assumere la duplice veste di educatore e di ricercatore»

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Come sta veramente andando la scuola per gli alunni e le alunne con disabilità?

Nel riflettere sull’attuale situazione di estremo affanno della scuola, Donatella Morra scrive tra l’altro: «Non è stata ancora fatta una rilevazione, che invece sarebbe oltremodo opportuna, per chiedere ai genitori di alunni e alunne con disabilità che hanno scelto la didattica in presenza, dove, con chi e come i loro figli hanno passato le giornate di scuola, e ai genitori che invece hanno preferito tenere a casa da scuola i propri figli, per sapere se questi ultimi siano stati realmente affiancati da un assistente al proprio domicilio e con quali risultati»

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Non tradiamo la scuola, perno della nostra società inclusiva

«Il miglioramento delle condizioni emergenziali nel Paese – scrivono dal Gruppo Caregiver Familiari Comma 255 – non sta significando la riapertura delle scuole per tutti. Permane inoltre la chiusura in presenza delle classi del secondo ciclo.
Per questo ribadiamo la necessità di imporre il rispetto della vigente normativa sul diritto alla scuola di tutti e di attenersi scrupolosamente alle linee guida imposte dal Ministero dell’Istruzione per il mantenimento di “classi comuni” o di “piccoli gruppi inclusivi”»

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Bisogni Educativi Speciali: una sinfonia in troppe partiture

«Ho potuto constatare – scrive Dante Muscas – che le strategie didattiche descritte nei tanti documenti redatti all’inizio dell’anno scolastico in favore degli alunni con Bisogni Educativi Speciali (BES) non sono facilmente attuabili nelle nostre realtà scolastiche. Come insegnante di sostegno, dunque, e anche come direttore di coro, credo che la strada più percorribile e produttiva sia quella in cui ogni docente, individuati i Bisogni Educativi dei propri allievi, utilizzi metodologie e strumenti adatti all’intero gruppo, per suonare la stessa sinfonia attraverso una sola partitura»

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Spesso, nelle scuole, il tema della disabilità non viene veicolato correttamente

Lo si legge nel volume scaricabile gratuitamente, intitolato “La percezione dei giovani sulla disabilità. Un’indagine nelle scuole superiori di Prato” e pubblicato dal CESVOT (Centro Servizi Volontariato Toscana). Si tratta del frutto di una ricerca realizzata dall’Associazione Amici della CUI e dalla Cooperativa CUI di Prato, che ha coinvolto oltre mille studenti e studentesse delle scuole superiori della Provincia toscana. L’indagine è stata utile per rilevare il ruolo chiave dell’istituzione scolastica nell’orientare e influenzare i giudizi degli intervistati in tema di disabilità

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La proposta formativa “Dislessia Amica” si adegua alle esigenze dell’attualità

Novità, infatti, dell’ultimo turno di “Dislessia Amica Livello Avanzato”, proposta formativa di “teleapprendimento” voluta dall’AID (Associazione Italiana Dislessia), in accordo con la Fondazione TIM e d’intesa con il Ministero dell’Istruzione, sarà il modulo conclusivo “La didattica a distanza come occasione per ripensare le pratiche didattiche”. Gli istituti scolastici hanno ancora tempo fino al 30 novembre per iscrivere i propri docenti, che potranno così ampliare da diversi punti di vista le proprie conoscenze sugli alunni e le alunne con DSA (disturbi specifici dell’apprendimento)

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Garantire in ogni caso la didattica inclusiva

«Auspichiamo che le Istituzioni Scolastiche possano sempre garantire una didattica inclusiva attraverso una personalizzazione dell’intervento educativo, personalizzazione che si può concretizzare nel costituire dei piccoli gruppi sia in presenza che attraverso la didattica a distanza, garantendo così, in maniera efficace, il diritto allo studio e un po’ di serenità alle famiglie nel delicato periodo che stiamo vivendo»: lo scrivono in una nota diffusa congiuntamente l’ANGSA Sassari (Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici), l’ANGSA Sardegna e l’Associazione sarda Diversamente

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Le persone sorde a scuola, tra mascherine e tecnologie assistive

Le mascherine trasparenti in presenza di alunni e alunne sorde, i dispositivi certificati, le tecnologie assistive che possono essere di aiuto, soprattutto in caso di didattica digitale integrata, utilizzando ad esempio la sottotitolazione in tempo reale. Presentiamo una serie di link utili, ricordando tuttavia anche la premessa di Iacopo Balocco, che scrive: «Non tutte le persone sordi sono uguali e la lettura labiale può avere un peso diverso per ciascuno di loro. Più che la mascherina, quindi, credo la questione sia di costruire un ambiente di apprendimento favorevole»

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L’imperdonabile assenza di formazione iniziale sulle didattiche inclusive

«Concordo con quanto scritto da Giovanni Maffullo su queste stesse pagine – scrive Salvatore Nocera – circa l’imperdonabile assenza di formazione iniziale di tutti i docenti di scuola secondaria sulle didattiche inclusive e addirittura sulla didattica pura e semplice» E sui docenti di sostegno aggiunge che «devono laurearsi in Scienze della Formazione, ma specializzarsi nelle didattiche inclusive, proprio per essere di sostegno ai colleghi curricolari nelle modalità di insegnamento delle discipline anche agli alunni con disabilità, che sono alunni di tutti i docenti»

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