Cogliere l’occasione di questa emergenza, per realizzare una vera “Buona Scuola”

«Spero che lo sviluppo di un nuovo modo di fare scuola – scrive Zoe Rondini -, dettato dall’attuale emergenza, rappresenti l’occasione per sperimentare l’importanza dell’inclusione; non vorrei infatti che, finito questo periodo, la didattica a distanza diventasse un pretesto per lasciare a casa gli alunni con disabilità. Mi auguro invece che sapremo cogliere l’opportunità di questo tragico momento per creare una società nuova e più attenta ai bisogni di tutti, a partire da una vera “Buona Scuola”»

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La didattica a distanza va resa possibile per tutti gli alunni con disabilità

«Onorevole Ministro, da molte parti d’Italia le nostre Associazioni aderenti segnalano che, accanto a buone prassi di inclusione nella didattica a distanza attuata dalle scuole, vi sono purtroppo molti alunni con disabilità che ancora non vengono tenuti in debita considerazione»: si apre così la lettera inviata a Lucia Azzolina, ministro dell’Istruzione, dal presidente della Federazione FISH Vincenzo Falabella, che aggiunge: «L’inclusione a distanza è possibile, ma per farla occorre programmare in maniera adeguata e congiunta, con tutti i mezzi e le competenze di cui la nostra scuola dispone»

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La voce degli assistenti educativi all’autonomia e alla comunicazione

«Chiediamo alle Istituzioni – scrive Paola Di Michele del Movimento Nazionale Assistenti all’Autonomia e alla Comunicazione – la cancellazione dell’eventualità di un nostro intervento domiciliare, non sussistendo alcuna possibilità di svolgerlo sotto il profilo tecnico, normativo, funzionale e sanitario. Chiediamo inoltre una Direttiva chiara del Ministero dell’Istruzione, per definire le modalità di gestione del nostro lavoro e gestire, laddove possibile, la continuità educativa in accordo con le équipe che effettuano didattica a distanza»

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I ragazzi con disturbi specifici di apprendimento, la prossimità e il tempo

«Tantissimi bambini e ragazzi con disturbi specifici di apprendimento – scrive Giampaolo Celani – quali la dislessia, la disgrafia, la discalculia o la disortografia sono rimasti soli con la propria famiglia, soli davanti agli impegni che richiede la scuola. Per sostenerli l’unico modo sarebbe la prossimità. Perché non pensare di munire i tutor DSA, ovvero gli specialisti che li seguono nello studio, di dispositivi individuali di protezione, e di sottoporli a verifiche periodiche delle condizioni fisiche, permettendo loro di riprendere questi preziosi momenti con i ragazzi?»

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Garantire il diritto allo studio a tutti i bambini e ragazzi “disconnessi”

«L’attuale emergenza e la conseguente chiusura delle scuole hanno messo in luce le disuguaglianze educative del nostro Paese che investono anche il mondo digitale, ancora più gravi per i bambini con bisogni educativi speciali o con disturbi nell’apprendimento, per i quali è indispensabile attivare percorsi e strumenti ad hoc per rendere la didattica digitale effettivamente inclusiva»: lo sottolineano da Save the Children, che chiede di utilizzare subito il fondo previsto dal Decreto “Cura Italia” per garantire il diritto dello studio a distanza a bambini e ragazzi ancora “disconnessi”

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La didattica a distanza per le scuole medie inferiori

Dopo l’avvio, nei giorni scorsi, da parte del Centro Studi Erickson, di “Dida-LABS”, ambiente online gratuito per il supporto di attività didattiche delle scuole elementari, da svolgere a distanza, ora sempre Erickson ha lanciato un’analoga iniziativa rivolta alle scuole medie inferiori, per rispondere anche qui alle necessità di individualizzazione e personalizzazione per ogni studente, sempre con un’attenzione particolare agli alunni con BES (bisogni educativi speciali), DSA (disturbi specifici dell’apprendimento) e ADHD (disturbo da deficit di attenzione e iperattività)

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Gli alunni con disabilità intellettiva e relazionale: un diritto “invisibile”?

In sede di conversione in Legge del cosiddetto Decreto “Cura Italia”, approvato ieri, 16 marzo, dal Consiglio dei Ministri, con ulteriori misure straordinarie connesse all’emergenza sanitaria legata al coronavirus. serve una modifica, secondo Salvatore Nocera, che garantisca appieno il diritto allo studio anche agli alunni con disabilità intellettiva e relazionale, evitandone l’“invisibilità”

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Università di Padova e didattica in rete: particolare attenzione alla disabilità

«Vorrei porre la vostra attenzione sulla questione della fruibilità di lezioni e prove d’esame erogate in modalità telematica da parte di tutti, chiedendovi di prestare particolare attenzione ai temi di inclusione e diritto allo studio, da sempre cari al nostro Ateneo, tenendo conto del recente Decreto del Presidente del Consiglio, che pone l’accento sulle “specifiche esigenze degli studenti con disabilità”»: lo ha scritto il rettore dell’Università di Padova Rosario Rizzuto alle docenti e ai docenti del proprio Ateneo, ricordando gli strumenti già efficacemente realizzati in questo àmbito

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La “scuola di tutti e di ciascuno” anche per la didattica a distanza

«Ogni sforzo dev’essere fatto – scrive Giovanni Barin – per avvicinare la didattica a distanza alle esigenze di allieve e allievi delle scuole, e in particolare di quelli con disabilità, ricordando sempre che anche a distanza una didattica inclusiva avvantaggia tutti gli studenti. E lo si deve fare attivando rapidamente dei gruppi di lavoro cui partecipino in videoconferenza tutte le componenti coinvolte, valutando caso per caso se e come sia possibile farlo. Anche per la didattica a distanza, infatti, deve valere il principio della “scuola di tutti e di ciascuno”»

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Il coronavirus, l’assistenza scolastica e le “tre facce della medaglia”

«Sono un’assistente educativa per l’autonomia e la comunicazione – scrive Paola Di Michele – e da circa tredici anni mi occupo di inclusione scolastica con i bambini con disabilità. Quello che è accaduto in questi giorni, legato all’emergenza coronavirus, con la conseguente chiusura delle scuole, mi ha mostrato ben “tre facce della medaglia” dell’inclusione scolastica, quella delle Associazioni e delle famiglie, quella di noi, assistenti all’autonomia e alla comunicazione e quella dei bambini, che non sono “bambini con disabilità”, ma semplicemente bambini»

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