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Al di là però dell'ironia scelta per intitolare questo articolo, l'ennesimo episodio di violenze nei confronti di un ragazzo con disabilità - che oltre alle botte, avrebbe addirittura subìto un tentativo "di incendio" - deve stimolare un'attenta e seria riflessione sull'educazione e sul difficile compito delle famiglie, in una società dove chi grida di più sembra sempre avere ragione
Infatti, dopo mesi in cui lo stesso Ministro aveva testualmente ripetuto «che era ora di finirla con i furbetti che approfittano dei permessi della Legge 104, per fingere di assistere i “nonnetti invalidi”», quanto emerge ora dall'articolo 24 del Collegato Lavoro, approvato definitivamente alla Camera, non solo non intacca i diritti delle persone con disabilità, ma amplia addirittura a dismisura i beneficiari dei permessi lavorativi. Solo ora, dunque, capiamo che il Ministro "scherzava", quando strillava la propria rabbia contro «i fannulloni della Legge 104» e poco importa se secondo alcune "malelingue" il prodotto finale di due anni e mezzo di…
Un assessore all'Istruzione dichiara che «non serve a nulla insistere nell'integrazione scolastica di alunni con disabilità psichiche», un insegnante di armonia (!) che «bisognerebbe fare delle classi differenziate per loro»... Reagiscono le associazioni, assai meno gli organi d'informazione, come se l'opinione pubblica stesse assorbendo senza reagire questi segnali di deterioramento civile. «Non credo che si debba enfatizzare ogni segnale di cretineria - scrive Franco Bomprezzi - però un campanello d'allarme deve risuonare da qualche parte»
Mentre attorno alla vicenda di Sakineh si è realizzata - sia pur tardivamente - una vasta mobilitazione, la storia di Teresa Lewis - che potrebbe presto essere la prima donna condannata a morte in Virginia dopo quasi un secolo, nonostante i suoi gravi problemi mentali - sembra confinata in sordina fra i tanti appelli contro la pena di morte negli Stati Uniti. Ma non bisogna avere paura di alzare la voce contro la pena di morte, anche negli Stati Uniti, proprio perché sono una grande democrazia e un Paese a noi tanto vicino. Inutile dire, poi, che nei confronti di…
Dunque l'Italia ce l’ha fatta a non entrare nel Comitato delle Nazioni Unite per il monitoraggio della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità. Eppure qualcosa da dire ce l'avrebbe anche il nostro Paese, con i suoi trent’anni di leggi "illuminate" e di lavoro delle associazioni. E non ci mancavano neppure le persone da candidare, né mancherebbero le "persone giuste" da candidare. Ma evidentemente i problemi del Paese sono altri...
È quello in cui le persone con disabilità sembrano ogni volta costrette a ripassare dal via, perdendo i "punti" che si erano accumulati. «Sappiamo insomma - scrive Bomprezzi - che dovremo vigilare ogni giorno, scegliendo con cura gli amici e guardandoci dai nemici. E dovremo chiamare a raccolta le persone più deboli, per difendere i "livelli essenziali delle conquiste" fatte negli ultimi vent'anni di battaglie sociali e politiche, perché indietro non si torna»