Pensavamo che New York sarebbe stata fredda e nevosa, in questa stagione, e invece ci ritroviamo qui, con un clima quasi di inizio primavera, con il sole che riscalda e un freddo più che accettabile. Non certo come in Italia, paralizzata nei giorni scorsi dalla neve!
E la stessa cosa vale anche per i lavori del Comitato Ad Hoc, riunito al Palazzo dell’ONU, che alla fine della seconda settimana hanno trasmesso la stessa sensazione di calore primaverile.
Il presidente Don MacKay, infatti, in questi cinque giorni di lavoro ha concluso la discussione di altri 12 articoli (dal 23 al 34), portando avanti anche il confronto su alcuni temi particolarmente controversi, come quelli relativi alle donne e ai bambini. Ha presentato inoltre il testo revisionato di ben dieci articoli (i numeri 5, 8, 10, 11, 13, 15, 16, 18, 20 e 22), sulla base delle discussioni avvenute nel corso di questa sessione.
Il futuro della Convenzione
L’obiettivo di MacKay è stato chiarito nei giorni scorsi, con una proposta concreta: giungere ad un’ulteriore revisione di quel testo di Convenzione che verrà da lui stesso proposto alla fine di questa sessione e rimandare la discussione delle questioni “politiche” controverse al prossimo appuntamento di agosto presumibilmente dal 14 al 25 di quel mese.
Sarà quindi un gruppo di lavoro aperto e “a tempo” – presieduto da una delegazione dello stesso Comitato – a “pulire formalmente” la bozza concordata, in modo che i governi abbiano un testo chiaro su cui esprimersi nel corso della prossima sessione. Alla fine di quest’ultima, poi, se si giungerà ad un accordo tra i governi, verrà presentato il testo definitivo di Convenzione all’Ecosoc (Economic and Social Council, il Comitato Economico e Sociale dell’ONU), il quale lo adotterà presentandolo a sua volta alla sessantunesima Assemblea Generale dell’ONU, già alla fine di quest’anno.
Una notizia, questa, che apre una nuova prospettiva alla discussione, in quanto da un lato obbliga l’International Disability Caucus (IDC) ad essere concreto e a sostenere il testo revisionato dal presidente, dall’altro responsabilizza le delegazioni dei governi i cui dubbi e incertezze – a questo punto – non sarebbero compresi dalla comunità delle persone con disabilità, vista la proposta di avanzamento della discussione avanzata dal presidente.
Il monitoraggio
Gli incontri e le discussioni della seconda settimana hanno affrontato varie questioni controverse. Tra queste, molto importante è quella riguardante i meccanismi di monitoraggio. Benché infatti il confronto non sia giunto ad una conclusione, dal momento che tutto il sistema di monitoraggio delle Convenzioni è in corso di revisione proprio in questo periodo presso il Segretariato delle Nazioni Unite, esso ha però fatto emergere una proposta di struttura di lavoro.
Fulcro del monitoraggio sarà un Comitato Internazionale – operante presso le Nazioni Unite – formato da ventitré persone elette dai governi a scrutinio segreto, le quali dovrebbero essere indipendenti dagli stessi e dotate di competenza, conoscenza ed esperienza nel campo dei diritti umani e della disabilità. Un Comitato che definirà il “formato” dei rapporti nazionali relativamente ai progressi nell’applicazione della Convenzione, che esaminerà, commenterà e avrà potere di inchiesta verso gli Stati firmatari della Convenzione stessa, procedendo anche al follow-up dei risultati conseguiti.
A questo organismo si affiancherà lo Special Rapporteur delle Regole Standard il quale dovrebbe essere in grado di seguirne l’applicazione nei Paesi che invece non firmeranno la Convenzione.
Nel processo di monitoraggio, inoltre, dovrebbero essere coinvolte le organizzazioni di persone con disabilità, e in tal senso l’International Disability Caucus ha avanzato la proposta che nel Comitato Internazionale vi siano solo persone con disabilità di una certa esperienza.
Vi è poi una discussione ancora aperta relativamente a quali strumenti di tutela includere in questo articolo: da un lato vi sono Paesi che vorrebbero inserire tutti i sistemi più avanzati di partecipazione al sistema di monitoraggio previsti dalle altre Convenzioni (come ad esempio la presentazione di proteste individuali e collettive, la partecipazione delle organizzazioni di persone con disabilità con shadow report, “rapporti ombra”), dall’altro vi sono quelli più cauti, generalmente i governi che non hanno procedure democratiche di partecipazione della società civile.
Ancora controverso appare invece il tema del monitoraggio nazionale, in quanto molti Paesi non vorrebbero includere la partecipazione delle organizzazioni di persone con disabilità nelle attività nazionali.
Il nostro Consiglio Nazionale sulla Disabilità (CND) e la Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap (FISH) – che hanno da tempo avviato una riflessione sul monitoraggio delle Convenzioni ONU – dovranno quindi necessariamente accelerare il processo di coinvolgimento dei propri associati su queste tematiche.
Naturalmente, tale questione farà parte di quelle che saranno discusse ad agosto.
Si può dire in ogni caso, per concludere, che la primavera della Convenzione sembra proprio iniziata…
*Advisor (consigliere) della Delegazione del Governo Italiano a New York, in qualità di rappresentante del CND (Consiglio Nazionale sulla Disabilità).
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