Anche la settima sessione di lavoro del Comitato Ad Hoc che sta curando la stesura definitiva della Convenzione Internazionale sui Diritti delle Persone con Disabilità è ormai storia. Essa infatti si è conclusa il 3 febbraio, aggiornandosi all’estate di quest’anno e più precisamente alla seconda metà di agosto (dal 14 al 25).
L’ultima settimana
Lunedì 30 gennaio i delegati dei governi, i rappresentanti delle organizzazioni non governative e quelli delle associazioni di persone con disabilità avevano chiuso i lavori mentre era in discussione il testo del complesso articolo 4 della Convenzione, dedicato agli obblighi generali della stessa.
Il confronto è stato quindi ripreso martedì 31 gennaio, quando sono emerse, a fronte di un ampio consenso generale rispetto al testo proposto dal presidente del Comitato Ad Hoc Don MacKay, molte altre proposte di miglioramento – sia sostanziali che a livello linguistico – da parte delle delegazioni. E quindi, alla luce di tutto ciò, MacKay ha suggerito ulteriori consultazioni, ad esempio in merito a quegli aspetti per cui i singoli Stati sono chiamati all’impegno di adottare «tutte le misure legislative e amministrative a favore dei diritti riconosciuti nella Convenzione», siano essi di carattere economico, sociale o culturale.
Successivamente, oggetto del dibattito sono state le definizioni, tema dell’articolo 2. In particolare, oltre a un confronto su espressioni come “discriminazione sulla base di una disabilità”, o “sistemazione ragionevole”, le delegazioni hanno discusso relativamente all’opportunità o meno di inserire nella Convenzione una definizione di disabilità.
Un problema, questo, che ha visto scontrarsi due gruppi piuttosto determinati, l’uno a favore l’altro contro l’inserimento, e che sarà anch’esso necessariamente affrontato nei prossimi incontri.
Ormai verso la fine di questa settima sessione, dopo numerosi colloqui avvenuti parallelamente ai lavori del Comitato, l’assemblea è arrivata mercoledì 1 febbraio – tredicesimo giorno dei lavori – ad affrontare due tra i temi più controversi, vale a dire quelli delle donne (articolo 6) e dei bambini con disabilità (articolo 7).
Lo spunto per iniziare l’analisi di tali questioni è venuto dalla presentazione delle attività svolte da parte dei facilitatori, delegati a gestire i negoziati informali, i quali hanno presentato una proposta complessiva comprendente sia la necessità di prevedere specifici riferimenti ad entrambe le realtà nei vari articoli del documento, sia di prevederne uno separato per ciascuna delle due.
In risposta a questa esposizione, sia l‘International Disability Caucus (IDC) sia i rappresentati delle organizzazioni non governative hanno fornito proposte per ulteriori modifiche.
Il Caucus in particolare ha voluto evidenziare una lacuna nel lavoro dei facilitatori, ribadendo invece la necessità di riferimenti “di genere” (il cosiddetto mainstreaming) anche negli articoli dedicati all’educazione, all’occupazione e alla partecipazione politica. Profonda soddisfazione, d’altro canto, è stata espressa dallo stesso IDC relativamente ai progressi fatti dal confronto su questi due argomenti, ricordando a tutti che i mesi che precederanno la prossima sessione di agosto dovranno essere sfruttati per dare la solidità necessaria a questi passi in avanti.
Chiusa quindi, almeno per il momento, tale discussione, il presidente MacKay ha potuto introdurre giovedì 2 febbraio le negoziazioni informali sul preambolo della Convenzione, che hanno fatto giungere da parte di molte delegazioni suggerimenti per modifiche di vario genere, cui però è stato dato uno spazio limitato per poter passare con rapidità ad un tema più complesso e assai più controverso, come quello della cooperazione internazionale (articolo 32).
Una discussione, questa, molto attesa da tutti, specie alla luce degli importanti incontri condotti dai facilitatori delegati a tale materia e a seguito dei quali si era arrivati alla stesura di più testi, rivisti e aggiornati. Tutte bozze rispetto alle quali molte delegazioni hanno manifestato l’intenzione di esprimersi, determinando così la continuazione della discussione su questo articolo al giorno successivo, l’ultimo della settima sessione.
L’ultimo giorno
Tra le varie rappresentanze intervenute la mattina di venerdì 3 febbraio sul tema della cooperazione, da segnalare quella di DPI (Disabled Peoples’ International), ma soprattutto le delegazioni cinesi e sudanesi, che di fronte alla necessità emersa di riscrivere il secondo paragrafo dell’articolo 32 hanno sollevato – sostenendosi a vicenda – un lungo confronto che ha visto coinvolto in prima persona il presidente del Comitato.
Infatti, i rappresentanti dei due Paesi hanno accusato MacKay di non aver riassunto correttamente la discussione relativa alla definizione del rapporto tra gli obblighi primari di uno Stato che voglia aderire alla Convenzione e il ruolo complementare della cooperazione internazionale.
Conclusasi questa spiacevole parentesi, l’assemblea è tornata a discutere il testo dell’articolo 12 sul pari riconoscimento di fronte alla legge, questa volta però alla luce di una nuova versione redatta nelle tre settimane di sessione da alcune delegazioni governative, la quale è stata ritenuta un buon passo in avanti, anche se ancora non sufficiente.
Infine, l’ultimo tema affrontato ha riguardato il monitoraggio internazionale (articolo 34), la cui analisi è partita da una serie di domande preparate da MacKay, riservando un ultimo, piccolo colpo di scena.
Infatti, sollevando un diffuso malcontento tra molti dei presenti, la Cina, l’Australia, gli Stati Uniti e perfino la Russia si sono schierati apertamente contro un nuovo testo specifico, optando per un monitoraggio di questa Convenzione attuato da commissioni già esistenti per altre e dimenticando così, come hanno dichiarato alcuni esponenti dell’European Disability Forum (EDF), «che se oggi si sta discutendo di una Convenzione sui diritti delle persone con disabilità è proprio perchè in passato un mainstreaming di questi ultimi all’interno del “sistema” di diritti umani già esistente era stato un completo fallimento».
Una posizione, quella condivisa da russi e americani, ritenuta inaccettabile e come tale contrastata non solo dall’IDC, ma anche dalla delegazione dell’Unione Europea: essi hanno ribadito con forza l’assoluta necessità di un nuovo testo per monitorare questa Convenzione in modo efficace.
I temi dell’ottava sessione di agosto
La settima sessione del Comitato Ad Hoc, quindi, interrotta senza che la discussione sul monitoraggio fosse giunta al termine, è stata definitivamente chiusa dall’ambasciatore MacKay, il quale ha ringraziato tutti per il duro lavoro svolto, dimostrandosi molto ottimista sui futuri passi da compiere e proponendo – per la prossima sessione del 14-25 agosto – di focalizzare l’attenzione in particolare sui temi delle donne e dei bambini, della cooperazione internazionale, della capacità legale, della protezione dell’integrità della persona, della salute e naturalmente del monitoraggio.
«Siamo ad un punto in cui i proventi [delle attività svolte, N.d.R.] vanno diminuendo», ha sottolineato ancora una volta MacKay, cercando di diffondere tra i presenti la soddisfazione per quanto raggiunto e invitando tutti a non cercare ad ogni costo di portare avanti battaglie personali, determinando il protarsi all’infinito del processo di stesura di un testo definitivo.
Infine, ha chiesto ai presenti di arrivare alla prossima sessione con indicazioni precise rispetto a ciò con cui possono convivere, che possono accettare, senza produrre continue proposte di modifiche e miglioramenti, per riuscire in tal modo a sottoporre e far adottare il testo all’Assemblea Generale dell’ONU entro l’autunno di quest’anno. Ammettendo egli stesso, però, che si tratta di un obiettivo molto ottimistico!