Non dopo di noi, ma durante noi

a cura di Bandiera Gialla*
Un'inchiesta curata a Bologna dal portale Bandiera Gialla cerca di mettere a fuoco il problema del "dopo di noi" e i margini possibili di autonomia per le persone con disabilità, al di là delle loro famiglie. Emerge anche la necessità di lavorare "durante noi", oltre che l'importanza della collaborazione tra enti locali e privato sociale, nel tentativo di risolvere il problema
Com’è noto, con le parole Dopo di noi ci si riferisce al futuro delle persone con disabilità (anche lieve), una volta che venga a mancare il sostegno delle loro famiglie di origine.
Che cosa succede a queste persone?Ragazzo con disabilità assieme a ragazza non disabile Il problema riguarda molti. Afferma ad esempio Luca Marchi della Fondazione Dopo di Noi di Bologna: «Non sono in grado di dare una risposta precisa, ma posso dire che a livello nazionale le persone con disabilità che non sono autosufficienti si avvicinano al 5%. Per quanto riguarda Bologna, sicuramente si tratta di un problema che riguarda svariate centinaia di persone, ma forse anche di più, considerando i casi di persone non autonome in generale».

La complessa questione può essere letta, comunque, dal punto di vista delle famiglie oppure da quello delle persone con disabilità.
Come sostiene infatti Andrea Pancaldi, del CRH (Centro Risorse Handicap) del Comune di Bologna, «Dopo di noi sono le classiche parole utilizzate dalle associazioni e dai genitori che hanno promosso progetti o creato fondazioni per la gestione di patrimoni da utilizzare a questi scopi. Un altro aspetto di questa tematica riguarda invece il tema dell’autonomia, la vita indipendente, ossia le parole chiave usate da quella fetta di persone con disabilità che riescono ad avere margini di autogestione della propria vita».

A detta di tutti, per altro, il problema va posto non dopo, ma durante noi. Come dichiara Claudio Rizzoli del CEPS (Centro Emiliano Problemi Sociali per la Trisomia 21), «il “dopo di noi” andrebbe preceduto dalla necessità di sperimentare la vita indipendente». E sulla stessa linea d’onda è anche Andrea Tinti, persona con disabilità che afferma: «Bisognerebbe istituire delle vere e proprie “scuole di autonomia” poiché la famiglia, tranne qualche eccezione, non prepara il disabile ad essere autonomo».

Tutti d’accordo, poi, anche aulla necessità della collaborazione tra enti locali e privato sociale per tentare di dare risposte adeguate a questo problema.
Bandiera Gialla ha cercato dal canto suo di tracciare un quadro a livello locale, intervistando i vari responsabili di fondazioni, associazioni e le stesse persone con disabilità, fornendo altresì delle schede di approfondimento.
Tale inchiesta è stata realizzata all’interno del Laboratorio di “Giornalismo on line” del corso di Scienze della Comunicazione dell’Università di Bologna.

*Bandiera Gialla (www.bandieragialla.it) è un portale di informazione sociale su Bologna e dintorni.

L’inchiesta completa curata da Bandiera Gialla sul Dopo di noi a Bologna è disponibile cliccando qui.
Responsabile di redazione di Bandiera Gialla: Nicola Rabbi
turtle@bandieragialla.itwww.bandieragialla.it.
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