Gli elettori dell’Unione con disabilità o i loro familiari saranno forse “inorriditi” di fronte ai primi cinquanta giorni di attività del nuovo Governo, così come quelli della Casa delle Libertà avranno avuto conferma di tutti i loro timori.
I cosiddetti “spacchettamenti” dei Ministeri aumentano la frammentazione delle competenze e la conflittualità tra i responsabili politici e amministrativi, a fronte della necessità di strategie politiche coordinate.
Anche sui temi della disabilità, poi, la lottizzazione partitica mette in luce le differenti culture che albergano sotto i vessilli dell’Unione: mettere la famiglia al centro oppure favorire il diritto individuale; competenza sanitaria o sociale per il diritto all’assistenza; INPS o Regioni per le verifiche degli accertamenti; servizio civile come assistenza oppure come politica per i giovani.
Collateralmente, i lavori parlamentari si sono aperti con lo scontro per le cariche istituzionali e contestualmente con la presentazione di una valanga di progetti di legge inerenti la disabilità persino bipartisan, che però presumibilmente rimarranno immobili senza neanche la dignità di essere posti all’ordine del giorno di una misera Commissione.
Gli argomenti sono i più diversi: il prepensionamento dei genitori di disabili gravi; il turismo accessibile nelle strutture agrituristiche; la teleassistenza sanitaria; la segnalazione acustica o tattile degli attraversamenti stradali; i servizi per i tetraplegici; quelli per gli incontinenti e gli stomizzati; l’abbattimento delle barriere architettoniche per gli obesi.
Stiamo anche assistendo alla prosecuzione della politica dell’effetto-annuncio inaugurata dalla Casa delle Libertà nella scorsa Legislatura: il vicepremier Francesco Rutelli che annuncia «continuità» rispetto al suo predecessore ai Beni Culturali per garantire ingressi gratuiti per disabili a musei inaccessibili – un ossimoro ben evidenziato in Superando.it da Glauco Perani – e il sottosegretario al Welfare Franca Donaggio che ad un convegno di FIABA (Fondo Italiano Abbattimento Barriere Architettoniche) annuncia l’imminente Conferenza Nazionale di cui si sente poco il bisogno, così come ancor meno si avverte la necessità di conferme dell’evento Fiaba Day.
A fronte di tutti questi segnali, per fortuna, ne abbiamo registrati altri, più solidi e in controtendenza, che cominciano ad accogliere le istanze del movimento delle persone con disabilità e dei loro familiari, a partire da quanto evidenziato con forza nella Manifestazione Nazionale del 15 novembre 2005 e ripreso nel programma dell’Unione.
Partiamo dalla certezza delle risorse: il 30 giugno, con proprio decreto, il ministro dell’Economia Tommaso Padoa Schioppa ha ripristinato l’intero Fondo per le Politiche Sociali.
Ebbene, questa era stata proprio la causa scatenante della Manifestazione del 15 novembre: le persone con disabilità e i loro familiari non volevano assistere inermi alla drastica riduzione delle possibilità di vita indipendente e di un dignitoso “durante” e “dopo di noi”.
Tra tutte le manovre che sono state annunciate il 30 giugno, lo stanziamento di 600 milioni di euro per le politiche sociali è passato sotto silenzio. Noi lo salutiamo con esultanza ed estrema soddisfazione.
Sulla scuola, poi, è ormai di dominio pubblico l’intenzione del ministro Giuseppe Fioroni di eliminare il blocco burocratico-normativo che ha impedito negli anni scorsi di garantire agli alunni con disabilità una quantità oraria di sostegno adeguata alla necessità del loro pieno inserimento nelle classi ordinarie.
Così come si è impegnato per un’azione qualitativa che garantisca la cosiddetta continuità didattica. Ci ha favorevolmente colpito anche la convocazione dell’Osservatorio e l’affermazione estremamente chiara sulla necessità di qualificarne le funzioni, scremandolo dalla partecipazione di soggetti in chiaro conflitto con i processi di integrazione: l’inclusione sociale non è neutra e si fonda sul principio di deistituzionalizzazione, è contraria a qualsivoglia forma di segregazione.
Dal canto suo, il ministro della Salute Livia Turco, nell’audizione alla Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati del 27 giugno, ha presentato un documento di indirizzi del Governo per «la promozione ed equità della salute dei cittadini», dove tra le azioni da attivare velocemente si trova un percorso – con l’essenziale partenariato delle associazioni – per generare pieno inserimento delle persone con disabilità, a partire da quelle più gravi, di concerto con i dicasteri del Welfare, del Lavoro, della Famiglia e delle Pari Opportunità, attraverso la pianificazione di politiche volte a favorire la costruzione e/o il consolidamento della rete dei servizi, della ricerca e della prevenzione.
Vi è quindi una chiara indicazione della formula partecipativa e dell’esigenza di coordinamento che si ritrova anche nelle premesse. Allo stesso modo vi è una specifica azione sulle malattie rare che recupera l’impegno delle precedenti legislature, a partire però da un Centro Nazionale: come più volte segnalato, infatti, non vi sono strutture di eccellenza in ogni regione.
Ancora, tra le varie azioni è rimarcata con forza l’esigenza di approvare il testo di legge sulla non autosufficienza.
L’idea della Casa della Salute, inoltre, si fonda sull’integrazione socio-sanitaria centrata sulle risorse del Fondo per le Politiche Sociali e sulla definizione dei LIVEAS (Livelli Essenziali di Assistenza), in connessione con la partecipazione dei cittadini all’autogestione della propria condizione.
Non è più tempo di sottovalutare il tema dell’autosufficienza del Mezzogiorno del nostro Paese: ben sappiamo, e d’altro canto abbiamo più volte segnalato, come vi sia l’urgenza di politiche forti che generino servizi qualitativi di primo, secondo e terzo livello: dagli accertamenti alla riabilitazione globale, fino all’accoglienza delle alte specialità.
Per quanto concerne l’occupazione, registriamo positivamente che il ministro del Lavoro Cesare Damiano ha esordito con un comunicato stampa che, nell’annunciare la consueta ripartizione del Fondo della Legge 68/1999, mette in luce che la già citata norma è «uno dei temi principali” dell’agenda, marcando un segno certo di discontinuità rispetto al precedente gabinetto che aveva relegato il tema dell’occupazione delle persone con disabilità alle cooperative sociali.
Nello scarno comunicato di poche e significative parole, vi si legge anche la necessità della promozione delle esperienze positive che nell’ottica della 68/1999 si riferisce all’inserimento mirato e della consultazione con «le forze sociali interessate», che interpretiamo come il lancio dell’Osservatorio più volte reclamato.
Mancano a questo punto all’appello ministeri di importanza strategica, ma si intravede chiaramente che i linguaggi sono omogenei: risorse, servizi, partecipazione e autogestione.
Si scorge un effettivo mainstreaming [l’integrazione di situazioni ed esigenze specifiche della disabilità all’interno delle varie politiche generali, N.d.R.] che però necessita dell’istituzionalizzazione del coordinamento politico e tecnico – con paritetico coinvolgimento delle autonomie locali tutte – che metta al centro la partecipazione delle persone con disabilità e delle loro famiglie, e, ovviamente, dei soggetti che ne rappresentano i bisogni.
Certo è che se tutto ciò dovesse prendere piede, avremo bisogno dell’estensione della partecipazione qualificata delle nostre rappresentanze.
L’orizzonte, dunque, sembra rasserenarsi, ma la tensione per le aspettative di grandi riforme sale: i diritti umani, la non discriminazione e la presa in carico non sono state evidenziate ancora oggi. E non è chiaro il modo con il quale verrà affrontato il tema delle pensioni e delle indennità che da sempre e da ogni governo sono state trattate come uno “spreco” da tagliare nelle fase di risanamento dei conti pubblici.
Se non fosse garantita effettiva partecipazione o se dovessimo trovare amare sorprese nel Documento di Programmazione Economico-Finanziaria (DPEF) o nella successiva Finanziaria, non faremo sconti a nessuno!
*Presidente nazionale della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap).
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