Musei gratis: non è carità

di Franco Faranda*
Alle considerazioni di Glauco Perani da noi pubblicate qualche settimana fa sull'inefficacia e l'inopportunità di fare entrate gratuitamente nei musei statali le persone con disabilità, risponde un addetto ai lavori, padre di due figlie con disabilità: non si tratta di carità, ma di una sorta di compenso alle maggiori spese che alcune persone devono sostenere per muoversi

Guido Reni, Strage degli innocenti, 1611, Pinacoteca di BolognaMi riferisco all’editoriale di Glauco Perani, E nei musei il disabile resta solo un malato!, pubblicato qualche giorno fa dal vostro sito.
A segnalarmelo è stata mia figlia, con una certa soddisfazione, anche perché quanto sostenuto da Perani è quanto lei stessa afferma.
Io, invece, mi ritrovo parte in causa, se non altro perché ho proposto questo obiettivo all’allora ministro Buttiglione e continuo a pensare che sia un segno di civiltà che certamente non esaurisce le problematiche inerenti l’accessibilità né quelle relative all’integrazione. È solo un primo passo verso l’accessibilità integrata cui dobbiamo tendere.

In un museo non basta entrare, bisogna sapere accogliere le persone e per farlo bisogna sapere con chi si sta parlando. Ospitare in una pinacoteca un docente universitario di storia dell’arte londinese o un anziano del quartiere accanto non è la stessa cosa, ma il museo deve attrezzarsi per offrire ad ognuno un servizio adatto alle singole esigenze, avendo quale obiettivo l’integrazione e la valorizzazione della persona, chiunque essa sia.

Sono sacrosante le osservazioni a proposito degli accessi nei siti culturali del Ministero e altrettanto grandi le difficoltà per arrivare ad una soluzione. Ma si sta lavorando in questo senso. Entrare, poi, non risolve certo i problemi. Il banco di prova arriva subito dopo.
Il museo, infatti, dovrà essere in grado di far percepire una pittura ad un non vedente e dovrà altresì predisporre un percorso che possa integrare il non udente che, per altro, è un interlocutore privilegiato in una pinacoteca. Basta solo trovare la chiave di accesso al codice figurativo. Per il resto ha gli stessi strumenti di chi può udire.
L’urlo che si leva dalla gola della madre alla quale stanno per strappare dalle braccia il bambino – nella Strage degli innocenti di Guido Reni – non si ascolta con le inutili orecchie, ma con quello che poeticamente si chiama ancora “cuore”. E lo sviluppo di questo ideale organo di vita non dipende dalla quantità di nozioni possedute, ma da quella che, con terminologia biblica, potremmo forse definire “sapienza” che è cosa diversa dalla conoscenza accademica.
Bisognerà anche lavorare per l’integrazione delle disabilità psichiche verso le quali, probabilmente, una pinacoteca, con i suoi “colori”, potrà offrire delle speciali sedute terapeutiche.

L’ingresso gratuito non vuole essere un segno di “carità”… magari di cristiana memoria, ma un modo per integrare quell’esborso di denaro in più che una persona in carrozzina ha dovuto impegnare per raggiungere la pinacoteca.
Banalmente un normo(?)dotato raggiunge un museo con l’ausilio dei mezzi pubblici. Un “disabile” il più delle volte è costretto a usare il taxi. Prima ancora di accedere al sito, quindi, ha già speso dieci volte quanto l’altro visitatore.
In qualche modo ho pensato che la gratuità dell’ingresso compensasse in parte quanto già speso. Certo è solo un segno e dovranno seguirne altri perché il fine ultimo è la fruizione del patrimonio artistico, anche perché credo che abitare vicino alle cose belle non possa che far bene a tutti e a maggior ragione a quanti, per oggettive difficoltà, debbono essere più bravi degli altri per poter vivere. E questo non è giusto.

Chi scrive è genitore di due figlie “disabili” e al contempo funge da soprintendente reggente alla Soprintendenza al Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico di Bologna. Nel proporre al ministro questo primo passo verso l’integrazione di tutti i cittadini nei nostri siti, ho voluto semplicemente mettere in rilievo che una persona con disabilità deve affrontare, quotidianamente, molte più spese di altri cittadini. Con la gratuità dell’ingresso offriamo una parzialissima forma di compensazione di queste spese, così come accade in altre occasioni. Ad esempio l’acquisto dell’automobile con l’IVA al 4%, uno “sconto” che di fatto non basta nemmeno a compensare le modifiche che vanno poi fatte all’auto.
Non è  un’elemosina che lede la dignità della persona, ma solo un modo per tentare di compensare (e non compensa mai alla pari) il maggior esborso cui è costretto il cittadino con disabilità.

Tornando comunque ai nostri musei, a settembre, nella Pinacoteca di Bologna, inaugureremo due mostre in contemporanea, l’una dedicata ad Annibale Carracci e l’atra ad una collezione di dipinti fiorentini. In quella occasione non solo si entrerà gratuitamente, ma tutti gli accessi saranno a norma e il disabile in carrozzina potrà visitare da solo l’intera esposizione. Stiamo invece pensando a dei “supporti” per i non vedenti e i non udenti.
Sarà una visita guidata che non avrà nulla di “caritatevole” né sarà pensata per dei “malati”. Il disabile parteciperà assieme agli altri e con gli altri. Noi lo avremo solo fatto entrare comodamente, personalizzando l’accoglienza così come avremmo fatto con un docente universitario.

*Soprintendente reggente alla Soprintendenza al Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico di Bologna.
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