Articolata l’analisi proposta da Sordionline: «Vi sono i sordi dai quarant’anni in su, cresciuti nei pochi collegi sparsi per l’Italia e che bene o male si conoscono tutti tra loro, inseriti quasi totalmente nel mondo del lavoro e che vivono tranquillamente la loro vita, senza disturbare troppo il mondo degli udenti. Comunicano tra loro con la loro Lingua dei Segni e ne sono orgogliosi. Poi ci sono i ragazzi che già negli anni Settanta-Ottanta hanno cominciato a frequentare le normali scuole statali e se figli di udenti non hanno imparato la LIS e quindi durante o dopo l’adolescenza hanno il bisogno di confrontarsi con altri ragazzi sordi e spesso decidono di imparare la LIS. Quindi il dramma viene quando nascono bimbi sordi in famiglie di udenti totalmente all’oscuro dei valori profondi che questa Comunità ha [grassetti nostri in questa e nelle successive citazioni, N.d.R.]».
È una «Comunità», quella di cui si parla nel testo, ben rappresentata dalla testimonianza di una ragazza, ripresa dallo stesso forum di Sordionline e che a nostra volta riportiamo: «Sono una ragazza udente, che l’anno scorso si è affacciata nel mondo dei sordi con un corso di LIS. Sono sconcertata del fatto che una lingua tanto bella venga lasciata nell’ombra, sconcertata del fatto che molti genitori, anche se non tutti, udenti, trovandosi davanti a questa realtà, non portano i loro figli verso tale lingua che è la loro vita, la loro cultura, il modo importante e fondamentale di comunicare. Ho cercato disperatamente di far conoscenza con persone sorde per affacciarmi meglio in un mondo che è troppo silenzioso, purtroppo, e con mio molto stupore ho visto che molti sordi non conoscono la LIS. Bisognerebbe iniziare sin dalle scuole ad introdurla, già dalle elementari, anche solo un’ora a settimana, per sensibilizzare un po’ questa società che nulla sa fare se non pensare ai suoi spiccioli bisogni. Io sono affascinata dalla vostra cultura e la vostra lingua è favolosa; subito ho incluso mio marito e il mio amico più stretto, insegnando loro un po’ di basi e che meraviglia poter comunicare con le mani e parlare anche quando a volte la parola è meglio lasciarla tacere, dirsi da lontano alcune cose o in mezzo a una folla far comprendere ciò che si vuol dire. Ho un figlio di 6 anni che già sa dire in alfabeto LIS il suo nome e sa dire che sono la sua mamma e i colori… Bisogna lottare tutti insieme per dei diritti che sono sacrosanti e io da udente mi scuso per tutte quelle persone insensibili e inutili che non sanno guardare oltre il loro naso».
Una testimonianza dopo la quale Sordionline arriva alla propria conclusione: «Con l’aiuto dello Stato si avrà quindi la possibilità di insegnare a tutti i bimbi udenti e sordi entrambe le lingue, quella Italiana e quella Italiana dei Segni e almeno la prossima generazione non avrà più barriere ideologiche».
(S.B.)
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