La vera Europa della conoscenza

a cura di Giovanni Padovani
Premere verso le istituzioni perché la disabilità sia accettata come una normale condizione di vita, favorire una cittadinanza europea attiva per le persone con disabilità e, a maggior ragione, per i giovani, che dell’Europa rappresentano il futuro. Questi i temi centrali del convegno sulla mobilità internazionale svoltosi a Roma il 15 dicembre

Alcuni partecipanti al convegno di RomaSi è tenuto a Roma il 15 dicembre il convegno internazionale International Mobility: a way to make European opportunities accessible to persons with disabilities (“Mobilità internazionale: un modo per rendere le opportunità europee accessibili alle persone con disabilità”), organizzato dalla Sezione Laziale della UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare), in collaborazione con la Direzione Generale Educazione e Cultura della Commissione Europea.
L’appuntamento si collocava all’interno dell’Anno Europeo per la Mobilità del Lavoratori, iniziativa dell’Unione Europea con la quale si è inteso aumentare la sensibilizzazione nei confronti di un mercato del lavoro continentale accessibile a tutti i cittadini, promuovere lo scambio di buone pratiche e di studi approfonditi sulle dimensioni e sulla natura della mobilità geografica e occupazionale all’interno dell’UE, nel solco delle pari opportunità.

L’apertura dei lavori è stata affidata a Massimo Guitarrini, della UILDM Laziale e a Marcello Tomassetti, presidente della stessa, i quali hanno sottolineato l’esigenza che le persone con disabilità non si mobilitino solo per il soddisfacimento dei propri bisogni essenziali, ma si adoperino anche per svolgere un ruolo attivo nei progetti di formazione e volontariato europeo, per diventare protagonisti all’interno del mercato del lavoro europeo, in condizione di parità con tutti gli altri cittadini.
Successivamente Giampiero Griffo (CND – Consiglio Nazionale sulla Disabilità e DPI – Disabled Peoples’ International) ha presentato al pubblico la Convenzione Internazionale per i Diritti delle Persone con Disabilità (adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 13 dicembre e che aspetta ora la ratifica da parte degli Stati Membri), soffermandosi, data la vastità dell’articolato, sui punti più aderenti al tema della giornata, senza tralasciare la portata generale e rivoluzionaria del nuovo documento, che pone l’attenzione non sullo stato di salute, ma sulla persona, per garantire tutti i diritti e le libertà fondamentali in un’ottica di non discriminazione (articolo 5 della Convenzione).
Si è così parlato di accessibilità (articolo 9), riferita all’ambiente fisico, ma anche all’informazione, alla comunicazione e ai servizi; di libertà di movimento (articolo 18), e soprattutto di mobilità personale (articolo 20).
Griffo ha menzionato poi i Fondi Strutturali Europei (circa il 35% del bilancio totale dell’Unione Europea), ricordando che la loro assegnazione è strettamente vincolata al rispetto della parità uomini-donne all’interno dei progetti, alla non discriminazione e all’accessibilità delle persone con disabilità alle strutture e ai servizi creati con i fondi suddetti.
La presentazione della Convenzione è stata completata da Generoso Di Benedetto (DPI Italia), che ha ribadito lo stretto collegamento tra disabilità e diritti umani e insistito sul concetto di inclusione – e non di integrazione posticcia e artificiale – che deve permeare tutti i settori della vita, dall’educazione, all’istruzione, al lavoro, passando per la cultura, il tempo libero e il divertimento.

La mattinata è stata quindi dedicata all’illustrazione, da parte di alcuni esperti del settore, dei progetti di mobilità e formazione europea.
Edoardo Arslan, Delegato del Rettore per la Disabilità dell’Università di Padova, ha presentato le iniziative dell’ateneo patavino a sostegno della disabilità e il ruolo della Conferenza dei Delegati dei Rettori per la Disabilità, mentre Elisa Di Luca, responsabile del Servizio Disabilità sempre a Padova, ha illustrato il Programma Erasmus, modello vincente di mobilità studentesca tra le università europee.
A seguire, Cristina Isabel Pavisic ha elencato le linee-guida e le dinamiche del Progetto Leonardo, riservato ai giovani neolaureati, sottolineandone le principali potenzialità, ma anche (come del resto pure per l’Erasmus) le principali difficoltà nella mobilità europea di giovani con disabilità, riguardanti la progettazione, il coordinamento fra atenei, la scelta degli accompagnatori e il budget (per l’Università di Padova le spese vengono divise fra Servizio Disabilità e Servizio Relazioni Internazionali).

Logo di disabile che spezza le cateneLa prima parte del convegno si è chiusa con l’intervento di Roberta Stebel dello Sportello MIDA (Mobilità Internazionale Diversamente Abili) della UILDM Laziale, che ha presentato il Programma Gioventù, promosso dalla Commissione Europea e gestito, a livello governativo, dalle agenzie nazionali preposte.
Attraverso attività educative non formali, tale programma mira a contribuire alla realizzazione di un’Europa della conoscenza e a creare uno spazio europeo di cooperazione per l’elaborazione di una politica a favore della gioventù. Esso promuove inoltre il concetto di apprendimento lungo tutto l’arco della vita e lo sviluppo di competenze volte a favorire la cittadinanza attiva dei giovani.
Una delle priorità chiave per la Commissione Europea è infatti quella di permettere ai giovani con minori opportunità (ad esempio, con disabilità o a quei giovani provenienti da un ambiente svantaggiato sotto l’aspetto culturale, geografico o socioeconomico) di usufruire delle iniziative per la mobilità e l’educazione non formale promosse dal Programma Gioventù. 

La seconda parte della giornata è stata riservata a due workshop, nel tentativo di dare vita ad una rete di associazioni che dedicano la loro attività agli ambiti della disabilità e della mobilità a livello europeo.
Nel primo di tali incontri, moderato da Sonia Holubkova del network SALTO (acronimo del programma europeo Support, Advanced Learning and Training Opportunities), tutte le associazioni partecipanti (provenienti da dodici Paesi europei) hanno cercato di scambiarsi esperienze e buone pratiche in una logica di domanda-offerta, proponendo attività in cui abbiano maturato un certo patrimonio di conoscenze e inoltrando richieste di consulenza in materie meno conosciute.
Per l’Italia, Pierangelo Cenci e Claudia Di Giorgio del Consiglio Nazionale sulla Disabilità, assieme a chi scrive, hanno offerto la propria esperienza in tema di disabilità e diritti umani, oltre ad invitare le altre associazioni a contribuire allo sviluppo di contatti sempre più intensi fra esse, fino alla creazione di un vero e proprio network per la condivisione e il confronto di buone prassi.

Nel secondo e conclusivo workshop, si è cercato poi di giungere all’elaborazione di proposte concrete da parte delle associazioni suddivise in tre gruppi.
Tra i risultati e le proposte condivise, si è parlato di continuare a premere verso le istituzioni deputate perché la disabilità sia socialmente accettata come normale condizione umana; di favorire progetti che mescolino le abilità (mixed-ability projects); di educare gli educatori nel segno dei diritti umani, delle pari opportunità e della non discriminazione; di ripudiare i limiti che la stessa società pone; e infine di rimuovere le barriere fisico-sociali esistenti per favorire una cittadinanza europea attiva per le persone con disabilità e, a maggior ragione, per i giovani, che dell’Europa rappresentano il futuro.

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