Nuova integrazione e «sussidiari moderni»

di Alfio Desogus*
Solo se la scuola saprà vincere la sfida delle moderne tecnologie, si potrà arrivare ad una reale integrazione delle persone con disabilità e a una crescita effettiva della loro autonomia personale. Si tratterebbe infatti di un investimento lungimirante, che oltre a costruire cittadinanza e a creare benessere personale e serenità familiare, porterebbe anche a notevoli risparmi economici

Persone al computer in una scuolaUno degli elementi portanti delle politiche sull’integrazione scolastica è il sostegno alla persona volto a garantire ad ognuno il diritto all’apprendimento continuo e ad arginare i rischi di una vera e propria esclusione dalla società della conoscenza, con inevitabili ripercussioni in termini di sottoccupazione, disoccupazione, precarietà ed emarginazione sociale.
La maggiore attenzione verso la persona rappresenta oggi un’inversione di tendenza rispetto al passato, nella misura in cui l’accento non cade solo sull’educazione, l’istruzione e la formazione in quanto tali, ma in quanto funzionali alla valorizzazione e alla crescita della persona, in quanto strumenti rivolti ad accompagnarla per tutto l’arco della vita.
Naturalmente l’aspirazione all’efficienza e all’efficacia del sistema impone logiche e scelte di differenziazione, specializzazione e personalizzazione che se da un lato consentiranno di realizzare concretamente le politiche di integrazione e di sostegno specie per gli adolescenti e i giovani con disabilità, di prevenire gli abbandoni scolastici e gli insuccessi formativi, dall’altro lato potranno essere occasione per soddisfare esperienze di eccellenza.
Se tale finalità viene assunta, in modo convinto e coerente, dalle istituzioni pubbliche, si pone però l’esigenza di definire e rilanciare, in termini moderni, i contenuti e i percorsi che sinteticamente indichiamo come “le politiche all’integrazione”.

Alla luce delle gigantesche innovazioni e della diffusione delle enormi opportunità, finora impensate, offerte dalle tecnologie, si pone l’esigenza di una rivisitazione dei termini e delle modalità con le quali si configura il diritto allo studio e, quindi, quali siano le condizioni ottimali per approntare un nuovo sistema di opportunità indispensabili per il successo scolastico e formativo.
Oggi più che mai la precondizione per sviluppare i processi di istruzione, apprendimento e formazione è data dalla disponibilità e dalla piena fruizione dei dispositivi elettronici e delle reti informatiche che vengono progressivamente considerati come il sussidiario moderno, che pone a disposizione tutta la cultura e la conoscenza mondiale.
Se oggi ci poniamo l’obiettivo della promozione umana e la costruzione del cosiddetto “cittadino globale”, appare in tutta evidenza la necessità dell’utilizzo, e quindi della disponibilità, di un “sussidiario” quale internet. Ma questo grandioso e potentissimo strumento non è fruibile in tutto il territorio nazionale per carenze infrastrutturali, non è pienamente fruibile per incompatibilità fra dispositivi o programmi informatici, non è fruibile perché molti siti informatici non sono accessibili o sono estremamente difficoltosi.

Non è qui il caso di esaminare gli aspetti di merito perché qui interessa sottolineare che l’indisponibilità e l’inaccessibilità, ossia la presenza di barriere elettroniche, è causa di nuova discriminazione, di esclusione sociale e di colpevole ostacolo per i processi di integrazione e di istruzione.
Persona in carrozzina al computerCiò pone una serie di problemi per cui è necessario, se condividiamo l’analisi e le finalità, intraprendere nuove iniziative per l’aggiornamento del personale docente curriculare e di sostegno, ma anche degli operatori incaricati delle mansione di supporto. Esperienze in merito esistono, ma sono legate alla sporadicità e alla motivazione volontaria dei singoli piuttosto che ad un piano di interventi organici e territoriali. Senza dimenticare che l’avvento di internet sta modificando in profondità le stesse tecniche e metodologie della didattica, i tempi di istruzione e di apprendimento e perfino gli stessi contenuti dei programmi scolastici.
L’erudizione, ad esempio, o meglio il nozionismo, oggi può essere un aspetto da superare definitivamente, non solo  perché negativo, ma perché sempre meno proficuo nei processi di istruzione e di maturazione individuale, per puntare decisamente verso l’elaborazione dell’informazione, sviluppando la conoscenza e la costruzione delle competenze e quindi della professionalità e dell’occupabilità.

I giovani disabili, in particolar modo gli allievi non vedenti, se non debitamente sostenuti e supportati, saranno esclusi e quindi destinati ad essere ricacciati nelle fasce sociali delle persone improduttive, inutili e in quanto tali “sopportate”, ma non protagoniste del proprio progetto di vita.
Ma anche quando le esigenze formative venissero affrontate, occorrerà comunque ripensare e risolvere un altro condizionamento importante. Le istituzioni scolastiche, infatti, spesso non posseggono le tecnologie assistive che occorrono per sostenere le attività didattiche. Sono rare le scuole fornite di tale strumentazione e anche quando ne siano in possesso, la tecnologia non segue il percorso interscolastico dell’alunno.
La visione “proprietaria” delle dotazioni informatiche assistive costituisce una rigidità burocratica e causa situazioni tali per cui la scuola che possiede la tecnologia non annovera la presenza di alunni con disabilità che, al contrario, si troveranno in scuole sprovviste degli ausili occorrenti.
 Persona con disabilità che usa il computer tramite tecnologieDi qui la necessità di attivare centri o ausilioteche territoriali, animati da personale specializzato, che consentano l’aggiornamento dei docenti e che rendano dinamica e tempestiva la fruizione degli ausili da mettere a disposizione in tutta la rete scolastica a livello provinciale.

In questi anni abbiamo sostenuto la battaglia per creare condizioni logistiche favorevoli per gli alunni con disabilità. Abbiamo intrapreso grandi iniziative per l’abbattimento delle barriere architettoniche. Abbiamo iniziato ultimamente la battaglia per l’abbattimento delle barriere elettroniche e informatiche, tentando di concretizzare le conquiste sancite dalla Legge 4/2004 (“Legge Stanca”).
Ora assistiamo alla giusta e sacrosanta rivendicazione di scuole sicure, in particolare dopo la tragedia dei bambini molisani di San Giuliano.
Assistiamo poi, se pur tardivamente, all’elaborazione di piani di intervento per l’ammodernamento tecnologico negli edifici pubblici e nelle scuole. Pochi però si pongono il problema che occorre dotare le scuole di tutti quei sistemi della domotica che consentono agli allievi con disabilità una migliore fruizione degli ambienti e attrezzature scolastiche.

Proprio qui sta un punto decisivo per l’integrazione scolastica e formativa. I sistemi domotici consentono un livello superiore di autonomia e autosufficienza personale che consolida l’autostima e sviluppa la pari dignità fra compagni di scuola. Ma non solo! Le opportunità di maggiore autonomia e comportamenti indipendenti riducono il ricorso all’aiuto degli operatori di sostegno. Si ridurrebbe e ridimensionerebbe, di conseguenza, l’annosa rivendicazione sulla disponibilità del personale che dev’essere messo a disposizione dai Comuni.
Ad un’attenta analisi, quindi, non sfugge il fatto che la realizzazione di condizioni favorevoli all’autonomia personale coincide, in questo caso, con un risparmio economico. Un buon investimento per l’ammodernamento tecnologico delle infrastrutture scolastiche, infatti, dà luogo, concretamente e materialmente, ad un risultato di livello superiore di integrazione, ma anche a un riscontro finanziario positivo.
Le istituzioni responsabili prendano atto che siamo di fronte ad un’altra dimostrazione di investimenti lungimiranti perché costruiscono cittadinanza e creano benessere personale e serenità familiare.
Ne hanno bisogno i giovani allievi con disabilità, ma anche la società attuale che intende avvalersi pienamente di tutte le diversità.

*Presidente FISH Sardegna (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap).
Testo presentato alla Commissione Regionale della Sardegna per la Pubblica Istruzione, in occasione di un’audizione sul disegno di legge regionale per il diritto allo studio. Secondo l’Autore, «si tratta di un’attesa riforma che può dare nuove opportunità ai giovani disabili che abbiamo inteso rappresentare nella loro interezza. Il percorso prefigurato nella proposta mira a saldare strettamente l’istruzione e la formazione professionale, costituendo un interessante laboratorio di valenza nazionale e un’ottima occasione di innovazione ed estensione delle frontiere dell’integrazione. In un testo successivo verranno avanzate proposte e specifiche analisi riguardanti l’integrazione nella formazione professionale».

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