La recente risposta della Congregazione dela Dottrina della Fede ad un quesito della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti riaccende la discussione sul coma e sull’eutanasia indiretta.
La posizione ufficiale della Chiesa Cattolica, contraria ad ogni interruzione della somministrazione di cibo e acqua, anche per vie artificiali, ai pazienti in stato vegetativo (tranne nel caso in cui acqua e alimenti non vengano più assorbiti) e alla sospensione di «cuore ordinarie e proporzionate», riafferma la dignità umana della persona in stato di coma.
Si tratta di una posizione condivisa da molte Associazioni che si occupano di persone con disabilità gravissima, sia pure con una diversa presa di posizione sul testamento biologico.
Da tempo l’opinione della Federazione Italiana ABC (Associazione Bambini Cerebrolesi), espressa anche su queste colonne, ritiene che si dovrebbe comunque rispettare la volontà della persona in stato di coma, se questa volontà era stata manifestata in maniera certa e controllata quando la persona stessa era in grado di comunicare; tale volontà riguarderebbe il diritto di rifiutare cure spropositate e inutili. E in ogni caso la scelta non dovrebbe mai essere delegata al medico, ma resterebbe una scelta e una responsabilità della persona o di chi la rappresenta.
Il dibattito su terapie, alimentazione e idratazione nelle persone in stato di coma si inserisce naturalmente in quello sull’eutanasia: ABC ribadisce il proprio convincimento a favore della cultura della vita e degli atti necessari a tradurre in realtà tale posizione di pensiero, come chiaramente affermato anche con il documento intitolato Libertà di morire o sostegno per vivere?, ripreso da questo stesso sito.
*ABC (Associazione Bambini Cerebrolesi) – Federazione Italiana.
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